La Regione siciliana ha prorogati fino a un massimo di trenta giorni i termini di scadenza delle “autorizzazioni brevi” per le concessioni balneari in aree demaniali.
A disporlo è una circolare firmata nei giorni scorsi dall’assessore regionale al territorio ed ambiente, Giusi Savarino.
«Il provvedimento – dice l’assessore – serve per garantire il diritto dei concessionari a svolgere le loro attività per tutti i novanta giorni previsti dalla legge. In molti casi, infatti, l’iter burocratico ha comportato un allungamento dei tempi di rilascio dei permessi, causando un ritardo nell’avvio delle attività non ascrivibile agli imprenditori. In questo modo tuteliamo un interesse legittimo, evitiamo di appesantire gli uffici con l’esame delle proroghe e non penalizziamo nessun imprenditore».
Come ricordano dalla Regione, l’autorizzazione breve può essere concessa per periodi limitati e porzioni di aree demaniali di non oltre mille metri quadrati per l’avvio di attività commerciali, sportive o ricreative, anche attraverso la realizzazione di strutture smontabili.
Il tutto, nelle more del recepimento della direttiva Bolkestein, vale a dire una norma europea del 2006 che impone una serie di regole a favore della concorrenza nel settore dei servizi e che in Italia, per quanto recepita con il d.lgs. 59/2010, è rimasta inapplicata in relazione a concessioni balneari e ambulanti.
I vari governi che si sono succeduti in questi anni hanno aggirato la direttiva, attraverso il ricorso alle proroghe della scadenze per le concessioni. Ma recentemente anche l'Antitrust si è espressa contro proroghe che si traducono in rinnovi sistematici e quindi automatici delle concessioni balneari.
Contestata è soprattutto la formulazione dell’art.12 prevede l’obbligo per gli stati membri di indire una selezione periodica se il numero di concessioni balneari disponibili è limitato per via della scarsità delle risorse naturali. Ma chi stabilisce, relativamente alle aree demaniali costiere, che le risorse naturali sono scarse, e sulla base di quali criteri?
Negli ultimi due anni, la Corte di Giustizia europea ha definitivamente optato per un’interpretazione diretta dell’art.12 e chiarito che "le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale es trasparente".
La verifica della sussistenza della scarsità delle risorse naturali, presupposto all’applicazione dell’art. 12, non è subordinata a un previo intervento normativo statale. Pertanto può, anzi deve, essere effettuata dalla stessa amministrazione competente locale e, in caso di controversia, dal giudice.
Nel 2020, la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, per la mancata applicazione della direttiva. Il governo Draghi ha approvato una legge per far scattare le gare a partire appunto dal 2025.
Ne deriva una corsa ad approvare o aggiornare i Pudm, senza i quali le autorizzazioni agli stabilimenti balneari non possono essere concesse. E proprio quello del Pudm, rischia di rivelarsi uno dei punti più controversi e banchi d prova per la maggioranza Di Stefano.