I ricordi della mia adolescenza, tutti legati alla mia Gela, mi suggeriscono di dividere l’umanità fra i creduloni e i negazionisti, quelli che pendono dalle labbra degli altri e quelli che, invece, non credono a niente. Sono i secondi, forse una minoranza, a scolpire nella mia mente l’inarrestabile avanzata del negazionismo.
Qualunaque cosa apprendessero, suggellevano ogni ragionamento con una esclamazione, una sola: “minchiate”. Ebbene, la categoria dei negazionisti, l’avrei capito presto, urla il suo scetticismo fuori dei confini di Gela con altrettanta “autorevolezza” e sprezzo del buonsenso, con una faccia tosta ch rasenta l’incoscienza.
Osservando la folla di partecipanti alla protesta anti-mascherine, svoltasi a Roma, mi sono fatto molte domande, alcune mi hanno portato lontano da quella folla, inducendomi a riflettere sulla condizione d’animo dei negazionisti.
Quelli che negano l’evidenza, insomma. Chi sono? Come sono fatti? Quanti sono?
La recente manifestazione romana anti-mascherine e anti-covid, oltre che inqualificabile rappresentazione di irresponsabilità, nasconde una insidia: restringe il campo del negazionismo, lo relega a fenomeno da baraccone, una esplosione di bile dovuta ai disagi della pandemia e addebitabile a pochi fuori di testa. Sarebbe una lettura della realtà riduttiva, sbagliata, e pericolosa.
Coloro che negano l’evidenza sono pattuglie agguerrite con la testa sulla spalle, altro che con testa in aria: è gente provvista di scienza e coscienza. Adotta la negazione dell’evidente come stile di vita, con ragionamenti logici molto persuasivi, capaci di arruolare alle loro battaglie milioni di persone di ingegno, diciamo così, debole.
Non si tratta di persuasori occulti, ma sostenitori molto motivati di credenze e saggezze che capovolgono la realtà con passione irriducibile e stupefacente faccia tosta.
I persuasori del “no” senza “se” e senza “ma” strumenti per sostenere l’impossibile, a differenza dei seguaci che invece non possiedono nemmeno le conoscenze elementari per non subire il plagio o porsi domande, nutrire dubbi e mettere in discussione ciò che viene loro ammannito.
Prima di sfogliare l’album del negazionismo urbi et orbi, affacciamoci su casa nostra, seppure di sfuggita. I gelesi scavano trincee per difendersi dalle manipolazioni o alzano un invalicabile muro “negazionista”? In definitiva, sono più propensi a negare o a ragionarci sopra?
Se mi ponessero quesiti di questo tipo, mi rinchiudermi per mesi in una stanza, per cercare risposte che probabilmente non troverei mai. Se tuttavia, una di queste domande, mi venisse posta al bar da un amico allegro e ben disposto, direi che i gelesi sono lucidamente negazionisti. Più che un giudizio lo definirei, invero, un sospetto, suscitato da una esperienza personale. In un immaginario manicheo referendum fra negazionisti e “fiduciosi”, sarebbero i primi, a mio avviso, a vincere.
Questa premessa spiegherebbe in qualche modo perché il negazionismo nazionale mi induce a riflettere sulla condizione d’animo del negazionista irriducibile, andando oltre la parata degli imbecilli che si sono dati appuntamento nella capitale per “combattere” le mascherine anti-covid.
L’album del negazionismo, è colorito e composito. C’è il negazionismo della quotidianità, del partito preso. Quel tale mi fa antipatia, ciò che dice non mi piace e lo nego con tutte le mie forze. E c’è il negazionismo caratteriale, figlio di una cultura antica: due opinioni non possono essere il risultato di una visione diversa della realtà, e arricchire l’oggetto del confronto, inducono a una disputa, spesso velenosa, fra chi ha necessariamente torto e chi ha necessariamente ragione.
