Da settembre (scorso) a maggio (prossimo) saranno nove i mesi, giusto il tempo che ci vuole per un parto il cui travaglio potrebbe non essere proprio una passeggiata di salute per la malcapitata gestante, alias una città piegata su se stessa, ammaccata, stanca e forse anche rassegnata.
Quella che stiamo vivendo è la fase delle schermaglie, dei candidati civetta, dei movimenti civico-politici che come i bruchi nascono e muoiono nell’arco di una giornata, liste che millantano consensi e candidati alla poltrona più alta del Palazzo. Per molti, è tutto un bluff.
Poi ci sono i partiti e i movimenti strutturati, o almeno quel poco che è rimasto di loro: il Pd, Forza Italia, la Lega, il Movimento 5 Stelle, Energie per l’Italia, #Diventerà bellissima, Noi con l’Italia. Di questi, solo uno (il Pd) ha una struttura riconoscibile – si fa per dire – con un segretario in carica (Di Cristina); tutti gli altri hanno solo un referente autoproclamatosi tale.
Se si vuole continuare a divedere la pletora di liste, movimenti e partiti in tronconi (centro-destra e centro-sinistra), nel primo dovrebbero confluire Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, #Diventerà bellissima, Noi con l’Italia, Energie per l’Italia e qualche lista civica non ancora identificata né ufficialmente posizionata; nel centro-sinistra, Pd e Sicilia Futura. Scomparso dalla scena il Megafono, dal quale, con la caduta del dio Crocetta, hanno tutti preso le distanze a gambe levate.
Poi c’è il Movimento 5 Stelle, che ha già annunciato per bocca dell’ex consigliere comunale Virginia Farruggia di voler continuare a correre da solo con un proprio candidato a sindaco (forse con la stessa Farruggia o con Morgana, anche lui ex consigliere comunale).
Sulla carta, ad occhio e croce, quelli che sembrerebbero messi meglio sono i centrodestristi, se non fosse che sono anche quelli che più degli altri dovranno fare i conti con le fratture interne alla coalizione, e in certi casi anche con i dissidi interni ai singoli partiti.
Come in Forza Italia, dove federiciani e mancusiani – le due anime dichiaratamente in contrasto tra loro per dissapori e ingerenze post elettorali – pare abbiano segnato i territori con fastidiose invasioni di campo. Ne consegue che anche la scelta del candidato a sindaco potrebbe rivelarsi travagliata e compromissoria, col rischio di ulteriori lacerazioni. Qui saranno determinanti il ruolo e le capacità di ricucitura dell’on. Giusi Bartolozzi, che al momento si trova nella scomoda posizione di mediatrice tra le parti in conflitto.
Il centro-sinistra sa che per essere competitivo dovrà ricucire lo strappo con i fuoriusciti confluiti in Sicilia Futura, altra formazione politica in via di liquefazione. E’ come se il suo leader Cardinale avesse perso smalto, consistenza e forse anche interesse una volta ottenuta la terza candidatura blindata per Montecitorio della sua rampolla Daniela. Ma c’è un altro equivoco da cui dovrà uscire presto il Partito Democratico, da dove sembra essere iniziata una sorta di diaspora verso liste civiche, specie se a livello nazionale dal congresso non dovesse uscire una linea forte ed unitaria, con un segretaria in grado di prendere le distanze dai rigurgiti renziani.