Nel "messaggio agli stakeholders" relativo alla quarta edizione del "rapporto locale di sostenibilità", si dichiara che «attraverso la riconversione della raffineria di Gela in bioraffineria, Eni guarda al suo passato industriale per costruire un futuro in termini di sostenibilità, di innovazione e di avanguardia nel settore delle energie da biomasse, anche da riciclo, in un’ottica di sviluppo di economia circolare.
La Raffineria di Gela, in questo senso, si è impegnata a costruire un futuro sostenibile producendo biodiesel, green Gpl e green nafta, attraverso la conversione di materie prime non convenzionali di prima e seconda generazione. Progettata per trattare cariche non edibili e da scarti fino al 100% della capacità di lavorazione, la bioraffineria di Gela sarà una delle poche al mondo ad elevata flessibilità operativa.
Ciò rappresenta un cambiamento epocale che Eni vuole costruire grazie alle competenze maturate nei decenni passati dalle maestranze locali unitamente alle nuove professionalità che si renderanno necessarie, con l’ambizione di scrivere una nuova pagina del futuro industriale del sud siciliano.
A questo si aggiunge lo sviluppo di fonti rinnovabili sia tradizionali - anche in ottica di riqualificazione di aree non più destinate ad uso produttivo - sia innovative, come quelle che utilizzano i sistemi a concentrazione solare o i differenti gradienti salini delle acque. In chiave decarbonizzazione, l’attività di ricerca svolta da Eni sta portando allo sviluppo di progetti fortemente innovativi come l’impianto di biofissazione di CO2 mediante microalghe per la produzione di bio olio e un impianto che rimuove la CO2 dal gas naturale estratto che permette di migliorare la specifica del gas in vendita.
Un altro importante tassello che si inserisce in questo percorso è rappresentato dall’impianto pilota Waste to Fuel avviato a commissioning nel dicembre del 2018 da parte di Syndial, società ambientale di Eni. Attraverso tale impianto è, infatti, possibile produrre bio olio e bio metano partendo dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) ed è possibile recuperare il contenuto di acqua presente nei rifiuti da poter reimpiegare per usi industriali o irrigui».
In linea con il percorso di decarbonizzazione del Gruppo, Eni ricorda che «a Gela sono in corso importanti programmi d’investimento sostenuti da EniMed volti allo sviluppo del gas naturale attraverso i progetti Argo e Cassiopea». Visionando il sito web dell'azienda di San Donato Milanese, si legge che «il progetto Cassiopea volto allo sviluppo dei giacimenti a gas di Argo e Cassiopea è parte integrante del Protocollo d’Intesa 2014 ed è in linea con la nostra strategia volta a valorizzare il gas naturale come fonte energetica a basse emissioni.
Lo schema di sviluppo prevede la realizzazione di 4 pozzi sottomarini, controllati tramite la piattaforma esistente Prezioso. Il gas così prodotto verrà inviato, tramite una condotta sottomarina dedicata, ad un nuovo impianto di trattamento e compressione a terra realizzato all’interno della raffineria di Gela».
Purtroppo, il dato emerso nella riunione indetta dal sindaco Lucio Greco alla presenza dei rappresentanti di Eni, delle organizzazioni sindacali e del presidente di Sicindustria è che, nel corso di una telefonata con il senatore del collegio uninominale, il grillino Pietro Lorefice, le parti hanno appreso che il Mise potrebbe impiegare ancora dalle tre alle quattro settimane per licenziare il decreto.
Il che «desta parecchia preoccupazione tra le parti in considerazione del fatto che se entro il quindici ottobre prossimo il decreto non dovesse essere pronto, si rischierebbe di vanificare tutto il lavoro già svolto finora e ritardare una grande opportunità che il progetto può rappresentare per il rilancio del territorio e dare una boccata d’ossigeno all’economia». In particolare si teme uno slittamento dei tempi di attuazione di circa un anno e mezzo e ciò potrebbe essere il preludio ad un progressivo abbandono del progetto.
«Sarebbe un grave danno per la città – hanno detto all’unisono le parti con il primo cittadino che si dice anche pronto a recarsi a Roma per accelerare l’iter – . Una beffa, se dopo due passaggi e con la commissione di valutazione che ha già espresso il parere favorevole, dovesse saltare l’ultimo, quello definitivo. Ritardare l’avvio dei lavori – proseguono – significa un grosso danno per la città. Tutti insieme, dunque, solleciteremo il ministero dell’Ambiente, affinché – concludono – licenzi il decreto entro la data fissata del 15 ottobre. Questo tavolo non deve fermarsi».
Le parti si sono date infatti appuntamento per il 2 ottobre in cui faranno il punto della situazione