Patto per il Sud non rispettato

Patto per il Sud non rispettato

E’ stata pubblicata nei giorni scorsi la decisione del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) che ha rigettato i ricorsi presentati dall’amministrazione comunale contro le delibere mediante le quali la giunta regionale, retta dal Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha dapprima de-finanziato sei progetti inclusi nel “patto per il sud” dal predecessore Rosario Crocetta, per un importo complessivo di oltre 33 milioni di euro e, successivamente, dirottato, o se si preferisce, redistribuito tali somme altrove nell’isola ed in particolare nel catanese e nel siracusano (per progetti che interessano i territori di Catania ed Augusta). 

Al ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar), impugnando la delibera innanzi al giudice amministrativo di primo grado, il sindaco Lucio Greco ha invece preferito il ricorso straordinario al Presidente della Regione siciliana, con richiesta di sospensiva (degli atti impugnati). Quest’ultima circostanza (cioè la richiesta di sospensiva) ha imposto un parere del Cga non solo “obbligatorio”, come avviene di norma, ma anche “vincolante” ed a cui, dunque, il Presidente della Regione siciliana dovrà uniformarsi, ratificando di fatto nel decreto, quanto deciso nel parere fornito dal Cga. Il quale ultimo, infine, non ha operato in questo caso in sede giurisdizionale (in veste cioè di giudice amministrativo di secondo grado a cui ci si “appella” contro le decisioni del Tar), ma in sede consultiva (pareri).   

Il Cga ha riunito i due ricorsi, per evidenti ragioni di connessione soggettiva e oggettiva, fornendo un unico parere con cui ha dichiarato l’improcedibilità del primo ricorso (de-finanziamento dei 6 progetti) ed ha respinto il secondo ricorso “per motivi aggiunti” (redistribuzione somme ad altri progetti in altre aree isolane), dando ragione alla Regione siciliana e torto invece alle tesi del ricorrente, sui livelli esecutivi e sulla “cantierabilità” o meno dei progetti. Tesi che il Cga ha definito “mere asserzioni”. Peraltro, lo stesso Cga ha rammentato che, dagli atti di causa, emerge la disponibilità del Governo regionale a riconsiderare ed a rifinanziare, alla prima riprogrammazione utile, gli interventi de-finanziati relativi al territorio di Gela. Disponibilità che viene quindi fatta salva, anche se a Gela in pochi orami ci credono, quando siamo ad un anno dal rinnovo degli eletti a Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni.

Immediato il commento attraverso cui il primo cittadino ha preso ufficialmente posizione: «la verità – ha affermato – è semplice: abbiamo provato a salvarli, ma sapevamo che era difficile. Stiamo parlando di progetti estremamente datati, che le amministrazioni che ci hanno preceduto e i politici parolai hanno rispolverato ad ogni campagna elettorale per racimolare consensi e poi si sono buttati alle spalle. Voglio ricordare, a conferma di ciò, che noi ci siamo insediati nel giugno 2019 e il primo de-finanziamento è arrivato a novembre. Presentare ricorso era l’unica via per cercare di recuperare questi soldi». 

Il sindaco ha, altresì ricordato che quando ha tirato i fascicoli fuori dai cassetti, è stato immediatamente chiaro che non c’era nulla di esecutivo e cantierabile: «era solo carta straccia e, nonostante tutto, mentre lavoravamo – ha proseguito - ai nostri progetti, seri e finanziabili, abbiamo provato a rimetterli in carreggiata, perché siamo persone coerenti, che fanno quello che dicono con serietà e senso di responsabilità, e per noi prima di tutto viene la città, con il territorio e la comunità locale, poi tutto il resto».

Greco ha infine insistito sul fatto che la sua amministrazione abbia sempre cercato e seguito la strada del dialogo e del confronto con il governo regionale, e non è un caso che gli ottimi rapporti politici e istituzionali abbiano portato tanti risultati in questa prima parte di legislatura: i nostri progetti – ha concluso - hanno trovato il favore degli uffici regionali, e presto si tradurranno in soldi reali per la città. Abbiamo sempre avuto le idee chiare e con esse andiamo avanti, nonostante le criticità e le difficoltà dovute alla pandemia, che ci ha molto rallentato, e ad una pianta organica totalmente collassata, che mi ha spinto a chiedere subito di indire concorsi pubblici. Più di questo ritengo che non si potesse fare». 

