Nell’incoronarla all’Export 2022 prima azienda italiana in termini di ricavi all'estero con il 99,34%, il quotidiano finanziario Il Sole 24 Ore ha candidamente ammesso tutta la sua sorpresa: perché la “Ascot Industrial” è siciliana ed è di Gela, dove costruisce i gruppi elettrogeni che esporta in tutto il mondo (Africa, Asia, America e parte d’Europa) per produrre elettricità di eccellenza, con “hybrid power unit” e soluzioni a misura. Una cultura d'impresa etica ed ecosostenibile, nonché da sempre sfuggita e slegata all'idea della “monocommittenza Eni”, nonostante dell'Eni (l’allora parastatale Anic) sia stato dirigente, per anni vissuti in Africa, Luigi Greca che ha fondato l'azienda di famiglia nel 1986.
Oggi, amministratore delegato è il figlio, Michele Greca, ma nel management anche le donne di famiglia hanno contribuito, come la sorella Rita Greca(nella foto), attuale direttore amministrativo, a cui abbiamo posto le seguenti domande:
– La sua è una famiglia dallo spirito imprenditoriale: lei quando ha scoperto di averlo?
«Quando avevo 13 anni – ci racconta – mio padre aprì con un amico d’infanzia una società che si occupava di articoli da campeggio e roulotte che nel 1978 a Gela era una novità assoluta ed in estate, finita la scuola, andavo a dare il mio contributo nella vendita e già in quell’occasione sperimentai piacevolmente il contatto con le persone. Con la crescita della società ed il passaggio alla produzione di motopompe in campo agricolo mi sono cimentata nel comparto commerciale e poi amministrativo. Da quando l’azienda aveva solo 15 dipendenti ad oggi che ne conta 77, più gli interinali a seconda delle commesse, ho sperimentato tutti i settori nevralgici e, particolarmente formativo, è stato occuparmi del personale, quello che è ben definito come il “capitale umano”, quel capitale senza il quale un’azienda non ha motivo di esistere, quel capitale che è l’unico che deve essere veramente custodito da un imprenditore se vuole che la sua azienda cresca e progredisca».
– La sua è un’azienda di famiglia che è riuscita a conquistare mercati internazionali: ci spiega i segreti di tale successo?
«Ridurrei essenzialmente a tre – ci spiega – i fattori. Il primo è quello umano e prettamente famigliare, partendo dal nucleo famigliare originario (genitori e figli) per allargarsi poi col passare degli anni ai coniugi ed oggi anche ai figli. Tutti abbiamo sempre condiviso e perseguito lo stesso sogno ed obiettivo, nel rispetto dei ruoli assunti. Inizialmente, Io e mia mamma ci occupavamo dell’amministrazione, mio padre della produzione e mio fratello delle vendite. La stessa scelta dei mercati extra europei, rivelatasi vincente, nasce da un periodo di crisi che l’Italia stava attraversando negli anni 90. Con l’idea di trasformare una crisi in un’opportunità, abbiamo perfezionato il nostro inglese, lingua essenziale e determinante per partecipare alle fiere internazionali, prima accompagnati e presentati da camere di commercio italiane, poi da soli. In questa scelta ancora una volta la famiglia si è trovata d’accordo nell’affrontare una tale sfida. Il secondo fattore è l’etica che ha sempre contraddistinto le nostre azioni, tale che ancora oggi dopo più di 30 anni sul mercato, tutti i nostri clienti, fornitori e dipendenti, continuano a supportarci e a credere nel nostro prodotto e alla nostra società. Il terzo fattore, infine, è squisitamente tecnico e cioè di prodotto, con la continua ricerca e voglia di migliorarlo, raggiungendo standard qualitativi sempre più alti».
– Quale logica mantiene quest’impresa altamente competitiva?
«L’impresa, nella sua vita, soprattutto se lunga, risente fisiologicamente – svela – di fattori interni ed esterni. La logica in questo caso è non accontentarsi dei successi conseguiti ma essere, come si suole dire, sempre sul pezzo e riuscire a capire in tempo cosa sta per succedere sia all’interno della tua azienda che sui mercati, per apportare tutti i cambiamenti necessari ed essenziali al fine di trovarsi sempre un passo più avanti agli altri».
