Quel che non sono riusciti a fare gli appetiti interni alla maggioranza, rischiano seriamente di riuscirci alcune dinamiche esterne come quelle relative alle elezioni regionali.
Il rinnovo dei 70 parlamentari regionali all'Ars, di cui 3 vengono eletti nel collegio nisseno all'interno dei primi tre partiti più votati, per quanto fissato ad ottobre del prossimo anno, già evidenzia i primi movimenti. Ad un anno e mezzo dal voto circa, chi è in carica e punta al bis, comincia già ad organizzarsi seriamente. Nel collegio nisseno è il caso del forzista Michele Mancuso.
Forte di un consenso consolidato nell'area nord della provincia, il tallone d'Achille per il deputato di Milena, rimane l'area sud ed in particolare Gela. La scorsa volta ebbe la meglio nella competizione interna contro il gelese Pino Federico che puntava invece ed a sua volta al tris. Una competizione così serrata da far scattare il seggio a Forza Italia, oltre al Pd e M5S. Determinante per il successo di Mancuso furono i duemila voti che riuscì a strappare a Gela. L'obiettivo rimane lo stesso, vale a dire raccogliere più voti possibili a Gela con un candidato locale che porti così acqua al mulino del partito e di conseguenza a lui quale candidato con più preferenze nella lista.
Commissariata per 2 anni Fi a Gela, con la fidatissima Nadia Gnoffo, assessore comunale e fino ad una settimana fa commissario cittadino del partito, Mancuso ha ufficializzato il cambio di guardia, con la guida cittadina che passa ora nelle mani di Enzo Pepe, già consigliere provinciale e candidato nelle fila Udc alle scorse regionali, con oltre 2300 preferenze. Insomma, Pepe ed il suo gruppo punterebbero quantomeno a replicare o avvicinarsi ai 2000 voti circa ottenuti da Mancuso nel 2017 ed a garanzia di ciò, facendo parte allora di quel gruppo, l'attuale consigliere comunale di "Un'Altra Gela", Rosario Trainito, dovrà passare a Forza Italia. In aggiunta, Enzo Pepe porta con sé anche il cognato e già più volte consigliere comunale, Enzo Cirignotta e le cui strade sono state, per alcuni anni, notoriamente divise.
Va da sé che se fino a ieri si ipotizzava una candidatura di servizio alle regionali in Fi di Nadia Gnoffo, oggi dovrebbe essere questo gruppo ad esprimere il candidato gelese berlusconiano nel collegio. Ma non è così scontato. Anzi, da diversi mesi si vocifera una discesa in campo per le regionali del presidente del consiglio comunale, Totò Sammito. Qualora queste voci, insistenti e non completamente destate da fondamento, dovessero concretizzarsi in una candidatura alle regionali di Sammito in Fi, presupposto sarebbe il passaggio anche in consiglio comunale nel gruppo azzurro.
Nel qual caso Forza Italia passerebbe a 4 consiglieri, diventando il gruppo consiliare più numeroso della maggioranza, mentre la lista ammiraglia del sindaco, nel perdere altri due consiglieri (Trainito e Sammito) dopo la fuoriuscita del consigliere Pierpaolo Grisanti, si ridurrebbe ai due Morselli, Romina e Giuseppe. Ciò ha messo in subbuglio il resto della maggioranza, anche perché nel prendere parola ed esprimere le prime dichiarazioni ufficiali da segretario cittadino, Pepe ha definito Forza Italia “il primo partito del centrodestra a Gela” che sarà capace di esprimere “un direttivo composto da gente che conosce la macchina amministrativa” a sostegno del sindaco ed ha parlato di confusione nella maggioranza, proponendosi di suggerire al primo cittadino “riunioni di maggioranza a cadenza mensile” in cui affrontare le ragioni di “ciò che non è stato fatto” stilando un relativo “cronoprogramma”. Fiducia confermata all’assessore Nadia Gnoffo, fresca di nomina a coordinatrice provinciale di “azzurro donna”, lesta nella conferenza stampa tenutasi sabato scorso nella saletta dei gruppi consiliari in palazzo di città, a mettere l’accento sul “rafforzamento del partito cresciuto e radicatosi nel territorio.
