Messinese, manovre azzardate alla ricerca di un’improbabile maggioranza

Messinese, manovre azzardate alla ricerca di un’improbabile maggioranza

L’azzeramento della giunta. E’ quel che chiedevano un po’ tutti, quando Messinese tentò di aprirsi per la prima volta ai partiti.

In verità, era stato un disperato tentativo di evitare la sfiducia. Per prendere tempo, insomma. C’erano le Regionali e a nessuno – tutti con i propri candidati in lista – conveniva creare ulteriori lacerazioni. Dopo il voto, l’azzeramento c’è stato. Un azzeramento-farsa, visto che solo dopo pochi giorni di totale vacatio, due degli assessori più “pesanti” usciti dalla porta sono rientrati subito dalla finestra. Con un terzo soggetto a far numero, tal che si potesse raggiungere il “quorum deliberandi”.

Il fantasma della sfiducia. Si torna a parlare di mozione, com’era nelle previsioni.
Messinese dovrebbe sapere che in prossimità di nuove consultazioni elettorali (le Politiche di primavera e forse anche le Amministrative, comunali e provinciali) a nessuna forza politica conviene ammucchiarsi con altri schieramenti opposti. Insomma, partiti e movimenti di sinistra e di destra in tali circostanze non si mettono insieme presentando lo stesso conto agli elettori.

E allora Messinese dovrebbe fare una scelta di campo, o con la destra o con la sinistra, magari con qualche stampella pescata nel gruppo misto. I cosiddetti indipendenti, non tutti propensi a rimanere tali, ovvero nel limbo della politica. Ma prima di decidere deve fare bene i conti. Per capire quale scelta è praticabile e quale no.

I numeri. Alla data del 20.11.2017 (fonte: Ufficio di presidenza del Consiglio comunale), l’assemblea civica risulta così composta: 5 Partito democratico (Carmelo Orlando, Alessandra Ascia, Salvatore Gallo, Romina Morselli, Guido Siragusa); 4 Sicilia futura (Giuseppe Ventura, Antonino Biundo, Cristian Malluzzo, Sandra Bennici); 4 Movimento 5 Stelle (Simone Morgana, Vincenzo Giudice, Angelo Amato, Virginia Farruggia); 3 Forza Italia (Salvatore Scerra, Crocifisso Napolitano, Sara Cavallo); 3 Lista Musumeci (Vincenzo Cascino, Anna Comandatore, Giovanni Panebianco); 2 Energie per l’Italia (Luigi Di Dio, Francesca Caruso); 1 Art. 1-Movimento dei progressisti (Carmelo Casano); 1 Megafono (Sara Bonura); 1 Noi con Salvini (Salvatore Farruggia); 6 Indipendenti (Vincenzo Cirignotta, Antonio Torrenti, Maria Pingo, Giuseppe Guastella, Salvatore Sammito, Angela Maria Di Modica).


Gruppo Misto primo partito in Consiglio. Gli indipendenti costituiscono il gruppo più numeroso in Consiglio comunale. Diventano merce pregiata per determinare una maggioranza in Consiglio, di centrodestra o di centrosinistra, raggruppando i quali, avremmo due maxi-scheramenti:
Centrosinistra: [(Pd+Sicilia futura+Mpd+Megafono) =11+ 6 Indipendenti = 17)]
Centrodestra: [(Forza Italia+Lista Musumeci+Energia per l’Italia+Noi con Salvini) = 9 + 6 Indipendenti = 15].
Movimento 5 Stelle per scelta fuori dai giochi.

A conti fatti. Dai numeri è evidente che solo il centrosinistra, attingendo a piene mani dal gruppo Misto (peraltro formato per 5/6 da consiglieri eletti in quell’area) potrebbe, con 18 consiglieri, o anche solo 16, garantire a Messinese una omogenea maggioranza; Il centrodestra potrebbe arrivare a 15, attingendo con difficoltà dal gruppo Misto. Il che significa che col centrodestra il sindaco non avrebbe la maggioranza in consiglio, ma si metterebbe al riparo solo dalla sfiducia.

Responsabilità. Per due anni e mezzo si è giocato sulla pelle della città e dei gelesi.  Il progetto Agroverde è rimasto fermo, la riconversione green della raffineria è rimasta solo sulla carta, i soldi delle compensazioni chi li ha mai visti, le strade rattoppate, il commercio che boccheggia, città sporca e acqua poca e giallastra.

 

Qualcuno dovrebbe assumersi la responsabilità di tutto questo, che grava, senza che nessuno possa tirarsene fuori, sia su quelli che si sono ostinati a governare pur non avendo i numeri, sia su quelli che hanno solo criticato l’amministrazione ma con colpevole complicità l’hanno tenuta in vita pur potendola cacciare via e rimettere tutto in mano agli elettori.