Se si reputa preferibile l'affidamento diretto di attività e servizi, che altrimenti andrebbero esternalizzati, la Spa "In House" come l'attuale Ghelas Multiservizi è un modello societario ampiamente superato.
Un modello appesantito come quello dei tipici carrozzoni clientelari. Del resto, inutile nasconderlo, gente assunta per mansioni operative risulta "imboscata" da anni negli uffici comunali e, in una pianta organica sottodimensionata con l'ente in dissesto, toglierla oggi da quegli uffici sarebbe paradossalmente controproducente. Le società in house vengono create per espletare pochi e precisi servizi. Non sono e non devono essere società “tuttofare”.
E' impossibile, d'altra parte, continuare con le proroghe tecniche. I tempi per una ristrutturazione sono maturi. E' l'ora di snellire la società, ad iniziare dalla forma giuridica, trasformandola da Spa in Srl e concependola come una “holding” che un giorno sarà "pura", limitandosi cioè al controllo finanziario e tecnico delle sue Srl partecipate.
Inevitabilmente per i primi anni la Ghelas dovrebbe agire da holding impura (perché attraverso suoi dipendenti continuerà a tappare i buchi in pianta organica comunale, specie durante i cinque anni del dissesto). Nelle more di una scrematura definitiva della propria pianta organica, lo snellimento della Ghelas Multiservizi deve innanzitutto avvenire liberandosi di attività e servizi operativi che non può soddisfare, perché oramai a corto di personale addetto.
Se sul "verde" potrebbe anche intervenire a dare una mano d’aiuto la Impianti Srr, tutta la gestione e manutenzione del patrimonio, dalle strutture edilizie agli impianti sportivi, dagli edifici scolastici alle strade (segnaletica compresa), eccetera, dovrebbe essere affidata ad una nuova Srr creata ad hoc e società in house partecipata interamente dalla Ghelas Multiservizi (nel frattempo diventata) Holding. Un'altra Srr in house della Ghelas, creata ad hoc, potrebbe invece occuparsi della riscossione dei tributi, autentico tallone d'Achille dell'ente comunale.
Sulla base dei rispettivi business plans, le due nuove società in house avrebbero contezza di quanto personale necessitano, sapendo che per diversi anni non possono fare assunzioni. Nelle more, la soluzione è la stipula di una convenzione con un agenzia interinale. In questo nuovo modello organizzativo "a cascata" e di controllo analogo "indiretto", il Comune (Soggetto A) è socio unico e controlla la Ghelas Multiservizi Holding (soggetto B), mentre affida le attività e servizi alle due società in house (Soggetti C1 e C2) interamente partecipate e controllate da Ghelas Multiservizi. A nostro avviso, i costi di tale ristrutturazione possono essere coperti dalle royalties, previa richiesta di parere alla Corte dei conti.
E’ evidente, in definitiva, che quella da noi sopra suggerita, è solo una delle plausibili soluzioni, certamente passibile di essere corretta, migliorata, financo stravolta. Ma è un tentativo. Quello che l'amministrazione ad oggi non ha provato nemmeno a pensare, figuriamoci a fare. Ciò che si profila è invece l'ennesima proroga tecnica, peraltro suscettibile di un giudizio di illegittimità come fanno giustamente notare i civici di "Una buona idea" e "Civico lab" che sono tornati sul tema, osservando che quella che doveva essere un tampone temporaneo, sta diventando ordinario, mentre «alcuni servizi sono stati epurati dal contratto originario».
I civici mantengono alta l'attenzione e l'interesse per la tematica in questione e premono affinché l’eventuale proposta dell'amministrazione di un nuovo contratto arrivi in aula in tempi utili, tali da assicurare un dibattito consiliare. «Riterremmo grave – puntualizzano – e certamente contesteremmo la modalità qualora si concretizzasse, di vedere arrivare in aula una bozza di contratto in assenza di dibattito e confronto ed in assenza del tempo necessario per una riflessione seria sul punto.
È evidente infatti che l’ipotesi di un contratto portato in aula, in assenza di dibattito pregresso, il giorno prima della scadenza naturale che è il 31 Dicembre, altro non sarebbe che un modo per scaricare la responsabilità in capo al Consiglio. Lo riterremmo grave ed anche una prova della indifferenza nei confronti delle 70 famiglie dei lavoratori».