La mancata portualità gelese, tra vincoli e giochi di potere

La mancata portualità gelese, tra vincoli e giochi di potere

Gela è una città di settantamila abitanti che si affaccia sul mar Mediterraneo, godendo di una posizione marittima invidiabile sul piano turistico-balneare ed altamente strategica sul piano economico-commerciale.

Eppure, sulla portualità, i gelesi – chissà per quale colpa e di chi – sono costretti ad assistere, da decenni, ad una continua farsa, stravagante e grossolana nelle vicissitudini che la caratterizzano. Una farsa vera e propria, tra bugie che hanno le gambe corte e mezze verità solo accennate, in sostituzione di verità non dette. In un caos che in assenza di prove certe non ci spingiamo a definire volontario o creato appositamente ad arte, ma sulla cui spontaneità d’altra parte stentiamo con tutta franchezza a crederci.

Se provassimo a metterci nei panni del cittadino, infatti, dalle notizie rimbalzate ad inizio settimana, non ci avremmo capito nulla. Il sindaco Lucio Greco, di ritorno da Palermo dove si era incontrato e, a suo dire, confrontato con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, riporta alla città che «tra agosto e settembre verranno acquisiti i pareri dell'Arpa e dell'Ispra e non appena ci sarà il decreto del Ministero si potrà pensare alla gara per il porto rifugio. Salvo imprevisti, dunque, questa fase dovrebbe concludersi entro ottobre e a gennaio potrebbero iniziare i lavori.

Sul mega-porto commerciale viene confermato il progetto europeo da 130 milioni, mentre Eni ha deciso di aprire anche agli operatori privati per ciò che concerne la concessione del Porto Isola, per dare la possibilità a imprenditori, industriali e commercianti di poterlo utilizzare». Toni e contenuti altamente rassicuranti nelle parole del primo cittadino che ha aggiunto: «la Regione siciliana guarda sempre con molta attenzione a Gela e sono davvero soddisfatto dell'incontro avuto ieri a Palermo con il governatore Musumeci, che è servito non solo a rassicurarmi sul fatto che non ci sarà tolto un euro, ma anche sullo stato di avanzamento di tutti i progetti in itinere.

La cosa importante – concludeva – è che ho trovato un'apertura totale e la conferma non solo dei finanziamenti già in corso ma anche di quelli futuri, fino al 2027. Man mano che depositeremo i progetti ci verrà data la copertura, questo è l'impegno politico e morale che ha assunto Musumeci con i cittadini gelesi».

Intanto sui quotidiani cartacei ed on line regionali, viene svelato il contenuto della delibera di giunta trasmessa alla commissione bilancio dell’Ars per un parere obbligatorio, ma non vincolante, in cui i 130 milioni per il mega-porto gelese, diventano 111 milioni per la darsena commerciale gelese che vengono tagliati e destinati ad altro. Altro che de-finanziamento, ci dice il sindaco di ritorno da Palazzo d’Orleans, ma intanto altri 111 milioni destinati a Gela vengono tagliati e dirottati ad altro.

Certo, il progetto viene confermato dal governo regionale, ma come? Togliendolo dalla programmazione 2014-2020 e rinviandolo alla programmazione 2021-27? Per l’assessore alle infrastrutture la decisione è scaturita dal timore di perdere questo finanziamento perché nella migliore delle ipotesi i lavori sarebbero iniziati a fine anno col forte rischio di non farcela e dire addio ai fondi. Ma lo stesso assessore già un anno e mezzo fa annunciava che l’inizio dei lavori sarebbe arrivato a breve. E’ alla Regione, dunque, dove si è perso tempo. Come avvenuto già in passato, per un progetto che, diciamola tutta, non vedrà mai la luce in assenza di rappresentanti politici locali che si fanno valere nei tavoli di confronto, oltre che nelle stanze dei bottoni. 

A rincarare la dose, peraltro, è intervenuto il Comitato per il Porto che ha reso di pubblico dominio la risposta di Bruxelles all’ennesima missiva inoltrata dallo stesso comitato per la vicenda della darsena commerciale: «siamo sostanzialmente fermi – fanno sapere – alla situazione di novembre 2019, in quanto le Autorità siciliane pur avendo annunciato di voler inserire il “grande progetto” nel Por Fesr Sicilia 2014-2020 (Azione 7.2.2 del Por), di fatto ancora non lo hanno inserito formalmente nella programmazione.

