Il 27 settembre del 1945 usciva nelle sale italiane “Roma città aperta” di Roberto Rossellini.
Il progetto aveva preso corpo clandestinamente, nel '44, mentre era ancora in atto a Roma l'occupazione nazista .A sceneggiare il film, oltre che Rossellini, furono Sergio Amidei e Federico Fellini. In realtà que-st'ultimo inizialmente aveva rifiutato il coinvolgimento perché riteneva che la Resistenza a Roma fosse stata insensata e avesse causato tante vittime inutilmente.
Se i partigiani avessero avuto la pazienza di aspettare gli Alleati ormai vicini alla capitale, tanto sangue sarebbe stato evitato. Non ci sarebbe stata via Rasella e neppure le Fosse Ardeatine. In realtà però, il film, che doveva intitolarsi Storie di ieri, nasceva come un mediometraggio sulla figura di don Giuseppe Morosini, sacerdote realmente vissuto a Roma e ucciso dai nazisti nel 1944. E comunque fu proprio grazie a Fellini, che l'iniziale progetto documentaristico prese l'aspetto di un lungometraggio a soggetto.
Pertanto il contributo dell'autore riminese per il successo del film fu determinante. Ma altrettanto importante per la riuscita di “Roma città aperta” fu la straordinaria interpretazione di Aldo Fabrizi (don Pietro) e Anna Magnani (Pina).
Realizzato con scarsi mezzi tecnici ed economici (gli stabilimenti di Cinecittà erano divenuti all'epoca rifugio per gli sfollati) Rossellini dovette adoperare della pellicola scaduta per girare le sue scene. Iconica rimane quella in cui la Magnani viene falciata dai mitra tedeschi mentre insegue il camion in cui è stato fatto salire Francesco, il tipografo di cui era rimasta incinta e che avrebbe dovuto sposare a breve.
Pluripremiato in Italia e all'estero, e candidato all'Oscar per la migliore sceneggiatura, “Roma città aperta” pur non essendo esteticamente il più bel film del Neorealismo, ne è divenuto il manife-sto e certamente è quello che più lo rappresenta.
Così, in questo 2025, a 80 anni esatti dalla sua uscita, la pellicola continua ad emozionare e a provocare spunti di riflessione, di interrogativi e di dibattito su quegli anni terribili che hanno segnato la memoria non solo di una città, ma dell'intero nostro Paese.