Il sindaco Terenziano Di Stefano sembra intenzionato ad incontrare nel prossimo mese l’intera deputazione espressa dal territorio a tutti i livelli, europea, nazionale e regionale.
Lo scopo è rendere edotti gli interlocutori su un paio di strategie che il primo cittadino ha pensato di mettere in campo per coprire la massa debitoria pregressa censita dall’Osl, ma anche per ascoltare eventuali ed ulteriori suggerimenti in merito.
Una prima ipotesi è quella della cosiddetta “norma Salva Gela”. Invero più che ottenere una norma apposita per Gela, sarebbe consigliabile adoperarsi su come sfruttare le leggi che sono già in vigore.
E se oggi paghiamo dazio anche sotto questo punto di vista, è proprio per il ritardo, avallato da tutta la classe politica, con cui è stato dichiarato il dissesto, ossia ciò che era parso inevitabile già all’indomani della relazione della Corte dei Conti. Se fossimo andati in dissesto subito, se non nel 2002, almeno agli inizi del 2023, non avremmo perso il treno in cui sono saliti invece tantissimi enti dissestati, tra cui le vicine Niscemi e Piazza Armerina.
Ai sensi dell’articolo 21, comma 1, del Decreto legge 104/2023, convertito dalla L. 136/2023, successivamente modificato dalla L. 191/2023, al fine di sostenere la grave crisi finanziaria degli enti locali, ai comuni, alle province e alle città metropolitane che hanno deliberato il dissesto finanziario a far data dal 1° gennaio 2017 e che hanno aderito alla procedura semplificata prevista dall'articolo 258 Tuel, fino a concorrenza della massa passiva censita e tenendo conto di eventuali precedenti anticipazioni accordate allo stesso titolo, è attribuita, previa apposita istanza dell'ente interessato, un'anticipazione fino all'importo massimo annuo di 100 milioni di euro per gli anni 2024, 2025 e 2026 da destinare all'incremento della massa attiva della gestione liquidatoria per il pagamento dei debiti ammessi.
Nella ripartizione agli enti dissestati dei 100 milioni per l'anno 2024, al comune di Niscemi che conta 25.000 residenti, ad esempio, sono toccati 1 milione e 730 mila euro. Se aggiungiamo gli anni 2025 e 2026, si arriva ad oltre 5 milioni di euro a fronte di un contributo pari alla massa passiva di 7 milioni e 630 mila euro richiesto dall'ente comunale niscemese, che ha dichiarato il dissesto nell'aprile del 2023 ed aderito alla procedura semplificata nei mesi successivi.
Se tanto ci dà tanto, il Comune di Gela che conta 70.000 residenti, nei tre anni considerati (e forse ne sarebbero bastati due) avrebbe incassato la cifra che oggi vorrebbe ottenere per liquidare, attraverso procedure transattive dal 40% al 60%, la massa passiva pregressa. Piazza Armerina, che ha dichiarato il dissesto nell'aprile 2020, a fronte di un contributo di 1 milione e 887 mila euro richiesto, ha già ottenuto per il 2024 un'anticipazione di liquidità pari a 1 mln 496 mila euro.
Gela ha perso il treno perché ai sensi dell'art. 21 bis del Decreto legge sopra richiamato, per partecipare a questa ripartizione, l’ente comunale avrebbe dovuto aderire alla procedura semplificata entro il 31 dicembre 2023. Basterebbe quindi un semplice emendamento alla legge di bilancio in approvazione al Parlamento, che allarghi la platea dei comuni beneficiari, anche a quelli che hanno aderito alla procedura semplificata entro il 31 dicembre 2024, così da potere partecipare alla ripartizione dei 100 milioni negli anni 2025 e 2026 e raggiungere una cifra vicina se non superiore a quella che il sindaco vorrebbe sbloccare dall’avanzo del gettito royalties vincolato. Che la si chiami norma “salva Gela” o meno, poco interessa.
La seconda ipotesi strategica che il sindaco ha in mente l’abbiamo appena accennata, cioè lo sblocco di nove milioni di euro che avanzano dal gettito delle royalties vincolato e non utilizzato. Per ottenere ciò, anche per questa via servirebbe una norma “paracadute” da inserire in una legge di natura finanziaria da approvare all’Ars. Una norma che oltre a permettere lo sbocco dei nove milioni, consentirebbe di destinare, eccezionalmente, parte del gettito delle royalties per gli anni 2025 e 2026 fin tanto da coprire la massa debitoria. Il resto del gettito andrebbe vincolato ai sensi di legge.
Questa ipotesi, non solo è più praticabile ma anche preferibile perché non comporta anticipazioni di liquidità da restituire allo Stato con soluzioni rateizzate che graverebbero sui futuri bilanci di un Comune tornato in “bonis”, dopo aver superato la fase di dissesto.