Documento del Csag. Il Governo regionale e l'Ars negano i diritti democratici di 127 mila siciliani

Documento del Csag. Il Governo regionale e l'Ars negano i diritti democratici di 127 mila siciliani

Liberi Consorzi e Città Metropolitane, ora possiamo svelarlo: da mesi i comitati di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, promotori del passaggio alla Città metropolitana di Catania, lavorano sotto traccia e lontano dai riflettori per giungere al completamento dell’iter di riforma delle ex Province, in particolare per ciò che riguarda le variazioni territoriali.

Sin dall’insediamento del Governo Regionale abbiamo provato in tutti i modi per ottenere un incontro con il presidente della Regione, Nello Musumeci, nonché con il presidente dell'Ars, Gianfranco Micciché.
Per ben due volte abbiamo incontrato l’assessore alle Autonomie locali, Bernadette Grasso (FI) e con la stessa ci siamo sentiti telefonicamente più volte: ma se all’inizio appariva alquanto disponibile, via via tale disponibilità è venuta sempre meno. Intanto, abbiamo avuto un incontro anche con la dirigente responsabile del Dipartimento delle Autonomie Locali, la dott.ssa Margherita Rizza, mostratasi anch'essa disponibile a trovare comunque una soluzione, per poi… lasciare cadere la cosa.

Contatti ed incontri li abbiamo avuto anche con alcuni componenti della segreteria del presidenza dell'Ars retta da Gianfranco Miccichè (FI). Abbiamo discusso per oltre un’ora e mezza con il presidente della I Commissione Stefano Pellegrino (FI), unitamente al suo staff, cercando di capire come evitare che il tutto arrivi nelle aule dei tribunali.

Ed insieme troviamo una formula: inserire un emendamento all’interno del Ddl governativo che stabilisce il metodo e i tempi delle elezioni degli enti intermedi (ex province), attualmente incardinato in I commissione e che a breve verrà trasmesso in aula. Del resto, l’art. 44 comma 2 della l.r. 15/15 prevede che sia proprio un Ddl del governo a mettere la parola fine ad un iter che ha logorato la credibilità delle istituzioni siciliane nei confronti dei cittadini, trascinando la vicenda per 6 lunghi anni.

Nel contempo, purtroppo non possiamo esimerci dal segnalare che per mesi abbiamo inseguito il presidente della Regione, Nello Musumeci (Diventerà Bellissima) il quale, nella precedente legislatura, da deputato più volte sostenne in aula le nostre ragioni dichiarando solennemente che il volere popolare delle comunità di Gela, Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea espresso tramite referendum doveva essere rispettato; dichiarazione che ribadì durante le ultime elezioni regionali da candidato alla presidenza nell’affollato Teatro Eschilo di Gela: “il volere popolare va sempre rispettato”, disse.

Lo stesso presidente della Regione che alcuni mesi più tardi, nella campagna elettorale per le amministrative di Piazza Armerina, dopo aver letto lo striscione dei Comitati, in cui si invitava ad “onorare gli impegni”, rispose dal palco: “io gli impegni li onoro sempre”. Oggi noi aggiungiamo: “e si vede”! Sceso dal Palco, lo abbiamo seguito ed incalzato sull’argomento e dopo il classico tergiversare dei politici, concluse dicendo che “è una vostra priorità, ma non la mia”, rinviandoci poi ad un incontro da svolgere dopo il 3 luglio, data in cui, cioè, la Corte Costituzionale si doveva pronunciare per l’elezione diretta dei rappresentanti delle ex province isolane. Abbiamo provato sino a metà settembre di ottenere un incontro, ma persino noi, con tutta la nostra ostinazione che ci ha contraddistinto in questi anni, abbiamo dovuto desistere.

Ovviamente, non dimentichiamo che da oltre un anno abbiamo chiesto ad Enzo Cascino, Anna Comandatore e Giovanni Panebianco, rappresentanti gelesi di Diventerà Bellissima, partito del governatore della Sicilia, nonché ex consiglieri decaduti da circa un mese, un appuntamento con il presidente della Regione: ebbene, consiglieri sempre disponibili ma appuntamento sempre rimandato. Tre le possibili deduzioni: 1) non sono interessati al volere del loro elettorato; 2) non sono tenuti in considerazione dal presidente; 3) è il presidente ad essere contrario. Senza considerare le possibili combinazioni tra le deduzioni.

