A Gela, quella di una situazione politica immutabile sembra essere in effetti una sensazione diffusa.
Chi governa la città, davanti e da dietro le quinte, paiono sempre gli stessi, tutti legati da parentela o da rapporti di lavoro. Ciò inevitabilmente ostacola cambi di prospettiva o tentativi in tal senso. Non a caso, ad esempio, Gela non ha mai avuto un candidato donna a sindaco. L’elezione di Ketty Damante (nella foto) , sebbene in surroga al posto di Giancarlo Cancelleri, dimessosi dall’Ars per ricoprire il ruolo di Sottosegretario al Governo nazionale, è stata la prima volta di una donna gelese al parlamento siciliano e potrebbe fungere da precedente, nel determinare in futuro il cambio di rotta e di prospettiva che i gelesi meritano. E’ anche il suo pensiero e per capirne di più sul suo conto, abbiamo posto all’on.le Damante alcune domande.
– Chi era la Ketty fanciulla che cresceva a Gela e cosa sognava di fare da grande?
«Sognava e cresceva come tutte le fanciulle che vivevano la Gela di fine anni ‘70 e inizi anni ‘80. Un evento però segnò inevitabilmente quella crescita: l’incendio subito da mio padre, commerciante di mobili, durante i durissimi anni ‘80 e ’90. Fu un trauma violento, ma che non ha cambiato il mio atteggiamento verso la città. Mi sono laureata lavorando nei locali di Gela come barista e ho sempre continuato a lavorare, dapprima nella società consortile “Gela Sviluppo”, poi collaborando con l’ex provincia di Caltanissetta, poi ancora alle dirette dipendenze delle Regione siciliana e con il Formez, specializzandomi in fondi europei e sviluppo locale. I sogni non mi si addicono quando devo fare delle scelte. Agisco valutando le possibilità in rapporto alle mie capacità, ma mai barattando la mia libertà. Questo è l’insegnamento ricevuto dalla mia famiglia».
– Quando e come è avvenuto l’incontro con il M5S?
«Senza Luigi, il mio compagno, non mi sarei avvicinata. Mi ha colpito molto l’entusiasmo, la voglia, l’attivismo, la partecipazione attiva. Un gruppo di cittadini e associazioni che pulivano spiagge, dedicavano le loro mattinate libere a montare banchetti, metodi di animazione e informazioni alla cittadinanza tutta che mai avevo visto, e poi serate intere a discutere di politica del territorio, temi che attanagliavano la città da diversi anni ma che mai erano diventati al centro della discussione. E si prospettavano pure possibili soluzioni. Tutto tra semplici cittadini che davvero volevano cambiare il sistema».
– Poi l’improvviso exploit e l’inusitato naufragio dell’esperienza Messinese...
«Il gruppo locale del M5S era troppo giovane a quei tempi. Con l’entrata nel vivo della campagna elettorale mi preoccupava il dissolversi della dialettica interna ed in pochi prendevano le decisioni per tutti. Siamo andati avanti lo stesso, credendo che comunque tutti avessero la stessa idea di sviluppo e di governo della città. E invece così non è stato. Qualcuno non ha avuto fiducia, ha avuto paura di perdere, non si era identificato davvero con la visione del movimento ed ha preferito mettere le proprie idee, esigenze e le proprie convenienze, davanti al progetto. Tutto questo in una città complessa dove la politica del terrore subita negli anni ’80 e ‘90, sicuramente ha condizionato e condiziona atteggiamenti e comportanti sociali e politici che purtroppo si mostrano anche quando siamo chiamati a scegliere i nostri rappresentanti e i nostri futuri amministratori».
– Cosa ne è del “grillismo” con la leadership di Conte?
«Senza i cittadini e i principi del “Movimento”, Conte non lo avremmo nemmeno conosciuto. Così come, d’altra parte, non conosceremmo molte delle verità che si sono appalesate da quando il movimento è in Parlamento a Roma. Credo che questo periodo storico non abbia ancora finito di sviluppare i suoi effetti e potenzialità».
– Soddisfatta del suo lavoro all’Ars?
