Vergogna Disueri, storia di degrado e  di abbandono

Vergogna Disueri, storia di degrado e  di abbandono

Completata nell'anno dell'entrata in vigore della Costituzione (1948), la diga Disueri è la più antica delle solamente cinque grandi opere pubbliche realizzate nella Gela repubblicana.

Le altre quattro sono il Palazzo municipale (1951), il Museo archeologico (1958), la nuova stazione ferroviaria (1977) ed il Palazzo di Giustizia (2011). Tre anni fa, la Regione siciliana annunciava l'apertura del procedimento di consolidamento messa in sicurezza della diga, con l'obiettivo di intervenire sulla sponda sinistra dell'invaso e di procedere ad un parziale sfangamento, tale consentire la rimozione delle attuali limitazioni e quindi l'eventualità di versare ancora acqua a mare.

Un progetto con un copertura finanziaria di 20 milioni di euro, già precedente al “patto per il sud” nel cui copioso elenco era stato inserito in extremis dal governo Crocetta e che la Regione siciliana aveva preso in carico incardinandolo nel Piano sviluppo e coesione (Psc) 2014-2020. Senonché, la burocrazia regionale non è riuscita, durante il governo Musumeci, a conseguire l’Obbligazione giuridicamente vincolante (Ogv), con l’affidamento dei lavori, entro il 31 dicembre del 2022. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica e sviluppo sostenibile (Cipess) ne ha preso atto, definanziando questo progetto accanto altri. 

Dopo almeno un ventennio d’attesa, dunque, niente più soldi e progetto affossato. Ad anticipare la bomba era stata la senatrice gelese del Movimento cinque stelle, Ketty Damante, la quale ha parlato di uno scippo di circa 340 milioni di euro alla Sicilia, avallato dall’allora governatore Musumeci, attuale Ministro senza portafoglio con delega alla protezione civile ed alle politiche del mare nel governo Meloni.

E mentre il Pd cittadino auspicava che si salvasse almeno il progetto della diga Disueri, la notizia del suo definanziamento da parte del Cipess, era già arrivata nelle redazioni giornalistiche. Stride però una circostanza: la decisione del Cipess è avvenuta nella delibera del 9 luglio, pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 30 ottobre. La notizia invece viene data in pasto all’opinione pubblica un mese dopo. 

In questo ridicolo gioco delle parti, il governo Schifani infatti era già pronto alla contromossa. Subito dopo la diffusione della notizia del definanziamento, quasi istantaneamente, la Regione siciliana ha comunicato di aver “recuperato” alcuni dei 79 progetti definanziati e per i quali erano stati stanziati 338 milioni di euro. Si tratta di progetti legati a dighe e trattamento dei rifiuti, che vengono inoltrati nella programmazione 2021-27 del Fondo sviluppo e coesione (Fsc), nonché in altre linee di finanziamento. Tra i progetti salvati c’è anche quello relativo alla diga Disueri.  Ma vi è di più. Da 20 milioni di stanziamento ora si passa a 70 milioni, cioè 50 milioni in più. 

«Per i lavori di consolidamento e messa in sicurezza della diga Disueri, a Gela, in provincia di Caltanissetta – si legge nel comunicato prodotto da Palazzo d’Orleans - l’importo iniziale di 20 milioni è passato a 70 milioni. Gli interventi per l’invaso, ad uso essenzialmente del settore agricolo, sono stati inseriti nella classe B del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (Pnissi). La progettazione era già stata finanziata con il ciclo di programmazione Fsc 2014-2020». Alcuni lo chiamerebbero un colpo di teatro, altri un gioco di magia. 

Nel giro di un paio di giorni, il progetto scompare e riappare sotto altre spoglie nei radar dei finanziamenti, con importo addirittura triplicato ed oltre, mentre il giorno prima era stato azzerato. 

Tutto bene quel che finisce bene? Assolutamente no. Rimangono, infatti, fortissime perplessità che possiamo elencare in tre ordini di considerazioni. 

La prima considerazione è persino ovvia. Non c’è alcun colpo di teatro e nessuna bacchetta magica. Siamo innanzi all’antico “gioco delle tre carte” per il quale, con questo continuo trasferimento del progetto da una linea di finanziamento all’altra, si procrastina sine die la sua realizzazione. 

Si tratta di tre progetti di riqualificazione urbana, che riguardano il tratto SS 115-Piazza Eleusi (Macchitella) di 2 mln e 600 mila euro, l’Officina della gioventù di 2 milioni e 200 mila euro e la Zona nord del Museo Archeologico di 2 mln e 600 mila euro (in totale 7 milioni e 400 mila euro), tutti senza Ovg conseguita entro il 31 dicembre 2022. Un depennamento, pertanto, definitivo e che del resto non dovrebbe nemmeno sorprendere, dato che gli stessi progetti erano stati già bocciati l’estate del 2023 dalla stessa Regione. 

La terza considerazione è infine di carattere storico. Una comunità che non ha memoria storica, ha difficoltà a proiettarsi nel futuro. Oltre la diga Disueri, vale la pena di ricordarlo, ci sono altre tre invasi nel comprensorio, destinatari di finanziamenti, inclusi nella programmazione Fsc 2014/2020, per un totale di 8 milioni di euro:

diga Comunelli (Manutenzione straordinaria scarichi e Manutenzione controllo, con popolazione beneficiaria di misure di protezione contro le alluvioni, importo di 5 milioni di euro), il cui inizio era previsto l’1/1/2023 e la fine prevista il 30/6/2026; diga Cimia (Strumentazione controllo e Manutenzione straordinaria diga, con popolazione beneficiaria di misure di protezione contro le alluvioni, importo di 2 milioni di euro) il cui inizio era previsto l’1/1/2023 e la fine prevista il 30/6/2026;

diga Gibbesi (Manutenzione straordinaria scarichi e impianti, con popolazione beneficiaria di misure di protezione contro le alluvioni, importo di 1 milione di euro) il cui inizio era previsto l’8/02/2021 e la fine prevista il 30/06/2022. Di questi tre procedimenti, solo l’ultimo è iniziato effettivamente secondo programma ma non ha rispettato la scadenza e risulta ancora in corso. Pari a zero, invece, lo stato d’avanzamento dei primi due. Che fine faranno?