L’8 ed il 9 giugno si è svolto il primo turno delle elezioni amministrative per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale di Gela.
Sono andati a votare circa 37.000 elettori su oltre 64.600 aventi diritto, per una percentuale pari al 57%. Quello dell’astensionismo si conferma il primo partito in città ed in una ipotetica corsa alla poltrona di primo cittadino, con il 43%, avrebbe vinto al primo turno.
Invece dei cinque candidati in campo per la carica di sindaco, nessuno è riuscito in quest’impresa. A conquistare il ballottaggio sono stati Grazia Cosentino, a capo della coalizione di centro destra (Lega/Cosentino Sindaco; Fi, FdI, Dc, Iv) e Terenziano Di Stefano, a capo della coalizione di centrosinistra allargata (campo largo) a progressisti e civici (Pd, M5s, Una buona Idea, Azione/Melfa, Autonomisti, Pci, De Luca/Libertà).
Oltre 11600 preferenze, pari al 32,9%, sono quelle che hanno catapultato al primo posto Grazia Cosentino che rimane col piede sull’acceleratore in vista del secondo turno: «la campagna elettorale – ha dichiarato - è stata breve ma intensa. Ogni gesto di supporto, ogni parola di incoraggiamento, ogni sforzo fatto insieme è stato fondamentale per arrivare fino a qui. Tuttavia, la corsa non è ancora terminata. Ci troviamo ora di fronte a un ballottaggio cruciale che deciderà il futuro della nostra città! Vi chiedo – ha chiosato - un ulteriore sforzo e il vostro sostegno!».
Alle spalle della Cosentino, dunque, si è piazzato Terenziano Di Stefano che ha totalizzato quasi 10.350 consensi pari al 29,3%. Nonostante la resa non eccellente nella performance della coalizione con ben sette liste a supporto, Di Stefano è riuscito ad arginare il tentativo di sorpasso di Totò Scerra. «Abbiamo fatto un grandissimo lavoro – ha dichiarato l’ex vicesindaco - non solo con le gambe in tutta la città ma anche con il cuore e la testa. Siamo stati sereni e trasparenti per tutto il percorso e considerato il risultato molto soddisfacente, proseguiremo per questa via maestra anche nei prossimi giorni in vista del ballottaggio».
In corsa quasi fino al traguardo per il round supplementare che si terrà il 23 ed il 24 giugno, è stato Totò Scerra, a capo di una frangia di “ribelli” del centrodestra locale riuniti in quattro liste (Moderati/Rinnova, Avanti Gela, Scerra sindaco, Prima Gela). Scerra ha totalizzato quasi 8.300 voti pari al 23,4%. «La delusione c'è, ci sta, così come tanta – ammette - è l’amarezza. Ma dobbiamo reagire, abbiamo un patrimonio di opinione che non va assolutamente perduto, le lacrime e lo sconforto, li riserviamo ai veri drammi. Noi dobbiamo essere solo soddisfatti, orgogliosi e fieri per avere ancora una volta regalato qualcosa alla città, il diritto a dissentire, alla propria visione. Quindi niente sconforto, torneremo più forti e stavolta il finale della storia lo firmeremo noi. Per ora ci accontentiamo di averne riempito, con personalità politica ed onestà, parecchi capitoli».
Più distanti Miguel Donegani e Filippo Franzone, entrambi fautori di una corsa solitaria con un’unica lista a sostegno, rispettivamente Per (Progressisti e Rinnovatori) e Franzone sindaco. Donegani è arrivato a ridosso di 2600 voti pari al 7,3%. «La lista PeR, giovane e fatta di giovani usciti fuori dalla scuola politica, ha conseguito una rappresentanza in consiglio comunale, con Paolo Cafà, cui vanno i nostri complimenti e i migliori auguri di buon lavoro.
Abbiamo riportato più voti di 5stelle, Italia Viva (partiti nazionali) e tante altre liste che non prendono seggio. Il nostro progetto, che punta sui giovani e sulle idee, andrà avanti con il laboratorio PeR, che, alla luce dei risultati conseguiti, costituisce una importante risorsa politica. Avrei potuto puntare su un'affermazione personale in consiglio comunale, che certamente avrei conseguito visti i risultati della lista, ma ho preferito puntare sul gruppo, sui giovani, sul lavoro di squadra, come ho sempre fatto».
