Gela ed altri 23 paesi dell'area di crisi complessa gelese sono stati scartati dal Governo regionale.
Ad affermarlo, in una sorta di denuncia-appello nel documento inviato ai media, sono le associazioni "Unità Siciliana - Le Api" di Gela, "Csag", "Conflavoro Pmi Gela e CL sud", "Gela Brainstorming", nonché le sezioni gelesi di "Italia in comune" e "Gran Sicilia".
Si assiste – peraltro – alla stessa denuncia, con annessa levata di scudi, nel siracusano ed Augusta in particolare, dove alla stessa maniera si accusa la regione siciliana di voler proporre un hub del Mediterraneo a Marsala, il cui porto è incluso nel "Prrr", che non è una pernacchia, come potrebbe sembrare, ma il Piano regionale per la ripresa e la resilienza.
Si tratta di un piano di investimenti, per circa 20 miliardi complessivi 26 miliardi e 410 milioni di euro a valere sul “Recovery fund” europeo, diventati più che prioritari a causa delle conseguenze economiche e sociali prodotte dalla pandemia covid-19, che il governo regionale è in procinto di richiedere al governo nazionale, in ordine al "Pnrr", a sua volta "Piano nazionale per la ripresa e la resilienza", ossia il programma di investimenti che l'Italia è chiamata a presentare alla Commissione europea nell'ambito del "Next generation Eu", cioè lo strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. Il termine per la presentazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza è il 30 aprile 2021, anche se gli Stati membri sono incoraggiati a presentare i progetti preliminari dei loro piani a partire già dal 15 ottobre 2020.
«Musumeci ed Armao – attaccano le associazioni che hanno sottoscritto il documento inviato ai media – continuano ad agire come se la gravissima crisi economica e occupazionale generata nel territorio dalla chiusura della raffineria, si fosse risolta per miracolo divino. Purtroppo, ben diversa e drammaticamente grave è la realtà del territorio e questo ci porta a fare appello a tutti i Sindaci della zona per chiedere al Presidente della Regione di conoscere i motivi di una esclusione da un progetto che il nostro territorio insegue da molti anni.
Gela, forse unica in Sicilia, ha le giuste peculiarità per divenire sede di uno degli Hub siciliani per la logistica italiana nel Mediterraneo anche in considerazione che la costa occidentale dell’Isola è quella che più di altre è lambita dal grande traffico marittimo internazionale. Gela possiede un grande retro-porto dotato di servizi, un porto industriale di proprietà regionale, una grande disponibilità di aree (Irsap) attrezzate e già disponibili (128 ettari, serviti da impianti tecnologici, da strade e da ferrovie, di cui 94 destinati a lotti industriali). Sullo Ionio – proseguono – opera il porto di Augusta ubicato lungo la rotta Mar Nero-Mediterraneo adatta allo sfruttamento di quella tratta commerciale.
Il porto di Gela è già parte integrante “dell’Area logistica integrata del quadrante orientale della Sicilia” che comprende oltre al porto di Gela, quelli di Messina, Catania, Augusta e Siracusa. Gela è inserita nella Zes che comprende le stesse aree e con le quali può facilmente integrare le attività logistiche. La grande potenzialità offerta dalla integrazione delle portualità di Catania/Augusta e di Gela è l’occasione storica per l’economia siciliana, soprattutto perché la connessione economica e produttiva del Canale di Sicilia con lo Ionio può avere conseguenze di sviluppo economico straordinarie».
Non solo, le associazioni richiamano «il protocollo d’intesa sottoscritto nel novembre 2014 tra Regione siciliana, Mise, Eni, Sindacati, Confindustria Sicilia e Comune di Gela. Tale accordo sanciva la chiusura della Raffineria di Gela e impegnava Eni a mettere in atto, oltre ad un a serie di impegni sul territorio, le attività propedeutiche per la costruzione del Polo di distribuzione del GNL del Mediterraneo (sia per il trasporto su navi, sia per l’autotrasporto su terra)».
Puntuale, l'affondo finale: «la giunta Musumeci-Armao sa bene che l’area di crisi complessa del territorio gelese è composta da 23 comuni con un totale di 250 mila abitanti che attendono da troppo tempo risposte concrete al bisogno di lavoro e di progresso, ma forse ignora che il progetto dell'Hub del mediterraneo e l’idea di un grande porto la passata Giunta gelese l’ha illustrato al Senato della Repubblica italiana riscuotendo interesse e apprezzamento dai senatori presenti, dalle forze politiche e perfino dagli operatori internazionali, ricevendo perfino una formale manifestazione d’interesse per investimenti su quel progetto da parte di una importante compagnia mondiale del trasporto navale.
