Eni farà l’Unità di terapia intensiva all’ospedale Vittorio Emanuele III di Gela come promesso mesi fa.
Sarà realizzata in circa 1000 mq al piano terra del padiglione “C” del presidio ospedaliero gelese. Previsti 10 posti letto – articolati con la massima flessibilità – di cui 2 posti letto dedicati all’isolamento. Tale allocazione comporterà la possibilità di attivazione della pressione negativa per patologie diffusive, un nuovo collegamento con il blocco operatorio adiacente, nonché un nuovo accesso ed accoglienza per i parenti dei ricoverati.
Penserà a tutto Eni: dalla progettazione completa, alla realizzazione di opere ed impianti, fino al collaudo. Il budget messo a disposizione è di 2 milioni di euro, con l’avvio dei lavori programmato entro il 2020 ed una durata degli stessi stimata tra i 6 ed i 12 mesi sulla base dell’andamento dell’epidemia. E’ quanto ha garantito il presidente della Raffineria di Gela, Francesco Franchi, affiancato dal responsabile per le politiche alla salute di Eni, Filippo Uberti, nel corso di un sopralluogo ai locali del nosocomio locale effettuato nella mattinata di martedì 22 settembre, in compagnia del manager dell’Asp nissena, Alessandro Caltagirone, del sindaco di Gela, Lucio Greco e dell’assessore comunale al ramo, Nadia Gnoffo (nella foto).
«Da nord a sud, Eni è in prima linea nella lotta al Covid e già a marzo – hanno affermato il responsabile alla salute Eni Filippo Uberi ed il presidente di Rage Francesco Franchi - abbiamo pensato a Gela. Dopo un'interlocuzione con l'Asp abbiamo deciso di investire sulla terapia intensiva dell'ospedale, in primis per rispondere alla pandemia attuale e poi per donare alla città una struttura che, ad emergenza finita, resti a disposizione della comunità locale».
«Questi sono fatti, non chiacchiere – ha sottolineato il sindaco Lucio Greco – e l'incontro di oggi conferma come Gela rientri nel programma nazionale di Eni. Il progetto per la nuova terapia intensiva sta andando avanti, inizia a prendere corpo e si sta individuando l'ala da recuperare. Il progetto è ancora preliminare, ma lo ritengo molto valido e realizzabile in tempi celeri. Intendo, comunque, convocare un ulteriore incontro con il direttore generale e tutti i primari del nosocomio per confrontarci e andare avanti in piena condivisione con chi vive l'ospedale e può dirci quali sono le esigenze e le carenze della struttura. Ci stiamo lasciando il passato alle spalle – ha concluso - e anche con questo nuovo progetto guardiamo al green, all'industria sostenibile e alla salute».
«Quella di oggi – ha aggiunto l'assessore Nadia Gnoffo – è la dimostrazione che la politica che si mette al servizio del territorio sa dare risposte concrete nell'esclusivo interesse della città. E' un segnale importante quello che oggi danno Eni, Asp e territorio, insieme per un unico progetto a favore di Gela. Stiamo portando avanti un lavoro sinergico e meticoloso affrontando i problemi e le tante criticità nelle giuste sedi istituzionali. Il nostro ospedale soffre tante ataviche carenze, sia in termini strutturali che di personale, ma – ha chiosato - abbiamo anche tante eccellenze che svolgono ogni giorno un lavoro straordinario».
Si è trattato di un sopralluogo propedeutico alla liberazione e alla cessione delle aree che saranno oggetto di ristrutturazione, con la presenza insieme di Eni, Asp ed amministrazione in carica, anche per mettere a tacere le voci, polemiche e sospetti che si sono diffusi durante questi mesi.
In piena emergenza Covid-19 e più precisamente il 7 aprile 2020, Eni rendeva noto attraverso apposito comunicato stampa che, fra le varie iniziative a supporto delle strutture sanitarie locali dei territori in cui la compagnia del cane a sei zampe opera, rientrava anche il piano ingegneristico per la realizzazione di una unità di terapia intensiva all’ospedale di Gela, mentre era in corso l’approvvigionamento di una sterilizzatrice ospedaliera per lo stesso nosocomio gelese. Prevista anche la consegna di 7500 mascherine FFP2 e 30000 mascherine chirurgiche, per tutto il territorio di Gela. Sebbene non specificati nella nota, i posti letto della nuova terapia intensiva del presidio ospedaliero gelese sarebbero stati 10, cioè quelli previsti dal decreto assessoriale 22/2019 e tanto quanto quelli invece specificati nella nota per la terapia intensiva dell'ospedale di Milazzo. Il 5 maggio successivo, il sindaco di Gela, Lucio Greco, comunicava di aver contattato il responsabile per le relazioni esterne Eni, l'avv. Manna, dal quale aveva avuto conferma di tutte le iniziative sopra menzionate. Anzi, veniva ribadito che il 23 aprile era stato già consegnato, installato e collaudato in ospedale, l’impianto di sterilizzazione.
