A distanza oramai di un anno dal ricorso della ditta vincitrice, Gela ancora aspetta l’inizio dei lavori del “Museo del mare” a Bosco Littorio.
A denunciarlo è il coordinatore del “comitato spontaneo per l’immediata costruzione del museo del mare” nonché storico esponente ed attuale coordinatore dell’associazione “Archeo-Ambiente” di Gela, prof. Giuseppe Andrea Alessi. «Il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che è ad interim anche assessore regionale ai Beni culturali, non ha ancora dato comunicazione pubblica di aver firmato – ribadisce Alessi – la delibera di consegna dei lavori alla ditta, mentre è stato molto svelto ad acconsentire quanto deciso dal suo assessore Turano, nel dirottare altrove i 33 milioni di euro destinati a Gela nel Patto per il Sud. Il museo del mare è un’opera rimasta bloccata per oltre tre anni da ricorsi di vario tipo e dopo l’ultima sentenza definitiva, Musumeci non voluto dare nessuna accelerazione all’inizio dei lavori, senza alcuna giustificazione. Proprio la sua persona dichiarava pubblicamente che la nostra città doveva programmare uno sviluppo diverso da quello precedente; un sviluppo basato sul turismo, sfruttando le potenzialità esistenti nel territorio gelese, a partire dalla sua fulgida storia».
Non solo, ma per il prof. Alessi il comportamento del Presidente della Regione siciliana, considerando anche diverse altre vicende, presenta varie contraddizioni. «Nessuno dei gelesi – ricorda il coordinatore di Archeo-Ambiente – può dimenticare che in passato, in via Navarra Bresmes, di fronte la Chiesa Madre, durante uno scavo per la sostituzione della condotta idrica, furono rinvenute alcune tombe e una cisterna di un certo rilievo archeologico. Lo scavo fu tenuto aperto inutilmente per circa otto mesi, in attesa di poco meno di 50 mila euro, una miseria rispetto al valore della scoperta, che non vennero mai stanziati. Lo scavo venne ricoperto. Intanto, il Presidente trovava le somme necessarie per fare una mostra sul cavallo nel suo territorio ed, a tale scopo, gli venne comodo e veloce prelevare dal museo archeologico di Gela la testa fittile di cavallo appartenente ad un acroterio equestre (V sec. a. C.), da esporre in tale mostra».
Va tenuto presente che il Museo di Gela da qualche anno presenta gravi problemi strutturali e parte del primo piano è inagibile. Mancano, altresì, diversi addetti, perché nessuno è subentrato a coloro che sono andati in pensione, per cui le aree archeologiche rimangono chiuse, specie nei giorni festivi. «Inoltre – aggiunge Alessi – nel museo manca la figura dell’archeologo. Una lacuna spesso sottovalutata. Tale figura è indispensabile in quanto serve per predisporre periodicamente le “mostre a tema”, con i vari reperti accatastati negli scantinati che non sono tutti ripetitivi o di seconda scelta, come si vorrebbe far credere. Un qualunque museo che vuole attrarre nuovi visitatori deve, se è nelle condizioni di farlo come Gela, poter variare la sua esposizione. Peraltro, la partecipazione – continua Alessi – alla mostra di alcuni legni del relitto della nave greca di Gela, nell’ex convento di San Domenico di Forlì, per qualunque persona di buon senso e scevra di spirito esibizionistico, era una scelta errata da non approvare. Prima di tutto perché non era il luogo adatto. In secondo luogo, come spesso accade, il contenitore vale più del contenuto. Infine, esporre un reperto spezzettato, senza parti aggiunte, senza un modello in scala accanto ad esso, significa “bruciarlo” al primo impatto».
Un’azione repentina quella di Musumeci che si è tradotta anche in una mancanza di riguardo nei confronti della stessa città e delle stesse associazioni culturali locali: «se ci avesse coinvolto – avverte il coordinatore del comitato - magari gli avremmo spiegato che nel 2005 fu esposto in Giappone, all’Universale di Aichi, il “satiro danzante in bronzo”, in quanto si pensava che facendolo conoscere al mondo, si incrementasse poi il numero dei visitatori nel museo di Mazara del Vallo, ma così non fu. Occorre, invece, dotarsi di strutture espositive opportune se si vuole incrementare il turismo ed hanno fanno bene i reggini ad essersi sempre opposti al prestito dei “bronzi di Riace”, perché chi li vuole vedere deve recarsi nel luogo di appartenenza».
Musumeci ha istituito da un anno i nuovi Parchi archeologici (tra cui quello di Gela), ideati e voluti per diverso tempo dal compianto Sebastiano Tusa.
«Essi – puntualizza il prof. Alessi – non dispongono però di autonomia finanziaria, poiché il bando di gara con tesoreria unica è andato deserto e le banche non hanno ritenuto interessante parteciparvi; di conseguenza senza autonomia finanziaria i nuovi parchi esistono soltanto sulla carta. E come se non bastasse, recentemente, il presidente Musumeci ha tagliato i fondi per gli scavi in via Romagnoli, per un totale di 100 mila euro, poiché l’area è privata. Essendo la competenza per l’acquisizione dell’area alla Regione, essa non ha eseguito gli atti dovuti, nonostante la disponibilità del proprietario. A tale scopo, potrebbe sostituirsi il comune, in considerazione che tale area è molto importante dal punto di vista archeologico, giacché si trova nelle vicinanze, se non limitrofa, ad una villa ellenistica, di cui alcuni mosaici e reperti architettonici – conclude – si trovano esposti giusto nel museo di Gela, mentre nell’attesa a cui ci costringono, non si muove foglia».