Sfogliamo ancora l’album. Troviamo il negazionismo ideologico, politico, storico, complottista, astronomico, salutista e…”adulterino”. Proprio così, adulterino. Il coniuge fedifrago che nega tutto, sempre. Quanti di voi hanno visto un celebre film di Lando Buzzanza, Il merlo maschio? E quella memorabile sequenza in cui la moglie scopre il coniuge a letto con una splendida fanciulla, mezza nuda. “Chi è?”, chiede, comprensibilmente turbata la signora tradita. “Chi è chi…”, reagisce il marito. “Quella”, spiega la moglie, indicando con il dito la fanciulla, appena rivestita e in fuga. “Dov’è quella?”, incalza il marito-Buzzanca (la fanciulla infatti è sparita). “Vedi che non c’è nessuno”, la apostrofa infastidito.
Sorridiamo certo, ma il negazionismo è una questione molto seria, che ci rende la vita più difficile di quanto lo sia già. I negazionisti non sono solo divertenti adulterini con la faccia tosta o quei frequentatori di meeting dedicati alla terra “senza alcun dubbio” piatta. Coloro che hanno negato per decenni la presenza della mafia hanno impedito che lo Stato combattesse il crimine organizzato. Non sono stati solo siciliani, ma lombardi, piemontesi, emiliani…
C’è ben altro. Il negazionismo ideologico: l’Idea che si “professa” non concede diritto di cittadinanza alle altre idee. Il conflitto planetario fra comunismo e democrazia occidentale ha tenuto il mondo sull’orlo di una catastrofe nucleare. Quando l’Idea ha radici nella Fede, la carica negazionista della verità altrui, producce disastri incalcolabili, lutti e tragedie.
C’è anche il negazionismo politico: ciò che l’avversario politico sostiene non è mai accettabile. L’opposizione democratica, di qualunque colore, deve dissentire a prescindere, per non regalare vantaggi. Il nemico non è mai legittimato a governare. O ha fatto brogli o ha intrallazzato per vincere.
Non meno rude è il negazionismo storico. C’è chi nega lo sterminio degli ebrei. E non mi chiedete come faccia a negarlo, visto che ci sono documenti e testimonianze che fanno accapponare la pelle. Si nega il genocidio del popolo armeno, si negano le purghe del comunismo sovietico, la persecuzioni degli italiani da parte dei titini, le foibe.
La natura del negazionismo complottista non è necessariamente legata alle scelte di campo, politiche e ideologiche, anche se frequentemente viene da esse influenzato. Sono in tanti a negare che gli Stati Uniti siano andati sulla Luna e Armstrong abbia messo piede sul pianeta della terra. Ciò che abbiamo visto sarebbe frutto di un sapiente video-montaggio. E sono tanti coloro che non credono che sia stato un aereo pilotato da terroristi a colpire il Pentagono.
Poi c’è il negazionismo salutista, quello che suggerisce le campagne contro i vaccini. Le malattie terribili che hanno falcidiato milioni di uomini e donne in assenza del vaccino non sono credibili? Com’è possibile, per fare un solo esempio, che non si abbia fiducia nel vaccino contro la polio, che ha cancellato gli effetti terribili di questa malattia?
O si avversi il vaccino antinfluenzale, che ha salvato le persone dalle complicazioni di una innocua febbretta.
Ma ancor di più. Com’è possibile non credere nella presenza del Covid, e farne un oggetto di lotta politica, accusando scienziati e medici di stare truffando l’umanità, nonostante ci lasciano la pelle per aiutarci a combattere la pandemia.
Quel migliaio di persone arrivate a Roma per protestare contro le mascherine dovrebbero essere aiutate, a mio avviso, a guarire dalle loro fobie. Il negazionismo, insomma, non ha niente a che vedere con i principi, i valori, gli ideali, i fatti in definitiva. E’ materia per psichiatri. Con l’eccezione magari degli adulteri colti in fallo. Loro, almeno, sanno perché negano l’evidenza.
Non sono negazionisti nativi né fobici, insomma. Sono negazionisti per necessità.