Intanto, il 19 giugno 2020 veniva emanato un provvedimento dell'assessore regionale alla sanità, Ruggero Razza, ossia il decreto assessoriale sulla riorganizzazione delle terapie intensive e sub-intensive ai sensi dell'art. 2 del D.L. n. 34/2020, pubblicato in Gurs il 3 luglio e che recepiva di fatto quanto definito a livello nazionale nell’ambito del contrasto costante al Covid-19, con l'avvertenza però che la misura di rafforzamento contenuta nel provvedimento assessoriale, sarebbe rimasta anche successivamente e quindi in via permanente.
Sulla base di questo provvedimento vengono potenziate le terapie intensive e sub-intensive in tutta l'isola, per un investimento complessivo di circa 131 milioni di euro. Va precisato che la nuova rete ospedaliera regionale disegnata dal decreto assessoriale 22/2019 prevedeva nel libero consorzio di Caltanissetta 12 posti letto di terapia intensiva al Sant'Elia di Caltanissetta (di cui 8 attivati) e 10 posti letto di terapia intensiva al Vittorio Emanuele di Gela (di cui 4 attivati). Nel dettaglio, dei 36 posti d'intensiva previsti, 24 posti sono assegnati al Sant'Elia di Caltanissetta, in quanto Dea di II livello e la metà, cioè 12, al Vittorio Emanuele III di Gela, in quanto Dea di I livello.
Oggi, a distanza di diversi mesi e pesanti silenzi sulle tante domande emerse spontaneamente, si apprende che ci penserà Eni ed è sempre una buona notizia rispetto alla prospettiva di un iter, con lacci e pastoie di carattere burocratico come sovente si riscontra nella pubblica amministrazione. Rimane l’incertezza sui soldi che la Regione avrebbe dovuto investire sui 12 posti di terapia intensiva previsti per l’ospedale di Gela, secondo decreto assessoriale: non saranno più spesi perché ci ha pensato mamma Eni? Saranno stornati per altri servizi al nosocomio gelese? Dirottati altrove (leggi Sant’Elia di Caltanissetta)?
Senza dimenticare quel pizzico d’amarezza (anche più di un pizzico, invero) nel constatare che mentre per il resto dell’isola si può e si deve poter contare sui fondi regionali, a Gela per ristrutturate una terapia intensiva all’ospedale o per ripristinare il porto rifugio dobbiamo sperare nei soldi Eni, che poi sono soldi dei sacrifici gelesi.
Coincidenza vuole che nei giorni passati, il “Comitato del porto del golfo” ha comunicato ai media che innanzi ai ritardi dell’iter procedurale per i lavori di riqualificazione del porto rifugio di Gela, ha provveduto a richiedere un incontro all’ufficio di presidenza presso palazzo d’Orleans a Palermo, con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.
Non è possibile che ogni volta – fanno sapere dal Comitato del porto del Golfo – che si parla di Gela, per dotarci di servizi e di infrastrutture da creare ex novo, o più sovente solo da ripristinare, devono passare anni a causa di una lentezza burocratica che che finisce con l’impedire lo sviluppo della città. Soprattutto sul fronte mare, penalizzando tutto il comparto marittimo costretto a subire forti perdite economiche».
«Ricordiamo che il protocollo attuativo per i lavori di riqualificazione del porto rifugio di Gela – riporta l’ultimo comunicato del comitato – con un investimento di euro 5.880.000,00 (somme prelevate dal Protocollo di intesa del 2014 compensazioni Eni), è stato sottoscritto il 27 settembre 2016. Grazie al lavoro di squadra tra noi componenti del Comitato, il Comune di Gela ed il “gruppo di lavoro porto”.
Sono già trascorsi 4 anni ed ancora la città di Gela attende che il Porto rifugio venga ripristinato e riqualificato dall’atavico problema dell’insabbiamento. Ebbene sì – chiosa amaramente il comitato – questo è l’unico porto della Sicilia che risulta da anni insabbiato e abbandonato nel suo degrado».
Al comitato non è rimasto che informare il Prefetto ed inviare un richiesta di incontro con il presidente Musumeci, nella speranza che tale incontro si faccia al più presto.