Col venir meno del collante ideologico che rendeva i partiti attrattivi sotto il profilo della militanza e conferiva agli stessi una tenuta identitaria, in cui comunque si riconoscevano e trovavano una sintesi le diverse correnti interne, nel nuovo secolo assistiamo a partiti che continuano a stentare nel recuperare la distanza sul piano della rappresentatività e del radicamento territoriale, tanto da non disdegnare a livello locale persino a rinunciare al simbolo e camuffarsi dietro liste civiche.
Soprattutto, i partiti vengono sempre più visti come vagoni di un treno, su cui salire e da cui scendere opportunisticamente tra una stazione e l'altra. Se prendiamo ad esempio, il consiglio comunale in carica, il trasformismo politico che ha caratterizzato questi tre anni e mezzo di mandato, non ha precedenti e non siamo nemmeno giunti ai titoli di coda.
Il primo episodio eclatante avviene già all'apertura del sipario, cioè con la costituzione dei gruppi consiliari e la trasformazione delle liste Azzurri per Gela e Uniti siamo gelesi rispettivamente in Forza Italia e Partito democratico.
Al gruppo consiliare berlusconiano si iscrivono peraltro solo due dei tre eletti. Vincenzo Cascino, infatti, si dichiara dapprima indipendente, per poi transitare nel gruppo consiliare Un'altra Gela, con tanto di riferimento in giunta attraverso l'assessore Giuseppe Licata ed infine aderire, come lo stesso Licata, alla nuova Dc siciliana di Totò Cuffaro, che entra nel governo cittadino (con Licata confermato assessore in quota) senza aver partecipato alle elezioni amministrative del 2019.
Dal canto suo, Luigi Di Dio aderisce a Fi e ne diventa capogruppo consiliare, per poi fuoriuscirne e sostare fino ad oggi al gruppo misto. Carlo Romano, invece, ha seguito le scelte del partito: pur non avendo presentato il proprio simbolo agli elettori, Fi ha governato per tre anni e mezzo, con deleghe alla sanità, istruzione e servizi sociali assegnate a Nadia Gnoffo ed in questi giorni ha deciso di passare all'opposizione.
Scelta che aveva già fatto il Pd, dopo un biennio scarso di governo con delega pesantissima all'ambiente. A seguire il partito è Gaetano Orlando mentre, dopo aver condiviso tali passaggi, dal gruppo consiliare dem è uscita Alessandra Ascia, che nel frattempo ha co-fondato il movimento politico locale Rinnova.
Eletti in Un’altra Gela, dopo pochi mesi sono usciti Rosario Trainito e Pierpaolo Grisanti. Il primo è rimasto al misto per diverso tempo, per poi diventare capogruppo forzista con cui è appena uscito dalla maggioranza. Il secondo crea il gruppo Liberamente con Iaglietti e Casciana che rimane per un certo periodo al governo senza veri riferimenti in giunta, per poi passare all'opposizione. In occasione dell'election day di settembre, Grisanti (con Casciana) entra in Fratelli d'Italia.
Referente del movimento Gela città normale di cui è esponente l'allora amministratore unico della Ghelas, Francesco Trainito, Diego Iaglietti esce subito da Una buon idea in cui è stato eletto e si iscrive al misto, poi entra in Liberamente e quindi in Un'altra Gela.
Alla vigilia dell'election day di settembre, con Trainito non confermato alla guida della municipalizzata, Iaglietti torna al misto e dopo le elezioni diventa capogruppo consiliare del Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo, altro partito che si ritrova al governo con in quota l'assessore Ivan Liardi, senza aver partecipato alle elezioni amministrative del 2019. Dal gruppo consiliare Impegno comune, lista in cui erano stati eletti, si spostano nel gruppo Mpa anche Valeria Caci e Giuseppe Guastella.
In seno alle minoranze, Totò Scerra e Gabriele Pellegrino, rimasti sempre e comunque all'opposizione, mantengono in vita per un lungo periodo il gruppo della lista Avanti Gela in cui sono stati eletti. Con l'avvicinarsi delle elezioni regionali, il gruppo sfuma. Scerra passa a FdI, mentre Pellegrino approda al misto e segue passo passo i movimenti del suo leader Pino Federico. Dopo aver flirtato con #DiventeràBellissima, non ha mai aderito alla Dc siciliana nonostante il suo sostegno alla candidatura per un seggio all'Ars di Federico nella lista cuffariana.
Unico eletto nell'Udc a sostegno di Spata, Totò Incardona passa dall'opposizione al governo con assessore al bilancio in quota. Formalmente risulta ancora iscritto nel gruppo del partito centrista dal quale si era allontanato mesi fa e nel quale, secondo forti indiscrezioni, starebbe pensando di rientrare, dopo aver sostenuto alle regionali il forzista Michele Mancuso. Eletto nella lista Maurizio Melfa Sindaco, Vincenzo Casciana si è iscritto al gruppo misto per poi legare il suo percorso consiliare con Grisanti, dapprima in Liberamente ed attualmente in FdI.
Un trasformismo politico che tra cambi di casacca, nuovi posizionamenti d’area e collocazioni politico-elettorali di comodo, ha contagiato soprattutto la maggioranza, anche se non tutti sono stati coinvolti. Benché candidato alle regionali in Fi, il presidente del consiglio, Totò Sammito, non è mai uscito da Un'Altra Gela e dalla maggioranza. Idem Giuseppe Morselli e la stessa Romina Morselli fino alle sue dimissioni. Al suo posto è subentrata Marina Greco che ha confermato la propria appartenenza alla lista ammiraglia del sindaco. Non si sono mai mossi dalle liste in cui sono stati eletti, nonché dalla maggioranza, anche Davide Sincero e Rosario Faraci di Una buona idea con assessore e vicesindaco Terenziano Di Stefano.
Molto più stabile, per contro, il fronte delle opposizioni. La Lega è rimasta la casa di Giuseppe Spata ed Emanuele Alabiso, così come il M5s per Virginia Farruggia. Eletta nella seconda lista a sostegno di Melfa, Paola Giudice è rimasta indipendente. La stessa Sandra Bennici è rimasta in FdI fino alle dimissioni. Si è iscritto al gruppo consiliare meloniano anche il suo surrogante, Giuseppe Caruso, impegnato fuori sede per motivi di lavoro e per il quale l'assise civica, invero, dovrebbe chiamare la redazione di “Chi l’ha visto” per dedicargli uno spazio in trasmissione.