Si avvicinano le elezioni e la politica locale inizia a sentire il peso delle proprie decisioni.
Il timore di produrre scelte impopolari è diventato altissimo. Sicché capita di vedere un sindaco sin troppo cauto nelle interlocuzioni con soggetti istituzionali nei vari tavoli (ministeri, regione, prefettura, ecc.), così come nei confronti di partner privati come Eni, fino quasi a volte prostrarsi nell'interfacciarsi con esponenti dello Stato, presentandosi al loro cospetto come il Sindaco della capitale della delinquenza giovanile, cambiare opportunisticamente atteggiamento. Per esempio, con il cane a sei zampe, su Macchitella Lab ed altro, i rapporti sono diventati tesi e lo scontro sembra dietro l'angolo. Nervosismo è iniziato ad affiorare anche sul porto rifugio, dopo il ritiro da parte del Governo regionale della delibera di apprezzamento del passaggio sotto l'egida dell'Autorità portuale della Sicilia occidentale, che fu accolto con grande favore dal sindaco.
Altro versante su cui il primo cittadino ha dato grande risalto è quello relativo alla candidatura di Gela a sede del Centro nazionale di Alta Tecnologia in Sicilia. Da allora è calato il silenzio. Senza porto e senza collegamenti autostradali, tale candidatura diventa poco credibile. Lo sviluppo di un centro tecnologico dell'idrogeno vede favorito il sito industriale di Augusta-Priolo, proprio perché assistito da una capacità in termini di portualità e logistica stradale e autostradale. Inoltre non è un mistero che nella candidatura della Sicilia ad hub dell'idrogeno sul mediterraneo, si legge l’ipotesi già formulata di una “Hydrogen valley” nei pressi di Capo d'Orlando.
Senza dimenticare che dopo aver scaricato per mesi ogni responsabilità sul disavanzo verso chi l'ha preceduto, nel prendere atto che la dichiarazione di dissesto era inevitabile, Greco ha puntato definitivamente l'indice accusatorio verso l'ex dirigente al bilancio Depetro. Ed in questi giorni è arrivato persino a accusare lo Stato di aver tradito Gela sul Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), strumento di valorizzazione e rilancio dei territori, con investimenti importanti a corredo.
«La nostra città – ha dichiarato – non può perdere questo treno. E' tutto pronto da mesi eppure il Ministro delle Politiche di Coesione Sociale e per il Sud, Raffaele Fitto, non ha ancora apposto la propria firma sul decreto. Non capisco – ha aggiunto Greco – perché si continui a perdere tempo».
Insomma comincia a montare l'ansia dettata dall’esigenza di portate in dote un qualche risultato positivo, che sia tangibile, alle consultazioni della prossima primavera. E ciò vale anche per il consiglio comunale. Il nuovo regolamento sulle autobotti proposto dalla Giunta, è fermo al palo da settimane.
L'aumento, pur riguardante alla fin dei conti le poche famiglie non servite da acqua corrente, è considerato dai consiglieri troppo oneroso. Per quanto poche, quelle famiglie rappresentano potenziali elettori da non deludere assolutamente, quando mancano pochi mesi alle amministrative. La maggior parte dei consiglieri, ribadendolo nella seduta di mercoledì 6 dicembre, non ha voluto anticipare ciò che sarà obbligatorio con la delibera che aumenterà le aliquote e le tariffe nella misura massima consentita a seguito della dichiarazione di dissesto. Un atteggiamento decisamente pragmatico, di cui i consiglieri dimostrano con tutta evidenza di essere capaci, quando vogliono.
Il giorno prima, martedì 5 dicembre, si è deciso di non decidere anche sulla proposta di modifica del regolamento sui comitati di quartiere avanzata dalla commissione presieduta da Marina Greco (Un’altra Gela, nella foto), che vuole abbassare la soglia minima dei residenti (9 mila). Tale necessità, sollecitata anche dai rappresentanti dei comitati, risponde all’esigenza di creare le condizioni per aumentare il numero dei quartieri nel rispetto di una maggiore omogeneità.
Da quattro anni sosteniamo che tale regolamento, ha di fatto delegittimato gli attuali comitati di quartiere, giacché per quanto disposti a registrarsi presso l’agenzia delle entrate, non potevano farlo senza una perimetrazione delle aree. Abbiamo svelato il rimpallo di competenze tra il settore dell’urbanistica e quello demografico che ha portato ad una situazione di stallo, ma all’inerzia dell’amministrazione, si è affiancata la scarsa attenzione dei consiglieri che devono vigilare affinché ai propri regolamenti venga data puntuale esecuzione. L’essersi stupiti e indispettiti per la nota del settore demografico risponde solo alla logica dello scaricabarile, che sarà lo sport più diffuso dai politici nei mesi che seguiranno.
La nota del dirigente del settore demografico in cui reitera l’obiezione secondo cui il settore demografico è privo di personale tecnico in grado di effettuare tale perimetrazione, infatti, è stata accolta malissimo in aula dai consiglieri che hanno così optato per il rinvio e, invero, il rischio che la questione se la ritroverà il prossimo consiglio comunale non è basso. L’obiezione è oggettivamente pretestuosa, perché l’art. 13 del regolamento imputa chiaramente la competenza della perimetrazione in capo al settore demografico, d’intesa con il settore urbanistica.
Per cui se non hai personale tecnico, la norma stessa ti autorizza a chiedere aiuto sul piano tecnico all’urbanistica. Ma il punto è che tale obiezione non è nuova e dovrebbe essere da tempo oggetto di valutazione di un organo a ciò deputato, nel sistema dei controlli interni, qual è appunto l’Oiv. Ed allora di cosa ci meravigliamo in un ente già da anni dissestato sul piano organizzativo, prima ancora di accorgersi solo recentemente di esserlo anche sul piano finanziario?