– Quali sono i modelli culturali ed umani che l’hanno influenzata?
«Reputo – afferma - che la cultura della resilienza, dell’etica e della trasparenza nei rapporti umani con i terzi, sia stata fondamentale sia per la mia crescita personale che quella aziendale. Le radici affondano nel vissuto del nucleo famigliare, prima nei sette anni “africani” come dipendente Anic di mio padre, vissuti intensamente. Inoltre nella variegata cultura siciliana fatta di accoglienza, poliedrica e sempre proiettata verso il futuro».
– Quali le difficoltà incontrate?
«Chi gestisce un’impresa – dichiara - da più di 30 anni, soprattutto in Sicilia, incontra inevitabilmente difficoltà, anche se oggi meno di qualche anno fa. Alcune difficoltà persistono nell’approvvigionamento veloce delle materie prime e quindi nei trasporti. Ma anche nel reperire personale qualificato, coì come nel rapportarsi con la burocrazia. Nonostante molti passi in avanti siano stati fatti con la digitalizzazione, in alcuni uffici certe procedure non sono ancora completamente recepite. Senza dimenticare una latente ostilità ambientale nei confronti di chi vuole affrancarsi dalle vecchie logiche di mercato».
– Cosa significa essere mamma, moglie e svolgere un ruolo impegnativo in azienda?
«Significa – replica – alzarsi la mattina e programmare quotidianamente una giornata che inevitabilmente inizia alle 6 del mattino, condividere profumi della colazione con quelli del pranzo, fare salti mortali per far coincidere gli impegni dei tuoi figli con i tuoi. La donna ancor oggi non è supportata adeguatamente da servizi pubblici idonei e deve comunque ricorrere all’aiuto altrui che dalle nostre parti è sovente quello di parenti non lavoratori come la nonna o il nonno, sia a tempo pieno che a mezzo servizio. Sebbene la normativa abbia migliorato la condizione lavorativa delle donne sul luogo di lavoro, molti “imprenditori” tra virgolette, preferiscono ancora assumere uomini e liberarsi dalle complicazioni di una maternità. Nella nostra azienda abbiamo negli uffici un numero di impiegati donne pari al 30 %, sia nei settori amministrativi che tecnici.
– Eppure lei trova pure il tempo per spendersi nel sociale.
«In effetti – conferma - dal 1999 sono socia dell’Inner Wheel, un club service con il quale ho avuto modo di fare molta esperienza nell’ambito del volontariato e dell’associazionismo e che mi ha permesso di conoscere il territorio, assumendone anche la presidenza per qualche anno. Oggi collaboro attivamente con Airc e sono dirigente nei macrosettori Industria ed Innovazione di Conflavoro».
– Conosce l’assessore alle pari opportunità e cosa ne pensa dell’attuale amministrazione?
«Non conosco personalmente – ammette – l’assessore alle pari opportunità se non per un incontro istituzionale avvenuto in concomitanza di un attività del nostro club service di cui all’epoca ero presidente. Per quanto riguarda l’attuale amministrazione, dopo tre anni il fallimento è evidente con una città rimasta al palo e che, invece, necessitava davvero di una svolta epocale. Il nostro territorio è una miniera d’oro che andrebbe diretto da persone libere di esprimere e di fare, con una visione meno provinciale e più globale, al passo coi tempi. Da cittadina, dico che siamo stanchi di essere presi in giro quando si parla di turismo, di pulizia, di sanità, di sport, di cultura, di lavoro e forse – conclude la manager gelese – è arrivato il momento di prendere consapevolezza di tutte queste prese in giro».
Il «Chi è» di Rita Greca
Nata a Enna il 6 maggio 1965, studi classici e laurea in Ecomomia mancata per soli tre esami. Master in marketing e comunicazione alla Luiss di Roma, e in Gestione di impresa alla Bocconi di Milano. Coniugata, due figli (un maschio e una femmina). Direttore amministrativo della Ascot Industrial, nonostante il lavoro l’assorbe molto, trova il tempo per l’impegno sociale. Hobby praticato, la lettura.