Da mesi non si parla d’altro. Il Comune è a rischio default. Nessuno, però, chiarisce alla città di cosa si parla. Non c’è nemmeno un accenno ai numeri reali, figuriamoci una spiegazione esauriente del perché.
A beneficio di chi legge proviamo a fare un po' di chiarezza, avvalendoci del D. Lgs. 267/2000, meglio conosciuto come “Testo unico degli enti locali” (Tuel). La legge (art. 244, Tuel), ci dice che l’ente è in dissesto quando non riesce più a garantire l’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili (il più grave è non arrivare a pagare i dipendenti), ovvero quando non è più in grado di coprire i debiti, né ricorrendo al mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio del bilancio, attraverso i correttivi espressamente previsti (art. 193, Tuel), né ricorrendo al riconoscimento straordinario dei debiti fuori bilancio (art. 194, Tuel).
L'indiscrezione di un Comune in difficoltà finanziaria è iniziata a trapelare già dalla scorsa estate, anche sulla scorta del parere negativo del collegio dei revisori dei conti allo schema di bilancio preventivo 2022-2024 ed è stata di fatto ufficializzata, spiazzando in primis i consiglieri comunali, dalla segnalazione del mese scorso che ha attivato l'iter di ripristino del riequilibrio del bilancio (art.193, sopra richiamato), chiamando i consiglieri ad apporre i correttivi entro trenta giorni e cioè entro il prossimo 19 gennaio, senza aver mai visto né lo schema di rendiconto (2021), né lo schema di bilancio preventivo (2022-24).
In sostanza, siamo in una situazione di difficoltà dell'ente, che può definirsi ancora ordinaria, ma nessuno può garantire che i correttivi bastino, anche perché la stessa segnalazione sulle criticità emerse, è stata prodotta sulla base di una verifica solo parziale.
Rimane un alone di mistero. Forse anche più di un alone. Onestà intellettuale ci impone di segnalare che esistono dei segnali, dei sintomi, che preannunciano il rischio del disastro. Ed ancora una volta, a stabilirlo è la legge (art. 242, comma 1, Tuel). Affinché si possa parlare di dissesto, infatti, l'ente deve trovarsi in una condizione di “deficit strutturale”, parametrata sulla base di 8 indicatori elencati in una tabella allegata ai documenti finanziari. Si tratta di “parametri obiettivi”, non opinioni suscettibili di potersi rivelare anche fallaci.
Versa in una condizione di “deficit strutturale”, l’ente comunale che presenta un deficit in almeno 4, cioè la metà, dei parametri fissati (il parametro deficitario viene identificato barrando la casella "SI"). Orbene, l'allegato "G" al bilancio di previsione 2021-2023, approvato dal Consiglio comunale, contiene questa tabella dalla quale si evince visibilmente che degli 8 parametri, solo l'ultimo, quello relativo all'effettiva capacità di riscossione dell'ente al di sotto del 47% (che conferma una sensazione peraltro diffusa) è deficitario. La tabella è stata stilata il 17 giugno 2021. Ne discende che il Comune di Gela, nell’uscire da una crisi pandemica di quasi due anni, non era in deficit strutturale. Mentre dopo un anno, sarebbe sull’orlo del fallimento.
Cosa è cambiato dall'estate del 2021 all'estate del 2022? L'unica notizia rilevante è stata l'apertura, da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela, di un'inchiesta sulla destinazione del gettito delle royalties nei capitoli del bilancio comunale. La conseguenza più vistosa è stata la retromarcia dei revisori su quella massa di debiti fuori bilancio destinati ad essere coperti attraverso l'avanzo del gettito delle royalties ed il cui riconoscimento è rimasto in sospeso. Per le stesse ragioni, i revisori sono arrivati a ritirare un parere favorevole ad un debito fuori bilancio poco prima di essere trattato in aula.
Quello sul corretto utilizzo dell’avanzo delle royalties è stato uno dei non pochi rilievi mossi dal collegio nel parere negativo espresso al bilancio e nella stessa relazione, alquanto corposa, i revisori hanno suggerito caldamente al settore bilancio di verificare i conti. Sicché, nella verifica che ha portato alla segnalazione che ha palesato la necessità dei correttivi, una delle due criticità rilevate riguarda proprio l’utilizzo dell’avanzo del gettito delle royalties (l’altra è relativa invece ad alcune spese senza copertura finanziaria). Infine, l’amministrazione comunale ha chiesto alla Regione un parere sulla possibilità di sbloccare tali somme in avanzo, posto che il gettito di cui il Comune ha usufruito, sia stato esaustivamente utilizzato nelle materie previste dalla legge e, dunque, nel rispetto del vincolo di destinazione.
Non va dimenticato, infine, che secondo il Tuel nella procedura di ripristino di cui all’art. 193, la scelta dei correttivi da apportare è competenza dei consiglieri (avvalendosi, evidentemente, dei revisori, utili proprio per esigenze tecniche di questo tipo), anche su proposta della giunta, considerata quest’ultima come ipotesi alternativa. Non si capisce perché il consiglio stia valutando solo l’ipotesi alternativa, aspettando una relazione del consulente esperto dell’amministrazione, che potrebbe arrivare a ridosso della scadenza (19 gennaio), autoriducendosi quindi ad approvarla alla cieca.
Non si capisce perché aleggia lo spettro del dissesto da mesi e la richiesta del parere alla Regione sulle royalties è stato inoltrato solo pochi giorni fa, mentre non è stata ancora effettuato il completo riaccertamento dei residui attivi e passivi, strumento contabile propedeutico al risultato d’amministrazione, senza il quale resta un miraggio parlare di rendiconto. Non si capisce perché il commissario ad acta per l’approvazione di rendiconto e bilancio, i cui termini erano scaduti, non ha mai in questi mesi coinvolto il consiglio comunale. Non si capisce perché un’indagine della magistratura inquirente (Procura) e non della magistratura contabile (Corte dei conti). Insomma, rimangono tante domande senza risposte. Sebbene per i più maliziosi, una risposta che le soddisfa tutte, invero, ci sarebbe: arrivare a fine mandato.