Abbiamo chiesto – prosegue la risposta - più volte alle autorità siciliane l’inserimento formale del Gp (Grande progetto) nella tabella dei grandi progetti (Tabella 27 del POR) e nella strategia del programma e ultimamente anche formalmente lo scorso 28/02/2020, in occasione di una lettera inviata direttamente al presidente Musumeci, ma a tutt’oggi il progetto non risulta né inserito nella programmazione, né notificato formalmente ai servizi della Commissione, e pertanto da parte della “Dg Regio” nessuna procedura è stata avviata per l’approvazione dello stesso. Dovreste attivarvi – concludono da Bruxelles - verso la Regione per sollecitarne l’inserimento in programmazione regionale».

Ecco allora insinuarsi il sospetto tra i cittadini riuniti nel comitato: «se tutto ciò non avverrà ovviamente entro il 2020, si dovrà aspettare la prossima programmazione, per aderire ai fondi europei per il finanziamento di tale opera. Quindi, le promesse fatte da questo governo regionale, inerenti alla costruzione della darsena commerciale nel porto di Gela, potrebbero sfumare via.

La Città di Gela attende da tantissimo tempo tale opera, che potrebbe dare una grande sviluppo socioeconomico sul “fronte mare”, ma a tutt’oggi è evidente che manca la volontà politica del governo regionale, presieduto dall’on. Nello Musumeci, di procedere con tale investimento, inserendolo nella programmazione 2014-2020. Forse tengono tutto ciò fermo nei cassetti, per riprendere il progetto, come sempre hanno fatto, per le prossime campagne elettorali? Speriamo che non sia più così, perché tali rappresentanti istituzionali potrebbero perdere sempre di più la loro credibilità, in promesse fatte ma mai mantenute».

Di questo quadro complesso, caotico e confusionario, il cittadino che legge, ascolta e recepisce, ne è solo vittima. A beneficio dello stesso, nel provare ad approfondire alcuni aspetti, proviamo innanzitutto a fare chiarezza nei termini utilizzati, per poi passare ad alcune avvertenze. In primo luogo, quando alcuni parlano di “porticciolo” ed altri di “porto rifugio”, in realtà alludono alla stessa infrastruttura.

E quando alcuni parlano di “mega-porto commerciale” ed altri di “darsena commerciale”, in realtà si riferiscono allo stesso progetto. Un progetto, quello del mega-porto o darsena commerciale, che riguarda lo stesso sito del porticciolo o porto rifugio. Ci riferiamo al luogo in cui insiste il “club nautico” giusto per citare una struttura storica, conosciuta oramai da tutti. Quindi, in sintesi, porticciolo e porto rifugio sono la stessa cosa; mega-porto commerciale e darsena commerciale sono lo stesso progetto; così come lo stesso è il sito. Il “porto isola” e “diga foranea” (che con il pontile costituisce il porto isola) invece attengono alla zona che si affaccia a mare dove insiste lo stabilimento.

In secondo luogo, la menzione del porto isola ci consente di ricordare che il sistema portuale opera con coerenza e non a compartimenti stagni e slegati fra loro. Ad esempio, i lavori per l’escavazione e l’allungamento del braccio a ponente che non partono mai, nonostante finanziati con i soldi delle compensazioni Eni, cioè soldi dei gelesi, comportano delle refluenze, nel dragaggio, con le attività di “rimorchio” e, conseguentemente per certi aspetti quelle del “battellaggio” che riguardano l’infrastruttura regionale in concessione ad Eni. Attività che con altre si sposterebbero in buona parte alla nuova darsena commerciale; attività in cui gli interessi sono “a sei zero” e che, peraltro, procedono in regime di “deroga”, da anni. La circostanza che vede eni disposta a concedere ad altri privati l’utilizzo di tale infrastruttura, è sintomo di una situazione che la multinazionale non gradisce più. 

Non vorremmo, insomma, che ai vincoli, gli ostacoli, i perditempo, e l’azione costante di “boicottaggio” regionale, si uniscano localmente piccoli sgambetti, dinamiche sotto banco e giochetti locali di potere, che aggrovigliano ulteriormente una matassa già abbastanza intricata.

A tal fine, qualora davvero dovesse sciogliersi il nodo relativo alla caratterizzazione che non mette d’accordo Arpa ed Ispra, e quindi qualora dovesse essere emanato il lasciapassare ministeriale sotto forma di decreto per procedere alla gara per i lavori dell’escavazione ed allungamento del molo di ponente, cautela e trasparenza suggerirebbero al sindaco di sollecitare, di concerto e braccetto con la capitaneria di porto, lo svolgimento in contemporanea della gara per le attività di rimorchio e assistenza alle navi non governate, più volte procrastinata.