Si è fermata a 2500 voti, pari al 7,1%, la prima avventura politica di Filippo Franzone. Il condottiero di tante battaglie civiche era al debutto nell’agone politico ed ha definito «ottimo il risultato elettorale ottenuto in questa competizione elettorale, pur se insufficiente a determinare la svolta da noi auspicata. Questo risultato è stato possibile raggiungerlo per la generosità di tanti cittadini che si sono mossi insieme alla Lista Franzone Sindaco, seppur privi di supporti economici, costretti a partire in ritardo e dovendo approntare una struttura organizzativa elettorale che non avevamo».
Purtroppo per Franzone, l’astensionismo ha «penalizzato la nostra lista che puntava molto sugli elettori delusi da tanti anni di malgoverno e che non si recavano più al seggio elettorale. Ringraziamo e accogliamo con tutto il cuore la voce dei cittadini che continuano a incoraggiarci a proseguire su questa entusiasmante avventura». Restano fermi gli «obiettivi fondamentali del rispetto dell’esito referendario per l’adesione alla città metropolitana di Catania, della dotazione di servizi sanitari-ospedalieri e dell’acqua alla città e alle campagne (dighe)». Su questi tre obiettivi Franzone si è detto disposto ad aprire pesino un dialogo con i due competitor al secondo turno.
Alla fine, pertanto, il risultato del primo turno è stato fedele al pronostico che vedeva lontano per tutti il traguardo del 40% in prima battuta ed il ricorso al ballottaggio tra i due principali favoriti, per l’appunto la Cosentino e Di Stefano. Fondamentale è stato l’apporto del “voto d’appartenenza” (partito o area) che ha avuto la meglio, decisamente, sul “voto di gradimento” (più volgarmente “clientelare”) di cui potevano godere alcuni esponenti politici.
La mancata risposta in termini di consenso verso alcuni “big” rispetto a1lle attese ha penalizzato le liste a supporto di Totò Scerra, rimasto dietro a Terenziano Di Stefano che ha tenuto botta nonostante il flop di ben 4 liste: Azione/Melfa, Autonomisti, Pci e De Luca/Libertà, rimaste tutte fuori dal consiglio comunale. Le prime due peraltro esprimevano assessori e consiglieri comunali rimasti in maggioranza con l’uscente Greco fino al termine del mandato. Ottimo il riscontro del Pd, si conferma Una buona Idea, si salva ma è sottotono per contro il rendimento del M5s, specie rispetto alle concomitanti consultazioni europee, che ha visto i pentastellati fare il boom in città, con la candidata locale Virginia Farruggia.
Hanno invece superato lo sbarramento del 5% tutte le liste della coalizione Cosentino: in ordine Forza Italia, che è il primo partito in città (10% abbondante ed unico in doppia cifra), Fratelli d’Italia, Lega/Cosentino, Democrazia Cristiana ed Italia Viva. Quella della Cosentino, non a caso, è la coalizione con più consensi. Tre sole le liste che entrano in consiglio comunale nella coalizione di Di Stefano, vale a dire Partito democratico, Una Buona Idea e Movimento 5 stelle, così come nella coalizione di Scerra, cioè Moderati/Rinnova che è la lista di “centro” più votata, Avanti Gela e Scerra sindaco. Fuori dai giochi Prima Gela.
Dinamiche trasversali alle tre coalizioni, non tutte trasparenti, hanno di fatto neutralizzato il “voto disgiunto” tra i tre competitor favoriti, riducendo al minimo, se non di fatto azzerando, l’apporto del “voto carismatico” ai tre leader coalizionali. Infatti, né Di Stefano, né Scerra, hanno rappresentato un valore aggiunto rispetto alle loro coalizioni e la burocrate Cosentino, com’era presumibile, ha preso meno consensi della coalizione, anche se invero ha limitato i danni sul piano dei “voti individuali” (cioè il voto al sindaco senza esprimere voti di lista e preferenze ai candidati del civico consesso).
Discorso a parte, infine, per i candidati Donegani e Franzone. Entrambi puntavano a sfondare il muro dell’astensionismo per poter avere una chance. Non è stato così e non sono mai stati in corsa. Hanno potuto di conseguenza usufruire di un margine ben più ristretto (rispetto a quello potenziale) di “voto d’opinione”, cioè quello circoscritto all’interno di quel 57% che continua a recarsi alle urne e che giustifica comunque l’aver preso più voti delle rispettive liste.
Consensi che non sono entusiasmanti se considerati come episodi elettorali estemporanei, ma che diventano invece un ottimo punto di partenza, per costruire una prospettiva progettuale per gli anni seguire, con un vantaggio in più di cui gode Donegani, rispetto a Franzone, ossia l’aver costruito una lista capace di entrare nel palazzo esprimendo un consigliere comunale.