Lucio Greco è il nuovo sindaco di Gela.
L'avvocato gelese, a capo di una coalizione di 5 liste, ha battuto al secondo turno il dott. Giuseppe Stata che ha guidato una coalizione di centrodestra, benché priva di parte di Forza Italia e Diventerà Bellissima, formata a sua volta da 4 liste. Greco ha totalizzato 13.647 preferenze contro le 12.371 di Spata, con un distacco in termini assoluti di 1276 preferenze, assottigliatosi rispetto al primo turno ed attestatosi in definitiva in una forbice di 5 punti percentuali, in un ballottaggio in cui è andato a votare soltanto il 40 percento degli aventi diritto.
Rapportando i risultati del ballottaggio a quelli del primo turno, il dato più chiaro è netto è che le coalizioni a sostegno dei due candidati hanno retto anche al secondo turno, mostrando una compattezza inusuale negli ultimi anni e questo, molto probabilmente, perché oltre alla lealtà verso il proprio candidato, faceva gola quell'eventualità per entrambe di poter godere di un congruo premio di maggioranza.
Le preferenze verso i due candidati, frutto soprattutto dell'effetto trascinamento delle liste al primo turno, si sono sostanzialmente confermate al secondo turno. E se a mancare alla coalizione di Spata ed allo stesso candidato è stato il voto d'opinione delle Lega e Salvini al primo turno, al ballottaggio a mancare è stato il voto d'opinione che l'endorsement di Melfa avrebbe dovuto spostare verso Spata, nonché quello grillino che era stato lasciato libero di orientarsi ma che da Caltanissetta qualche dichiarazione indirizzava verso l'alleato di governo nazionale.
Al contrario, quello che era un voto d'appartenenza a sinistra, diventato voto d'opinione a favore di Melfa e Morgana al primo turno, si è ricompattato attorno a Greco nel ballottaggio sotto la spinta dell'antileghismo.
Che il voto “strutturato” dei partiti, inteso più come voto d'apparato in cui l'elettore segue nella preferenza l'indicazione del partito, non esista più a livello locale, dunque, è un dato di fatto acclarato. Ma resiste ancora “in periferia”, un voto strutturato o, più o meno organizzato, con autentici “pacchetti del consenso”, attorno a notabili e baronetti del voto, “reti” di parentati, gruppi d'interesse (sindacali in primis), club associativi a vario titolo, culturali e financo religiosi. Tale voto ha dominato il primo turno ed è stato riconfermato al secondo turno.
Ad avviso di chi scrive, che Spata stesse rimontando il divario del primo turno, specie nella prima settimana successiva al primo turno, per poi arrestarsi nella seconda, è sostanzialmente confermato dai numeri. Greco è stato bravo a cambiare rotta, puntando sull'avversione gelese verso i nisseni impersonificati dalla ingombrante figura di Pagano, assimilandola ed affiancandola all'antileghismo (cioè contro il “Nord” della provicia e contro il “Nord” dell'Italia).
Su questo tema Spata avrebbe dovuto cogliere ogni occasione utile per “confrontarsi” col suo competitor e, quindi, con la città. Ma diversi “confronti” sono saltati e, nel frattempo, l'abbandono della Lega e di Salvini che hanno disertato letteralmente il ballottaggio gelese, impegnati nella campagna elettorale per le europee, ha fatto il resto.
Merito dunque ai vincitori, ma onore anche agli sconfitti, al culmine di una campagna elettorale che consegna al nuovo sindaco ed al nuovo consiglio, la responsabilità di ridare un minimo di credibilità alla politica locale. E' certamente questa la sfida “madre” per una vera svolta.