A ruota, l’ex assessore ai lavori pubblici, oggi all’urbanistica, Ivan Liardi: «Da maggio, il 31 per l’esattezza, a novembre – ha sottolineato - sono appena sei mesi. E’ opportuno rammentare che la questione con la Regione nacque nel gennaio del 2019 con la visita presso l’assessorato ai Lavori Pubblici di alcuni funzionari della Regione. A seguito di quell’ispezione, il Comune di Gela è stato diffidato a rispondere ad una nota che la Regione aveva inviato, entro 60 giorni dal suo ricevimento.

Tale nota, purtroppo, durante la gestione commissariale, è rimasta inevasa, e da quella mancata risposta è arrivata la proposta di definanziamento dei famosi 33 milioni. Si rammenda, inoltre, che, dopo averci lavorato per alcuni mesi, il 22 gennaio 2020 in qualità di assessore ai Lavori Pubblici mi sono recato personalmente, insieme all’allora dirigente Tuccio, presso l’assessorato regionale alle Attività Produttive per depositare tre dei sei progetti definanziati che erano esecutivi e cantierabili, (ma che, ancora oggi, non sono finanziati) a seguito del termine concesso dalla commissione regionale al bilancio.

Se qualcuno immagina che progetti così importanti e complessi possano essere facilmente definiti nel brevissimo arco temporale di sei mesi – ha continuato - significa disconoscere completamente la procedura sia dal punto di vista tecnico che burocratico, atteso che, è risaputo, servono anni per portare a casa questo tipo di risultati. 

Ciò non significa fare lo scaricabarile o accusare “quelli di prima. E’ la pura e semplice verità: l’amministrazione Greco ha fatto e continua a fare di tutto per salvare i progetti del “Patto per il sud”. Progetti estremamente datati e sui quali, quindi, non ha messo la firma, ma che ha comunque provato a tirar fuori dai cassetti in cui prendevano polvere, per cercare di non perdere queste somme. In quest’ottica, il ricorso era, ovviamente, l’ultima carta da giocare. Siamo sempre pronti e disponibili – ha concluso - a qualsiasi confronto, al fine di chiarire esattamente come si sono svolti i fatti».

Affermazioni, quelle del sindaco e dell’assessore, che non convincono le opposizioni, a partire dalla vicepresidente del consiglio comunale, l’indipendente Paola Giudice (“Gruppo misto”): «fa male la pronuncia del Cga, fa male a tutti i gelesi perché li spoglia di una valanga di potenziali finanziamenti. Non consola neppure il fatto che lo avevamo detto, che era palese che quei 33 milioni di euro erano stati tolti definitivamente a Gela e ai gelesi.

Si poteva fare di più? Probabilmente si, magari presentando ai tempi ricorso al Tar, non era una certezza ma era una carta che andava giocata per proteggere la città. Ma siamo ormai abituati ad uno scaricabarile di responsabilità e abbiamo già sentito (come sempre) che gli uffici tecnici comunali si sono fatti trovare impreparati all’esame dei progetti, ma eravamo nel 2019 e volendo c’erano due anni per rimediare. Nulla di tutto ciò. Ma se la colpa è sempre degli altri, perché si viene eletti? Perché chi amministra non ha il coraggio di prendersi le proprie responsabilità anche e soprattutto di fronte ai fallimenti? Domande ad oggi senza risposta, almeno a Gela».

Non le manda a dire neanche l’altra consigliere comunale di minoranza, Sandra Bennici (FdI): «la sentenza del Cga che sancisce il definanziamento – ci ha risposto - di 33 milioni per il patto per il sud, è una perdita gravissima a danno del territorio La sentenza parla chiaro dopo un attenta valutazione dello stato dei progetti viene sancito che erano in netto ritardo rispetto alle tappe previste da Palermo; mancanza di progettazione di livello esecutivo, i progetti non erano cantierabili. Perdere 33 milioni perché i progetti non erano canteriabili è di una gravità assoluta.

Eppure – ha continuato – l’assessore che doveva occuparsi di rendere tali progetti canteriabili e che fu ricevuto da dirigenti regionali alti e mori è stato riconfermato dal sindaco. Lo ha premiato per il lavoro svolto?! Messinese fu sfiduciato per molto meno. Il sindaco dovrebbe assumersi la responsabilità di tale gravissima perdita, 33 milioni non sono bruscolini. Il sindaco Greco dovrebbe avere l’onestà di fronte alla città che lo ha eletto di dimettersi, se ha un briciolo di dignità per farlo. Che almeno chieda le dimissioni di Liardi. La città non ha bisogno di cavalier serventi ma di gente competente, che lavori almeno a mantenere rendendolo esecutivi i finanziamenti che altre amministrazioni hanno ottenuto e non perderli così come è stato fatto».