«Ho fatto quello che ho potuto, non mi sono mai tirata indietro, dedicando molto tempo e risorse della mia attività parlamentare per alcune azioni che secondo me sono fondamentali per il territorio gelese, senza perdere tempo in chiacchiere. Parlare di rilancio dell’area, di hub energetico, di hub del mediterraneo e quindi di industria, turismo o agricoltura, è solo fumo se poi non abbiamo un ospedale decente, se ci chiudono reparti importanti come quello per i malati psichici, non abbiamo la distribuzione dell’acqua tutti i giorni, non possiamo neanche uscire con una lancia dal un porto rifugio da anni oramai insabbiato. E che dire della piana di Gela? La seconda in Sicilia ma senza disponibilità di acqua. Sono delle contraddizioni create ad arte dalla politica, mi spiace dirlo ma è così. Mi sono sforzata in questi anni di lavorare per preparare il territorio ad avere il minimo della normalità in modo da rendere consapevoli i gelesi che esiste una prospettiva diversa con cui governare i processi, pur nella consapevolezza che ci vorranno anni».
– Si ricandiderà all’Ars? E cosa può dirci sulla corsa alla Presidenza?
«Sono una candidata uscente, al primo mandato a metà e nessuna regola impedisce una mia candidatura. Ma le candidature sono sempre frutto di una riflessione all’interno del partito/movimento che si rappresenta. Io ci sono e partecipo attivamente al processo decisionale, attenta come sempre alle esigenze del territorio e dei siciliani. Per la presidenza andremo in coalizione, il fronte progressista, con un solo obiettivo: restituire alla Sicilia lo splendore che merita. Ma bisogna partire dal fatto che il M5S in Sicilia è forte e non può avere un ruolo di secondo piano, in un percorso intrapreso da settimane, con il Pd, Centopassi, i Verdi e Articolo 1, per trovare una convergenza per il cammino verso le regionali, partecipato e condiviso, senza fughe in avanti, né prese di posizione autonome».
– Non le pesa essere mamma, compagna e rappresentante scelta da un intero collegio elettorale provinciale?
«Sicuramente non è facile ma le sfide mi piacciono molto e mi entusiasmano. Gli obiettivi di più valore sono soprattutto quelli non così scontati o semplici da raggiungere. Ho una famiglia che mi supporta e anche degli amici preziosi che mi consentono di non fare pesare troppo ai miei figli le mie difficoltà».
– Conosce l'assessore alle pari opportunità?
«Poco e mi dispiace parecchio ammetterlo, perché è una sconfitta per il territorio. Non mi ha mai contattata, istituzionalmente intendo, o invitata a qualche riunione. Eppure le sue deleghe hanno molto a che fare con la Regione Siciliana: al suo posto, Io l’avrei fatto. Ho inviato diverse segnalazioni con note al Comune su Asacom, Rdc, Puc, sulle mancate assunzioni a tempo determinato di personale quali assistenti sociali o educatori, sul Piano di zona, senza considerare le iniziative e le denunce pubbliche sul depotenziamento del nostro ospedale. Mai un’interlocuzione, politica o tecnica. In una occasione per la verità, l’assessore in questione ha sentito il bisogno di parlare: quando all’unica riunione dove eravamo presenti entrambe, relativa alla Commissione speciale Sanità tenutasi a Gela, informata di essere stata a contatto con un positivo al covid, ho salutato da debita distanza la platea ma non prima di far notare l’assenza dell’Assessore Razza e l’ennesima assurdità che si stava consumando e cioè l’allontanamento per mancanza di posti in sala dei primari e delle associazioni, per fare spazio a consiglieri comunali, giornalisti ed assessori. Ebbene, dopo essermene andata, sono stata da lei stata criticata e non voleva neanche che salutassi la platea».
Il «Chi è» di Ketty Damante
E’ nata a Gela il 5.2.1972, convive con il ten. col. dell’Esercito Luigi Calà. Due figli, un maschio di 9 anni e una femmina di 12. Livello di studio: laurea in Scienze politiche all’Università degli studi di Catania. Professione: Consulente in Gestione dei fondi europei e programmi di sviluppo locale.
E’ parlamentare regionale del M5S.
Passioni, hobby e interessi: Politica, attività sportiva all’aperto, mare.