Questo nostro appello – concludono – è rivolto alle forze politiche e sociali locali, ai sindaci dei Comuni dell’area di crisi complessa (dal calatino, alla zona del nisseno, a quella etnea sino al territorio messinese), ai Consiglieri Comunali, ai parlamentari nazionali e regionali del territorio, nonché ai i rappresentanti del Governo nazionale del territorio, affinché rinuncino alla ricerca sterile di azioni a beneficio personale e scelgano di unirsi in una battaglia del territorio e dei suoi abitanti, rispondendo presente ad un appuntamento che cercheremo di costruire rapidamente perché temiamo di subire, a breve, un torto che influirà sul futuro di tutto questo territorio con l’esclusione del Golfo di Gela dalla prospettiva legittima di divenire sede di uno degli hub del Mediterraneo».
La voce di un hub logistico-portuale a Marsala si è diffusa dopo la delibera n.550 del 19 novembre scorso emanata dalla giunta Musumeci. Una delibera di «apprezzamento» del "Piano regionale per la ripresa e la resilienza" predisposto dagli uffici dell'assessorato all'economia che fa capo al vicepresidente Gaetano Armao. Il piano è stato trasmesso alla giunta regionale il 18 novembre.
Invero, andando a spulciare le pagine del piano elaborato da Armao, nella terza mission (sono 6 in tutto: 1. Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. Infrastrutture per la mobilità; 4. Istruzione, formazione, ricerca e cultura; 5. Equità sociale, di genere e territoriale; 6. Salute) dedicata alle infrastrutture, si legge al punto 8, la voce "Porto Hub del Mediterraneo", attraverso cui si individua genericamente una «infrastruttura strategica che ha la finalità di garantire infrastrutture sicure ed efficienti e asset per la competitività al territorio, trasformando la Sicilia in piattaforma logistica del mediterraneo, attraverso un modello di intermodalità sostenibile basato su infrastrutture viarie e ferroviarie moderne e affidabili».
E' invece al successivo 8.1 che viene citato il porto di Marsala, quello stesso porto aggiudicato dopo gara alla Myr, la quale ha impiegato poi tre anni per non iniziare mai lavori, fino a vedersi revocare la concessione dalla regione pochi mesi fa. Quindi, secondo quanto si legge testualmente nel piano, i due punti non coincidono. Se fosse davvero questa l'intenzione, vale a dire realizzare un porto hub a Marsala, non si capisce perché porto hub del Mediterrano e porto di Marsala non vengano individuati nello stesso punto, in quanto coincidenti. Invece, si ritiene necessario nel documento distinguerli in due punti, come ad affermarne la non coincidenza.
Onestà intellettuale impone, altresì, di evidenziare come Gela, giusto sotto il profilo infrastrutturale, non sia stata proprio "scartata". Lungi da noi una difesa di Musumeci ed Armao, ma nel documento in questione altre due infrastrutture menzionate sono il completamento dell'autostrada Siracusa-Gela, nella parte finale che va da Modica fino ad arrivare a Gela e la realizzazione tra Gela e Castelvetrano di una strada extraurbana di classe B a carreggiate indipendenti, separate da uno spartitraffico invalicabile, ciascuna con due corsie di marcia. Completezza d'esposizione infine esige che nell'elenco delle infrastrutture segnalate nel piano, ai primi due posti ci sono il ponte sullo stretto ed un fantomatico hub aeroportuale tra Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo, cioè tra Messina e Palermo.
In conclusione, l'incertezza sulla sede dell'hub portuale e logistico, già manifestataci da Armao in visita a Gela solo pochi mesi fa, continua con tutta evidenza a permanere. Ma in realtà il punto interrogativo va allargato a tutto il resto. Tra progetti vecchi di cui si parla da mezzo secolo come il ponte sullo stretto e progetti che spuntano dal nulla come l'hub aeroportuale nel messinese, passando attraverso progetti per i quali sono già previsti altri finanziamenti, il rischio che si corre è quello di mettere dentro priorità disorganiche, in un elenco di buoni intendimenti ma non legati da un piano sinottico coerente e velocemente attuabile in concreto, come richiedono le linee guida emanate a luglio con decreto interministeriale.