Insomma, il sospetto che Mancuso, con la nuova compagine di Fi, voglia mettere il cappello sulla città e sulla amministrazione è avvertito dagli alleati civici, che si ritrovano divisi in quattro gruppi, oltre l’Udc e senza più il Pd. La mancanza di amalgama e di una direzione maggiormente condivisa nei civici potrebbe suggerire la soluzione, previo avallo del primo cittadino, di un “intergruppo civico”, con i 4 gruppi consiliari civici dentro, più l’indipendentista Enzo Cascino e capace di esprimere ben 9 consiglieri e 4 assessori, compreso il vicesindaco.
Una nuova condizione di rapporti nel civico consesso tra le forze della maggioranza, da cui il primo cittadino potrebbe trarre solo vantaggio, prima che ognuno di questi gruppi si collochi in maniera sparsa in vista delle regionali, con il sindaco che rischierebbe di rimanere con i due consiglieri Morselli, sempre se Romina dovesse rimanere in carica dopo la sentenza del Cga e sempre se Giuseppe non facesse il passo di aderire al partito di Renzi, “Italia viva”, che a Gela è figlio degli ex “Sicilia futura” che hanno appoggiato la candidatura di Giuseppe Morselli alle amministrative in “Un’altra Gela”. Ed un sindaco che alle regionali non è capace di poter garantire e far valere, specie attraverso consiglieri di riferimento, un proprio peso elettorale, va incontro ad un quasi suicidio politico per il suo futuro più immediato.
A meno che Lucio Greco dichiari che è Forza Italia il suo partito per la gioia di Mancuso che ha già invitato il primo cittadino ad aderire, svestendo una volta per tutte i panni di civico e chiudendo definitivamente l’esperienza civica, colorata d’arcobaleno, alla guida della città. Il che porterebbe a completare la squadra assessoriale con il secondo assessorato e deleghe pesanti come quella dell’ambiente a Forza Italia, avallando finalmente la richiesta avanzata da tempo, manco tanto celatamente, dal deputato regionale Michele Mancuso. Al contrario, c’è un altro uscente dell’Ars, come Giuseppe Arancio del Partito democratico, molto più tranquillo. La ragione è semplice: dopo due mandati consecutivi, Arancio non si ricandiderà. Pronta la staffetta con l’ex segretario cittadino e da poco segretario provinciale dem, Peppe Di Cristina.
Ulteriore conferma che le prossime elezioni regionali iniziano già a muovere le acque è la polemica che il coordinatore cittadino renziano, il già assessore e consigliere comunale Giuseppe Ventura, ha innescato sul “Recovery Plan” nella cui votazione i renziani si sono astenuti, giusto nei confronti degli oramai ex alleati al governo nazionale, Pd e M5S, chiamando direttamente in causa il ministro Provenzano (Pd) ed il viceministro Cancelleri (M5S): «Dopo aver letto le 170 pagine del testo integrale del recovery plan – afferma Ventura – ho potuto constatare, con grande rammarico, che più volte viene citata la parola Sud. Poche volte si parla di Sicilia e quando si parla di essa si fa riferimento soltanto ed esclusivamente alle città di Palermo, Catania e Messina, qualche intervento sull’Agrigentino e Augusta. Non si fa cenno della nostra città, della nostra provincia, neppure del nostro comprensorio.
Niente di niente! E’ paradossale – prosegue - che i due ministri che appartengono a questa provincia, il vice-ministro alle Infrastrutture Cancelleri e il ministro per il Sud Provenzano, non siano riusciti a far inserire alcun intervento a favore della nostra provincia, neppure nella missione che ha per oggetto le manutenzioni stradali e ferroviarie, viste le condizioni precarie delle nostre vie di collegamento. Mi auguro – conclude – che Pd e M5S possano spronare i lori ministri a fare di più per il territorio».