Della vicenda, invero, è stato informato anche il ministro della Democrazia Diretta, Riccardo Fraccaro (M5S): dopo varie telefonate alla segretaria, abbiamo saputo che la vicenda è stata trattata, ma non abbiamo avuto nessuna risposta sulla presa di posizione del ministero. Un incontro con il Ministro è stato chiesto anche al senatore gelese, Pietro Lorefice (M5S), ma niente da fare.

Coincidenza vuole che sia l'assemblea regionale che la 1ª Commissione Ars, abbiano come presidenti due esponenti di Forza Italia, che nel collegio di Gela alle ultime nazionali ha visto eletta alla Camera dei Deputati tra le proprie fila la dott.ssa Giusi Bartolozzi.

La deputata nazionale conosce la problematica, visto che durante la campagna elettorale per le nazionali è stata ospite alla sede del Comitato, ascoltando il nostro grido d’allarme per la democrazia negata e tutto quello che c'era da sapere per quanto concerne l’intero iter svolto per le migrazioni territoriali. Ovviamente niente ci aspettiamo e ci aspettavamo dal deputato regionale Michele Mancuso (FI): lui è della zona nord e non muoverà un dito, anzi. Piuttosto, dovranno riflettere sulla vicenda quei 2.000 gelesi che lo hanno omaggiato del voto per poi non potergli nemmeno chiedere di rispettare la volontà popolare.
Ma veniamo al nocciolo della vicenda.

Martedi 16 ottobre 2018, sono stati esaminati presso la 1ª Commissione Ars, gli emendamenti aggiuntivi al Ddl 367 “Norme in materia di Enti di area vasta”, tra questi emendamenti, uno, prodotto dai comitati e presentato dall’on. Nuccio Di Paola (M5S), che ringraziamo per la disponibilità, mira a definire i confini dell’ente intermedio prima del voto, alla luce dell’iter corretto e validato dagli enti regionali preposti svolto da quattro comuni Siciliani (Gela, Piazza Armerina, Niscemi e Licodia Eubea).

Ebbene sì, la Commissione ha dichiarato inammissibile l’emendamento. Però è stato ammesso l’emendamento del governo che cambia il nome ai Liberi Consorzi, che udite,udite, si chiameranno Province regionali. Siamo al ritornello della l.r. 9/86 (32 anni fa!), dove l’abilità più grande è stata quella di cambiare nome, stessa cosa dicasi di questa pseudo riforma che, dopo 6 anni ed 11 passaggi legislativi… cambia il nome all’ente intermedio per poi chiudere tornando alla casella di partenza: Province Regionali.

Bene, adesso non vogliamo più incontrare nessuno, l’alta inaffidabilità della politica siciliana ci consiglia di aspettare il momento giusto per rivolgerci ai tribunali. D'altronde cambiano governi e legislatori ma non la sostanza: il popolo non è visto dai politicanti siciliani come sovrano, perchè ad atteggiarsi sovrano dev'essere il politico di turno, a seconda del collegio elettorale considerato, i cui confini a maggior ragione non possono essere modificati, anche a dispetto di una chiara previsione legislativa.


Ma noi non desistiamo e la lotta al “gattopardo” continua. Anzi, ci eravamo già portati avanti con il lavoro. A breve verranno inviati gli atti stragiudiziali di Diffida e messa in mora a provvedere, già stilati, sottoscritti e pronti per indirizzati agli interessati del governo e dell’Ars; altresì valuteremo se diffidare alcuni Ministri del governo nazionale. Non più una battaglia solo territoriale, ma democratica. Il rispetto delle volontà popolari è alla base di una democrazia, è la chiave per lo sviluppo. Appare ormai chiaro che, almeno in Sicilia, le comunità di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, dovranno rivitalizzare la democrazia con il defibrillatore, sappiamo che è dura, ma ci riusciremo.


F.to: Filippo Franzone (coordinatore Csag),
Salvatore Murella (portavoce Comitato pro referendum), Luigi Gualato (portavoce Comitato per i liberi Consorzi), Gaetano Buccheri (portavoce Consulta)