Sabato 8 e domenica 9 giugno, i cittadini gelesi sono chiamati nuovamente a riporre la propria fiducia ad un appuntamento elettorale come le amministrative per il rinnovo di sindaco e consiglieri comunali, a cui un’irresponsabile classe politica locale, da oltre un decennio, non ha dato alcun riscontro.
Il default dell’ente comunale, inevitabilmente dichiarato nel settembre dello scorso anno, ha posto il timbro ad una gestione politica fallimentare che si è protratta lungo diversi mandati elettorali. Occasioni letteralmente perse, andate puntualmente a vuoto.
L’inconcludenza di chi, facendosi eleggere, ha rivestito le cariche istituzionali locali, è conclamata, non fosse altro perché è desolatamente sotto gli occhi di tutti. Ad emergere sono state due costanti vere e proprie: un trasformismo politico ed una litigiosità che non sono venuti mai a mancare. Nel caso che ne è derivato, si sono persi di vista i problemi e le ataviche criticità di una città sempre più ridotta allo sbando.
Il dissesto ha tolto ogni velo di ipocrisia. Il prossimo sindaco espresso tra i 5 candidati (nessuno escluso), la sua maggioranza e le opposizioni, sono chiamati ad assumersi la responsabilità di una gestione della cosa pubblica che metta una volta per tutte al centro la città ed i suoi bisogni, andando oltre gli interessi di partito, di bottega e le beghe di cortile, imprimendo all’azione politica un’inversione di tendenza ai fini di quella svolta che i gelesi hanno finora chiesto ed atteso invano.
Ci siamo. In questo week-end, infatti, si svolgerà il primo turno delle elezioni amministrative di Gela che vedono in campo cinque candidati a sindaco, con il sostegno di 18 liste di candidati al consiglio comunale. Se nessuno dovesse superare la soglia del 40%, i prime due in lizza se la vedranno quindici giorni dopo al secondo turno. Dunque, il prossimo lunedì, 10 giugno, ovvero al ballottaggio due settimane dopo e cioè il 24 giugno, sapremo chi sarà il prossimo sindaco di Gela.
Chi succederà a Lucio Greco alla carica di primo cittadino, si ritroverà di fronte una città in estrema difficoltà, che attende da anni una svolta che invece sembra non arrivare mai. La situazione è ancor più precipitata negli ultimi due mandati, intervallati da una disastrosa gestione commissariale. Non è un caso che sia Messinese, senza maggioranza già all’indomani della sua elezione e sfiduciato tre anni dopo, come lo stesso Greco che ha solo sfiorato la sfiducia ma che ha saputo disgregare una folta maggioranza elettorale, riducendola ad un drappello di fedelissimi, non si sono ricandidati.
Il nuovo sindaco di Gela e chi lo sosterrà al governo cittadino, non dovrà limitarsi ad amministrare. Dovrà saper governare il territorio, assumendosene la responsabilità storica. Lo dovrà fare, districandosi tra emergenze vecchie e nuove, che attanagliano una città che non può più aspettare oltre.
Due saranno le problematiche immediate e contestuali. Da un lato, ci sarà l’Organismo straordinario di liquidazione, insediatosi recentemente e che è già al lavoro per presentare il conto del dissesto, presumibilmente molto salato, al prossimo sindaco. Ne discenderà una cura dimagrante che l’amministrazione dovrà saper gestire affinché a sopportarne i costi, non siano solo i cittadini e sui quali, al contrario e per incapacità politico-amministrativa, rischia invece di gravare l’intero peso.
Dall’altro ci sarà da affrontare la solita, puntuale, emergenza idrica estiva, che sta già attanagliando interi quartieri. E’ senza dubbio la più eclatante delle problematiche che ha consentito a diversi esponenti di cavalcarne l’onda e provare a costruirci sopra carriere politiche.
E’ la più eclatante perché assolutamente ingiustificata ed ingiustificabile. Parlare di una crisi dell’acqua in un’isola circondata dal mare è un paradosso all’origine. Aggravato dalla storica presenza di un dissalatore nell’area dell’ex petrolchimico, che altre città costiere ci hanno sempre invidiato e che, pur costando milioni di euro, è stato abbandonato, non manutenzionato ed ora, che lo si vuole di nuovo riutilizzare, si dovrà attendere almeno tre anni per recuperarlo.
Senza dimenticare gli invasi che gettano acqua a mare perché il fango ne ha ridotto enormemente la capienza. Le rotture continue che fanno restare a secco numerose famiglie. Le autobotti, l’acqua comprata ai supermercati per bere ma anche per uso igienico. Le soglie di tolleranza sovente superate ed i relativi divieti d’utilizzo. Il tutto con la beffa dell’acqua potabile ma non bevibile.
Correlata è la problematica portuale. Altro paradosso all’origine, con quella nissena, unica tra le province con sbocco a mare che non ha un porto. Argomento che da oltre mezzo secolo ritorna nelle campagne elettorali, come il completamento dell’autostrada Siracusa-Gela e l’ammodernamento delle reti ferroviarie.
Eppure i gelesi, al momento, si accontenterebbero anche di meno, molto meno. Gli basterebbe riavere strade senza buche che spuntano dopo pochi mesi l’essere state riasfaltate.
Marciapiedi e scalinate non coperte da vegetazione selvaggia. Tombini e caditoie pulite. Pali ed illuminazione funzionanti. Non cose impossibili. Ma servizi elementari di una città “normale”.
Infine, quale vocazione intraprendere? Occorre fare una scelta. Non si possono rincorrere tutte le potenzialità contestualmente. Questa città necessita di un sindaco ed una giunta che abbiano il coraggio di prendere decisioni e battersi. Basta con le chiacchere, è l’ora dei fatti.
GdC