Dopo oltre sessant’anni dalla costruzione e dall’avvio del petrolchimico Anic, Gela resta crocevia importante dell’energia in Sicilia e non solo.
Dai primi anni duemila, con lo stabilimento gelese in piena crisi, nella città del golfo arriva il gasdotto green stream Italia-Libia, gestito dall’Eni. Nel protocollo d’intesa del 2014 siglato tra il Cane a sei zambe, il governo nazionale, la Regione siciliana, il Comune di Gela e le organizzazioni sindacali è previsto un impianto di trattamento di gas naturale al largo della costa gelese, il progetto Argo e Cassiopea.
Insomma, Gela si pone come Hub energetico europeo. Tutto ciò insieme alla green refinery, la cosiddetta riconversione verde della raffineria gelese, farebbe pensare a un futuro roseo anche per l’economia di quella che è stata e tutt’ora appare la città simbolo dell’industrializzazione meridionale. Tuttavia sappiamo che non è cosi, soprattutto per l’occupazione del territorio sempre più in declino.
Per cominciare a entrare dentro il complesso processo dei cambiamenti dell’energia, non solo locale o regionale ma perfino mondiale, sabato 2 dicembre il centro studi e associazione culturale e-studies ha organizzato un convegno sugli “scenari energetici passati e futuri: opportunità e rischi per la Sicilia in un mondo che cambia”. Il confronto, a cui hanno dato il contributo scientifico tre autorevoli ricercatori catanesi, ha preso avvio dalla scoperta del petrolio nella piana di Gela alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso.
Alessandro De Filippo, docente di storia del cinema e del video all’Accademia di belle arti e al dipartimento di Scienze Umanistiche di Catania, ha parlato del suo approfondito studio sui documentari che l’Eni ha commissionato a suo tempo, attraverso l’ufficio cinema dell’ente voluto direttamente da Mattei, a importanti registi dell’epoca per narrare l’arrivo della grande industria di Stato in un luogo devastato dalla miseria. Il lavoro di De Filippo è pubblicato nel suo volume: per una speranza affamata, il sogno industriale in Sicilia nei documentari Eni”, edito nel 2016 dalla Kaplan di Torino.
Il docente catanese ha attratto il pubblico presente all’incontro con la visione di alcuni documenti fotografici e videografici che, in modo alquanto propagandistico, tendevano a mettere in evidenza le contraddizioni tra la vecchia e la nuova Gela. Quello che i documentari Eni fanno emergere è che l’arrivo miracolistico del petrolchimico ha tolto Gela dall’indigenza e gli ha dato una speranza, la certezza per i suoi figli di avere benessere e stare in un luogo moderno e non più “medievale”.
Come è andata lo sappiamo, le contraddizioni sono emersi con gli anni sia socialmente che, soprattutto, economicamente. Oggi, in piena transizione energetica, l’energia fossile non ha né può avere il ruolo che un tempo la storia gli ha affidato, tanto più che il petrolio gelese non è mai stato di qualità eccelsa e l’Eni è impegnata a competere nei mercati internazionali senza più il sostegno della partecipazione statale pronta a ricapitalizzarla.
Degli aspetti economici della transizione energetica ha parlato, durante il convegno, Maurizio Caserta economista che più volte ha fornito il suo contributo all’analisi delle problematiche del territorio gelese. Caserta, che ritiene Gela un luogo fondamentale per parlare di energia guardando al passato ma pensando al futuro, si è soffermato sugli impatti macro e micro economici che la transizione energetica porta con sé, visibili già nelle bollette di luce e gas. «Cominciare a proiettare lo sguardo sul futuro prossimo è importante per capire cosa possiamo fare oggi e che cosa dobbiamo aspettarci da quello che succederà nel mondo», ha concluso cosi l’economista catanese che ha anche coordinato gli interventi.
Il contributo finale, al partecipato convegno di sabato scorso, è stato fornito dal prof. ing. Alberto Fichera che ha parlato di fonti rinnovabili, idrogeno e comunità energetiche. Il docente dell’Università di Catania ha proposto un’analisi rigorosamente scientifica dello stato attuale della transizione verso l’energia pulita, guardando agli obiettivi dei programmi Europa 2030 e Europa 2050.
Attraverso l’analisi dei principali aspetti tecnici del fotovoltaico e dell’eolico, il ricercatore catanese ha sottolineato le determinanti energetiche ed economiche della transizione verso le fonti rinnovabili. Da quanto esposto da Fichera si evince come l’impatto soprattutto occupazionale nei mercati delle energie pulite sono alquanto ridotti, e a oggi i costi d’impianto e, in certi casi, soprattutto di produzione sono abbastanza alti, in particolare per l’idrogeno. Tuttavia, il percorso della transizione energetica è tracciato e le scadenze scandite dal Unione Europea non sono cosi lontani, il 2030 arriverà tra appena sette anni.
Nell’ultima parte dell’incontro, del 2 dicembre, alcuni tra i presenti hanno potuto fare le loro considerazioni, a cui hanno replicato i relatori in particolare il prof. Fichera. Per quanto ci riguarda torneremo sull’argomento, come hanno sottolineato anche i docenti catanesi intervenuti dando la loro ulteriore disponibilità al confronto e all’approfondimento.
Gela ha bisogno di cambiare pagina, perciò conoscere in maniera rigorosa le sue problematiche è essenziale per poter guidare e gestire i processi che nel prossimo futuro vedranno protagonista la città. Avere la giusta dimensione del crocevia energetico che passa nel Golfo di Gela è fondamentale, non solo royalties, consapevolezza complessiva è quello che dovrà mostrare la politica locale.