Archiviata la competizione elettorale, i nodi vengono al pettine, specie all’interno della alleanza a sostegno del governo cittadino retto dal sindaco Lucio Greco.
Non poteva essere altrimenti, nel momento in cui il primo cittadino ha deciso di scendere in campo, in piena campagna elettorale, posizionandosi nel recinto del centrodestra e forzista in particolare, definendo al contempo superato il progetto civico. A ciò va aggiunta la frammentazione della giunta e dei riferimenti politici in consiglio comunale, divisi nell’appoggio a questo o quel candidato all’Assemblea regionale siciliana.
Che ci fossero state delle scorie all’indomani del voto e quindi all’indomani degli esiti di una competizione vera e propria, con vincitori e vinti, appariva francamente scontato.
Il primo, immediato, segnale è stato l’abbandono del consigliere Diego Iaglietti (nella foto) dal gruppo consiliare Un’altra Gela per approdare al gruppo misto, come riferimento nel civico consesso del movimento Gela città normale che ha fra i suoi maggiori esponenti l’ex amministratore unico di Ghelas multiservizi, Francesco Trainito e l’ex assessore comunale, Ugo Costa.
Ne è nata un’accesa polemica, con accuse e controaccuse a mezzo stampa, in cui Iaglietti ha bollato il gruppo Un’altra Gela di non essere altro che una succursale di Forza Italia, puntando l’indice verso il sindaco Lucio Greco ed il capogruppo della sua lista ammiraglia, Giuseppe Morselli, per l’appoggio al candidato forzista Michele Mancuso, senza dimenticare la candidatura in seno alla lista di Forza Italia del presidente del consiglio comunale, Totò Sammito, sostenuto dalla neo consigliere di Un’altra Gela, Marina Greco.
Il che apre, fra l’altro, una parentesi con un grosso punto interrogativo: ma i mille voti racimolati a Gela da Mancuso, sostenuto dal sindaco, dall’assessore ai servizi sociali, Nadia Gnoffo e da 4 consiglieri comunali, considerato l’apporto dichiarato oltre che dal già citato Giuseppe Morselli, anche dai due consiglieri berlusconiani Rosario Trainito e Carlo Romano, nonché dall’oramai ex Udc, Totò Incardona, non sono pochini? Chiusa parentesi.
Dal canto suo, al consigliere Iaglietti ha risposto per le rime l’assessore in quota Un’altra Gela, Romina Morselli, che proprio con Iaglietti, gli assessori Terenziano Di Stefano ed Ivan Liardi, i consiglieri di Una buona idea, Davide Sincero e Rosario Faraci, i consiglieri di Impegno comune, Valeria Caci e Giuseppe Guastella, il consigliere indipendente del gruppo misto, Luigi Di Dio, hanno votato e fatto votare Rosario Caci.
A questa sostanziale biforcazione nell’alleanza di governo, hanno fatto eccezione solo l’assessore Giuseppe Licata ed il consigliere comunale Vincenzo Cascino che hanno sostenuto Pino Federico, candidato del loro partito, la Dc siciliana di Cuffaro.
E che ciò non sia stato particolarmente gradito ai cuffariani locali, lo dimostra l’invito reiterato ripetutamente in questi giorni, dal segretario Dc, Natino Giannone, che si è rivolto al sindaco affinché si adoperi celermente per fare chiarezza nei rapporti interni all’alleanza.
Insomma, che il sindaco debba procedere ad una ricomposizione della giunta e dell’intera squadra di governo, è fuor di dubbio. E’ il dato politico inconfutabile del dopo elezioni. A partire dai rapporti con il vicesindaco ed i civici che hanno già rischiato seriamente di incrinarsi allorché il primo cittadino si è sentito di dover replicare a precedenti dichiarazioni del suo vice Di Stefano, intimandogli un autentico ultimatum e dimostrando in tal senso poca serenità.
Infatti, Di Stefano aveva dichiarato che notoriamente chi governa paga lo scotto alle elezioni, perché maggiormente esposto rispetto alle opposizioni. Ora si può essere d’accordo o meno, ma che il vice avesse parlato in termini generali era lapalissiano, non si capisce pertanto il motivo che ha indotto il sindaco a ritenere che il suo vice stesse sconfessando l’operato della sua amministrazione.
A gettare acqua sul fuoco e placare gli animi sono intervenuti in difesa dell’assessore allo sviluppo economico e vicesindaco Di Stefano ed a rivendicare la loro lealtà, i 6 consiglieri che rappresentano la componente civica dell’alleanza di governo, che poi si traduce nella metà numerica della (non) maggioranza in consiglio comunale.
Non ultimo, a rendere il quadro ancora più ricco è il consigliere comunale Salvatore Incardona. Fuoriuscito dall’Udc, rivendica da solo il riferimento in giunta, cioè un assessorato, in sostituzione del dimissionario Danilo Giordano.
Questo porta il consigliere indipendente Luigi Di Dio (ed il gruppo di riferimento), fuoriuscito da Forza Itala, a rivendicare quell’assessorato che era stato promesso in campagna elettorale, in staffetta con l’assessore Licata, prima che questi si collocasse nella Dc di Cuffaro.
Rivendicazioni esagerate? Osservando questa esperienza amministrativa, a rigore, i due consiglieri in questione non avrebbero tutti i torti: ci sono già stati assessori con uno solo consigliere di riferimento ed anche senza riferimenti in consiglio, se è per questo.
Di questo e di tanto altro, il sindaco è chiamato a discuterne con le componenti alleate, ma niente vertici di maggioranza. Il sindaco ha deciso infatti di avviare una serie di “consultazioni” chiamando ad uno ad uno le forze alleate.