Venerdì 6 marzo 2020 è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale della regione siciliana (Gurs), la L.r. 6/2020 di "rinvio delle elezioni degli organi di area vasta. Disposizioni varie".
Come avevamo anticipato in sede di approvazione del ddl in aula, nella sala d'Ercole di palazzo dei normanni, l'assemblea regionale siciliana ha rinviato le elezioni degli organi di vertice delle ex province regionali, oggi città metropolitane (3) e liberi consorzi (6), prorogando il commissariamento degli stessi ex enti intermedi.
L'art.1 della legge in questione stabilisce (al primo comma) pertanto che le elezioni dei presidenti e dei consigli dei sei liberi consorzi di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani devono essere individuate in una domenica tra il 15 settembre ed il 15 ottobre 2020, prorogando il commissariamento degli stessi enti di area vasta entro e non oltre il 15 novembre 2020. Al contempo (al secondo comma) si dispone che le elezioni dei consigli metropolitani sono indette dai sindaci metropolitani di Palermo, Catania e Messina, "in conformità alle disposizioni del presente articolo", seguendo cioè le stesse scadenze temporali fissate dallo stesso articolo per gli organi di vertici dei liberi consorzi. Nulla di nuovo, sostanzialmente, rispetto a quanto da noi anticipato nelle colonne di questo giornale, se non la conferma ufficiale, come testimonia la norma di chiusura (art.4), dell’entrata in vigore della legge contemporaneamente alla pubblicazione in Gurs.
La novità di questo ennesimo atto legislativo di una vergognosa riforma farsa delle province siciliane, è semmai la disposizione successiva, vale a dire l’articolo 2, ai sensi del quale nelle more dell’insediamento dei futuri consigli dei sei liberi consorzi comunali e dei tre consigli metropolitani, i nove commissari straordinari che operano in sostituzione degli stessi, possono proporre entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, ossia entro due mesi dalla pubblicazione in Gurs avvenuta il 6 marzo, gli schemi di statuto dei nove enti intermedi.
Se così fosse, significa che i nove enti di area vasta potrebbero già dotarsi dei propri statuti senza organi di vertice eletti. Infatti, i commissari predisporrebbero gli schemi degli statuti alle assemblee dei sindaci dei sei liberi consorzi ed alle conferenze metropolitane (l’equivalente dell’assemblea dei sindaci nei liberi consorzi) delle tre città metropolitane, per la loro approvazione e/o modifica, ai sensi degli articoli 2 comma 2 e 3 comma 2, della L. r. 15/2015.
Una norma che non è passata inosservata ai comitati referendari di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, riluttanti all’idea di veder Gela e Niscemi partecipare all’approvazione dello statuto del libero consorzio nisseno, così come Piazza Armerina allo statuto del libero consorzio ennese e non, invece, allo statuto della città metropolitana di Catania: «Stiamo valutando le opzioni per reagire – commenta il portavoce Franzone – anche a questo ennesimo sgambetto».