Ogni città, paese, o borgo che sia, ha i suoi personaggi. Si distinguono, nella loro lunga o breve vita, per il loro vissuto, che non passa inosservato, negativo o positivo che sia.
Quello di cui ci occupiamo questa settimana è un personaggio a tutto tondo. Non c’è anima, nel piccolo borgo in cui è nato e vissuto, che non lo conosca. Conosciuto anche a Gela, dove conserva ancora tanti amici e simpatizzanti, oggi, alle soglie dei suoi primi 80 anni, Filippo Morgante si gode la sua intensa e variegata esistenza, fino a far diventare Butera – piccolo borgo collinare della provincia nissena – un suo sinonimo.
Si fa fatica a classificare Morgante, tante sono state le attività in cui si è impegnato: sport (calcio e atletica in particolare), insegnamento tecnico, volontariato, politica, pubblica amministrazione. Lo raggiungiamo per telefono e con lui cerchiamo di ricostruire le tappe fondamentali delle varie attività che hanno reso Filippo Morgante tra i buteresi più popolari della sua generazione.
Da dove cominciare? C’è l’imbarazzo della scelta.
«Mi piace esordire – ricorda con orgoglio e soddisfazione Filippo – raccontando l’esperienza nel volontariato. Siamo in pieno post terremoto, nel Belice, zone che ho raggiunto aggregandomi ad un gruppo di tecnici destinato a prestare soccorso. E’ stata per me un’esperienza formativa ed emotiva che mi ha lasciato tanto, aiutandomi ad acquisire maggiore consapevolezza di quanto sia importante la solidarietà umana. Anni dopo, appresi che il sindaco di Gibellina, sen. Ludovico Corrao mi aveva segnalato alla stazione dei Carabinieri di Butera come destinatario dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. A firmarla, nel 1986, fu il capo dello Stato Francesco Cossiga, a controfirmarla il capo del governo, Bettino Craxi. Come motivazione, l’essermi distinto per impegno ed abnegazione in occasione dei soccorsi prestati ai terremotati del 1968».
Filippo Morgante torna a Butera da Pesaro, nelle Marche, dove era andato per insegnare Disegno Tecnico, professione che riprenderà all’Inapli di Gela. Chiusa l’Inapli, la Regione assegnerà il personale negli uffici di Collocamento. A Filippo toccherà la sede di Butera, come responsabile. Ruolo che conserverà fino alla pensione.
E’ nell’Atletica che raggiungerà i risultati più significativi, frutto di allenamenti, sacrifici e passione.
«Questo impegno mi ha permesso di girare mezzo mondo: Roma, Stati Uniti, Cuba, Santiago del Cile, Australia. A Melbourne, nel 1998, ricordo di aver riunito per l’occasione i tanti siciliani emigrati in Australia. A quei tempi, non c’era maratona che mi perdessi».
A credere nelle capacità di Filippo in campo sportivo sono state nel tempo le varie amministrazioni comunali di Butera con sponsorizzazioni istituzionali, che lui ripagava raccogliendo riconoscimenti in campo internazionale, veri e propri spot per il piccolo e sconosciuto borgo siciliano.
«A Cuba – ricorda Filippo – mi colpì la povertà, specchio di una società e di una generazione che andavano ancora a riformarsi sotto il regime di Fidel Castro. Assieme ad un connazionale palermitano, tale Armando Gandolfo, con cui avevo fatto amicizia nelle varie competizioni sportive, ci siamo appoggiati ad un cubano che ci faceva da guida nei nostri spostamenti sull’isola. Aveva delle difficoltà a mantenere la sua famigliola, così, quando è arrivato il momento di pagargli il compenso per la collaborazione prestataci nei giorni di permanenza nell’isola caraibica, si siamo visti arrivare una richiesta di appena 5 dollari. A questo punto, con il mio amico ci siamo scambiati uno sguardo di intesa e abbiamo pensato di ripagarlo con un compenso più adeguato al lavoro svolto».
Abbiamo chiesto a Filippo se ci fossero state nel suo percorso sportivo persone da ringraziare.
«Di sicuro, la comunità gelese, in particolare tre atleti che mi hanno praticamente scoperto vedendomi giocare a calcio. Mi hanno avvicinato e invitato a partecipare alle maratone. Sono Pippo Migliore, Rino Infuso e Carmelo Ascia. Sono stati loro ad incoraggiarmi e sostenermi. Devo a loro se sono riuscito ad inserirmi nell’ambiente gelese, dove ancora oggi posso contare sulla stima e l’amicizia di tanti sportivi e non solo».
Non solo atletica, quindi, ma anche tanto calcio.
«Butera non aveva un campo regolamentare di calcio. Si giocava nel piazzale della villa comunale. Mi feci portavoce delle istanze della comunità giovanile e grazie alla sensibilità di funzionari comunali dell’epoca – tra cui il rag. Pierino Carluzzo, l’assessore allo sport, mio predecessore, Gaetano Tinnirello e il giornalista Valentino Alfieri – riuscimmo a far realizzare in contrada Geremia un vero campo di calcio in terra battuta. Da qui alla fondazione della prima società sportiva – la Buterese – il passo è stato breve. Io militavo già nei campionati dilettantistici in altri comuni del circondario, tra cui Piazza Armerina, Valguarnera, Canicattì. E fu così che, grazie alla disponibilità di un proprio campo di calcio atteso da decenni, si creò a Butera una vera e propria leva calcistica».
A proposito di ruoli politici ed istituzionali, intenso e proficuo è stato l’impegno che Filippo ha profuso a Butera dal 1978 al 2013, come consigliere, presidente del Consiglio comunale e come assessore, dimostrando di essere dotato di grande senso civico.
«Ho cercato di dare un contributo al mio paese, ritenendo che la militanza politica e l’impegno istituzionale siano un dovere da svolgersi con spirito di servizio».
Filippo Morgante ha dovuto fare i conti con le avversità della vita, avendo perso prematuramente alcune delle persone più care: una dietro l’altra, la mamma Rosaria, il fratello Pierino, la moglie Serafina, il figlio Giuseppe, la sorella Inuccia e la compagna Ginella. Lutti che hanno messo a dura prova la sua resilienza, grazie alla quale è riuscito a tirarsi su, a reagire e andare avanti, facendo i conti con le sue sofferenze interiori.
«Mi sono aggrappato alla fede, avvicinandomi più di quanto non lo fossi già, al buon Dio».