Dopo il posizionamento del sindaco Lucio Greco in occasione delle elezioni regionali, cosa accadrà all’alleanza di governo che lo sostiene?
Proverà, il sindaco, a sondare il terreno per un governo politico riconducibile all’area di centro destra in cui è collocato? Proverà in alternativa un governo monocolore forzista e chi vorrà starci dentro? Proverà, invece, a ricomporre il dialogo con i civici dopo aver definito superato il progetto civico presentato agli elettori nella primavera del 2019? E cosa faranno i civici? Si tramuteranno nel nuovo “Mpa”, o come dicono, rimarranno civici?
Continueranno questa esperienza amministrativa fino al termine come se nulla fosse? Oppure, al contrario, romperanno col sindaco, per riproporre con altri protagonisti il progetto civico fra poco più di un anno e mezzo? Faranno fronte comune nell’uno o nell’altro senso, o si divideranno anche fra loro?
Sono tutte domande destinate a trovare le meritate risposte ed il terreno privilegiato in cui probabilmente avverrà sarà quello dell’arena politica locale per eccellenza, cioè il consiglio comunale.
Non è un caso che una forza di opposizione come il Partito democratico, attraverso il suo segretario provinciale, Peppe Di Cristina, lanci provocatoriamente la proposta di una mozione di sfiducia nel civico consesso, giusto per capire chi starà col sindaco e chi no, in questo scorcio finale di mandato.
Va da sé, però, che – se non prima – molte delle risposte arriveranno presumibilmente dall’aula consiliare anche senza mozione di sfiducia e cioè nel momento in cui ci sarà da trattare ed approvare il bilancio di previsione.
Si tratta di un documento contabile, dunque tecnico, ma dall’alta valenza politica perché è l’atto che in concreto autorizza e definisce la capacità di spesa e quindi i contorni entro cui potrà muoversi l’azione discrezionale di governo dell’ente locale. E’ il banco di prova a tutti gli effetti di quello che uscirà fuori dalle consultazioni del sindaco, in un contesto che non è dei migliori.
Vale la pena di ricordare che l’assessore al ramo, Danilo Giordano, si è dimesso e non ha intenzione di ritornare sui suoi passi benché sollecitato a farlo dallo stesso primo cittadino. A quanto pare, prima di dimettersi, Giordano ha delineato l’asse portate del bilancio preventivo e tocca ora agli uffici specificare l’articolato.
La commissione consiliare competente per materia, altresì, è presieduta da Pierpaolo Grisanti, consigliere comunale eletto nella lista del sindaco, Un’altra Gela, subito dopo transitato nel gruppo consiliare, dapprima di maggioranza e poi d’opposizione, Libera mente, durante queste elezioni passato in Fratelli d’Italia confermandosi all’opposizione: non perderà occasione, se vogliamo dirla tutta, per valutare attentamente ogni riga ed ogni voce.
Finora, alla commissione bilancio sono giunti il piano delle alienazioni e quello triennale delle opere pubbliche. L’asticella dell’attenzione, anche da parte dei revisori dei conti, del resto si è decisamente ed inevitabilmente alzata a seguito delle indagini sulle destinazioni in bilancio delle royalties provenienti dalle attività di estrazione nel territorio gelese, da parte del cane a sei zampe, attraverso la divisione Exploring & production in cui è incardinata Enimed.
La Guardia di finanza, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela, ha infatti chiuso le indagini sulla destinazione nel bilancio comunale, secondo legge, delle royalties petrolifere versate da Enimed, iscrivendo nel registro degli indagati ben 15 persone.
Tra questi anche il sindaco Lucio Greco che si è detto stupito e pronto a dimostrare la correttezza della sua condotta nelle sedi opportune. Con Greco, risultano indagati anche l'allora commissario straordinario dell'ente, Rosario Arena ed il predecessore, l'ex sindaco Domenico Messinese.
Indagati anche gli assessori al bilancio durante le amministrazioni Greco e Messinese, vale a dire Danilo Giordano, Grazia Robilatte e Fabrizio Morello. Così come il dirigente al settore, Alberto De Petro, nonché i componenti che si sono succeduti, durante il periodo esaminato, nel collegio dei revisori: Maria Assunta Cattuto, Salvatore Corso, Carmela Ficarra, Pietro Gioviale, Giuseppe Nicoletti e Graziano Ponzio, per aver avallato il presunto uso distorto delle royalties estrattive.
Il reato, allo stato dell’arte ipotizzato sarebbe quello di falso in concorso: in pratica si contesterebbe un uso, contra legem e dunque falso, delle royalties petrolifere, destinate per lo più a coprire buchi in bilancio e quindi spese correnti oltre che debiti fuori bilancio, anzichè essere allocate, dopo essere state accantonate in quanto somme a destinazione vincolata, per opere di bonifica e risanamento ambientale, riqualificazione infrastrutturale e sviluppo soprattutto in termini di efficentamento energetico, così come stabilice la normativa regionale.