Chiunque sia andato alle pompe per rifornire di carburante la propria auto, non ha potuto fare a meno di notare il maggior peso nelle proprie tasche del forte rialzo dei prezzi.
Ma finché tale impennata è andata pari passo con quella del petrolio, non si capisce perché il caro carburante continui a perdurare laddove il prezzo dell’oro nero è tornato a scendere del buon 30%. Chi ci specula sopra? Gli occhi sono puntati maggiormente su raffinazione e trasporto. La “Codacons” è sul piede di guerra in diverse regioni, compresa la Sicilia, con altrettanti esposti presentati in procura. Indagini sono partite già a Roma ed altrove.
Vale la pena di ricordare che le tre componenti del prezzo del carburante sono l'utile netto, le accise e l'iva. Dal 1995 l'accisa sui carburanti è diventata unica e si è tramutata di fatto in una vera e propria tassa destinata all'utilizzo gradito e deciso dal governo di turno, mentre l'iva sui carburanti è ora applicata al 22% (sul prezzo finale). Il governo può quindi agire su questi due fattori e parrebbe intenzionato ad intervenire sull'accisa diminuendola attraverso un extra gettito dell'iva, che si traduce in un alleggerimento del prezzo dei carburanti di 15 centesimi al litro per due mesi.
Ricordato che le accise non si applicano solo ai carburanti ma anche ad altri prodotti, la grande particolarità delle accise sui carburanti è che maturano all'ultimo passaggio: cioè quando fai rifornimento. Quindi, se raffini gasolio in Sicilia, ma lo consumano alla pompa a Novara, l'accisa matura in Piemonte. Il che è un altro grande paradosso tutto siciliano, dato che in Sicilia si registrano i prezzi tra più alti dello “stivale”, mentre raffina quasi la metà della produzione petrolifera peninsulare.
Produzione a cui d'altronde contribuisce non poco. Ora, posto che a Gela per decenni si è raffinato per via convenzionale e solo recentemente si è passati alla "green", ci sono ancora due raffinerie della algerina Sanotroch e dalla russa Lukoil nel siracusano ed una raffineria a Milazzo di proprietà al 50% Eni e l'altra metà Q8.
Il governo regionale ha appena aperto un tavolo di confronto con il Mef ed è già comunque un passo in avanti affinché il gettito fiscale creato da questa raffinazione rimanga finalmente in Sicilia. Una "partita di 9 miliardi di euro l'anno", l’ha definita il vicepresidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, con ingenti somme da destinare in parte alla sanità ed in parte ad una diminuzione del costo dei carburanti.
Ciò è dunque ottenibile con un cambio della normativa che disponga la maturazione dell'accise a monte (nella sede di raffinazione) e non a valle (alle colonnine del distributore), differenziandola così dall'iva sul carburante che è empre stata del resto un imposta sul consumo.