Che Gela sia abbandonata a tutti i livelli si percepisce in ogni momento, a meno che non ci si voglia bendare gli occhi per non vedere.
I problemi vengono da ogni direzione, ma anche noi (non neghiamolo) ci mettiamo del nostro.
Sulla “riconversione” degli impianti Eni sembra sia calato il silenzio più totale, rotto soltanto da qualche sporadica protesta sindacale.
Non è dato sapere, al di là degli annunci Eni in stile nordcoreano, a che punto siano giunti, veramente, i lavori; né, a distanza di mesi, si conoscono le imprese che avrebbero risposto al bando di Invitalia per insediarsi nelle aree dismesse, gli investimenti proposti, l’occupazione prevista; e ancora, non si comprende se e in che misura l’Eni stia portando avanti le bonifiche previste.
Premesso che ero e sono tuttora convinto che l’Eni avrebbe dovuto bonificare completamente le aree occupate, smantellando le tonnellate di inutile ferraglia ancora presenti e restituendo le aree alla città (ma per far questo ci sarebbe voluta ben altra classe politica a tutti i livelli), va registrato che l’occupazione dell’indotto langue, gli impegni non vengono rispettati, e il cane a sei zampe tenta in qualche modo di rifarsi l’immagine con qualche iniziativa culturale (bravi, bene, bis).
Si torna a parlare di Agroverde, che è come i monsoni del sud est asiatico. Tornano, puntuali, a scadenza fissa. Il grande progetto rischia di fallire, c’è chi vorrebbe subentrare, ma dal Comune non arrivano risposte serie, salvo scoprire che “nella fidejussione c’è qualche problema”. Grazie, lo sapevamo da anni, e lo sanno i proprietari espropriati rimasti senza terreni e senza soldi.
Basta un acquazzone più violento del solito per mandare in tilt la viabilità e allagare le strade. Per evitarlo sarebbe sufficiente pulire le caditoie e sistemare per bene i tombini, ma forse al Comune avevano cose più urgenti da fare. Come, ad esempio, notificare tutti insieme migliaia di avvisi di accertamento dell’Ici per il 2012, non pensando che migliaia di cittadini, tutti insieme, si sarebbero catapultati all’Ufficio Tributi per chiarimenti e correzioni.
Complimenti, questa sì che si chiama programmazione: folla di utenti, confusione, ricevimento con appuntamenti (quindi fila per prenotare e poi ritorno)fissati dopo un mese. E non mi si dica che non era possibile prevedere l’ondata di cittadini.
Perché , diciamolo chiaro, manca il rispetto verso il cittadino. Che spesso, come dicevo, ci mette del suo (sporcando le strade, buttando i rifiuti in giro, istituendo col passaparola discariche abusive, guidando l’auto in maniera incivile). Ma l’esempio, nel caso del rispetto, deve venire da parte di chi amministra.
E invece dobbiamo assistere a farse di tutti i generi. Dal Sindaco che licenzia i propri assessori “in tronco” e senza preavviso, come il più vergognoso “padrone” farebbe coi lavoratori, ai balletti dei partiti e dei singoli consiglieri sulle note della sfiducia.
Dagli assessori in “quota Musumeci” oggetto di smentita (poco convincente, per la verità) dai consiglieri di Musumeci, agli interminabili incontri, accordi sottobanco, tentativi di avvicinamento, dichiarazioni dei capigruppo, dei consiglieri, degli esponenti di partito, quasi sempre vuote e di poca utilità. Una situazione, per chi la osserva dall’esterno, squallida da ogni punto di vista.
Dignità vorrebbe che si cambiasse registro in modo chiaro: o appoggiando Messinese fino a fine mandato in modo trasparente e senza sotterfugi, o votandone la sfiducia (ma mi rendo conto che in tempi di crisi i mille euro al mese circa dei consiglieri fanno pr sempre comodo). Ci sarà questa dignità negli esponenti della piccola politica gelese? Perché se non ci sarà, e si continuerà con questa “commedia degli orrori” sapremo farci solo male.