Lunedì sera la compagine locale di Forza Italia, rappresentata dall'assessore Nadia Gnoffo, il coordinatore cittadino Vincenzo Pepe, il capogruppo consiliare Rosario Trainito e l'altro consigliere comunale, Carlo Romano, ha tenuto una conferenza stampa nella sala adiacente l’aula consiliare,
in cui ha comunicato, ottenuto il definitivo lascia passare del deputato regionale e coordinatore provinciale, Michele Mancuso, il ritiro in giunta proprio dell'assessore ai servizi sociali Gnoffo e la contestuale fuoriuscita del gruppo consiliare berlusconiano dall'alleanza a sostegno del sindaco Lucio Greco.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l'atto di indirizzo successivo al regolamento sul trasporto dei disabili che è stato fortemente voluto dall'assessore Gnoffo, ma che per essere approvato aveva già dovuto dedicare ben cinque sedute del civico consesso. Con l'atto di indirizzo, gli alleati della maggioranza hanno impegnato l'amministrazione a procedere in via prioritaria con lo strumento della gara pubblica per l’assegnazione dei servizi di trasporto dei disabili verso i centri di riabilitazione e le scuole.
Una provocazione, considerata l'ennesima e stavolta insopportabile per gli azzurri, che ha reso non più praticabile dagli stessi, la permanenza in maggioranza con un proprio assessore in giunta: «il nostro assessore assieme alla dirigente – ha affermato il coordinatore Pepe – ha predisposto un regolamento che nel prevedere tutte le ipotesi, escludeva ogni possibilità che i disabili potessero rimanere senza trasporto, mentre quell'emendamento dei compagni della stessa maggioranza, presentato in aula e ritenuto inopportuno dalla stessa segretaria generale, dott.ssa Loredana Patti, è stato poi ripresentato sotto la forma di un atto di indirizzo, solo per mettere in difficoltà l'amministrazione».
Un atto di indirizzo su cui la Gnoffo è tornata a parlare di mala fede, con l'indice puntato in particolare su alcuni consiglieri comunali, come Valeria Caci (Mpa), ritenuta già in precedenza dalla Gnoffo in conflitto di interessi per il ruolo da questa esercitato nell'associazionismo locale e, soprattutto, Luigi Di Dio (Gruppo misto) che la Gnoffo ha accusato «di aver fatto visita al settore dei servizi sociali solo per controllare che persone a lui vicine fossero inserite negli elenchi dei beneficiari dei buoni spesa, piuttosto che informarsi sul regolamento e sugli atti.
In tutto questo – ha poi aggiunto – il silenzio in aula, il richiamo nei miei confronti a mezzo stampa ed il velo pietoso steso, non hanno fatto altro che offendere la posizione del presidente Sammito, mentre non capisco perché – ha infine concluso – il sindaco Greco non abbia voluto prendere posizione e sia rimasto totalmente indifferente rispetto ad un suo assessore che subiva attacchi infondati, perchè lui conosce bene la vicenda, subendone le conseguenze».
Il capogruppo consiliare Trainito ha difeso ed elogiato il lavoro svolto dall'assessore Gnoffo in un settore delicato e complicato, come quello dei servizi sociali, che ha a che fare con cittadini fragili ed in difficoltà, a differenza di altri settori come lo sviluppo economico, con evidente riferimento al vicesindaco Terenziano Di Stefano (Una buona idea), che gestiscono potere ed incarichi.
Lo stesso Trainito e l’altro consigliere azzurro Romano, hanno confermato che i rapporti si sono usurati nel tempo nel corso del quale, pur facendo da stampelle ad una maggioranza traballante, sono stati trattati dagli alleati come se fossero opposizione. Ed ora all'opposizione passano, con tanto di freno a mano però sulla mozione di sfiducia, che va letta e studiata attentamente, anche in riferimento alla controversa situazione contabile dell'ente, sulla quale occorre fare chiarezza.
Diversa, invece, la lettura del primo cittadino: «far coincidere l’uscita dalla maggioranza con la formazione della nuova giunta regionale – ha sottolineato Greco – appare non casuale e lascia alquanto perplessi sulle finalità di tale comportamento. Come sindaco, spero soltanto che i problemi e i bisogni della mia città non vengano sacrificati – ha concluso – per interessi di ben altra natura».
L’allusione da parte di Greco all’attuale spaccatura sul fronte regionale dei forzisti, con due gruppi parlamentari diversi costituitisi all’Ars, è chiara. Una spaccatura che sarebbe, dunque, maturata anche in città. Da un lato, schifaniani e falconiani, rappresentati dal sindaco Greco, dal presidente Sammito, dall’assessore ai lavori pubblici Romina Morselli e dai consiglieri comunali di Un’altra Gela, Giuseppe Morselli e Marina Greco, al governo della città. Dall’altro, miccicheiani e mancusiani in rotta a Palermo e per riflesso anche a Gela, che di conseguenza fanno venir meno l’appoggio a chi governa in città.
Una scelta, quest’ultima, che al di là delle dichiarazioni e delle diverse interpretazioni, nei fatti mette il governo cittadino in minoranza nel civico consesso, sebben al riparo dall’eventuale approvazione della mozione di sfiducia, per la quale ci vogliono 15 consiglieri. L’opposizione, quand’anche si convincesse tutta a sfiduciare il sindaco, allo stato dell’arte ne conta solo 13. Al primo cittadino non resta che blindare gli attuali 11 consiglieri di una “maggioranza in minoranza”.
Due assessorati sono disponibili per chi non è rappresentato in giunta, cioè il consigliere Udc, Totò Incardona ed il sopra citato consigliere indipendente Di Dio, senza assegnare il settimo assessorato agli altri alleati: sia per non creare disparità e malumori tra loro (tutti hanno un assessore a testa), sia per lasciare una porta aperta e riservarsi questa opzione, in caso di eventuali nuovi ingressi in giunta, per un patto di fine mandato.