Il sindaco Lucio Greco, completato l’esecutivo con l'ingresso di tre nuovi assessori in aggiunta ai quattro riconfermati, dopo le dimissioni irrevocabili della Iudici, nella serata di mercoledì ha assegnato le deleghe a tutti e sette.
In realtà, il primo cittadino ha riassegnato ai nuovi arrivati, oltre che le deleghe che erano in possesso della Iudici, anche altre deleghe sottratte ai quattro assessori riconfermati. Il tutto è stato il frutto di varie interlocuzioni, passate attraverso una riunione di maggioranza concitata ed un confronto solo abbozzato in consiglio comunale.
Alla forzista Nadia Gnoffo sono state confermate le deleghe ai servizi sociali, salute e sanità ma solo dopo che quest'ultima ed il coordinatore provinciale del partito, il deputato regionale Michele Mancuso, hanno posto il veto soprattutto alla delega della Sanità che era fortemente in bilico, cedendo di fatto solo quella alla pubblica istruzione che, con l’edilizia scolastica è stata assegnata al neo assessore Cristian Malluzzo.
Anche nel Pd non sono mancati i mugugni.
Una parte del partito locale si aspettava un secondo assessorato ed, invece, non solo è rimasta l'assessore Grazia Robilatte ma la stessa ha dovuto rinunciare ad alcune deleghe pesanti, come Bilancio e Tributi, di cui si dovrà occupare Danilo Giordano, la cui nomina in giunta, ufficializza l'ingresso in maggioranza dell'Udc. Inoltre, la Robilatte non avrà più a che fare con l'Agricoltura di cui si occuperà Malluzzo.
La stessa delega all'ambiente, nella parte in cui si interfaccia con la Ghelas e cioè il verde, i cimiteri, i parchi pubblici, rotatorie, in altri termini, l’immagine ed il decoro urbano, viene scorporata ed arriva a costituire una delega a se stante, in capo all'altro neo assessore Peppe Licata. Resta assegnata alla Robilatte la delega al patrimonio e gli vene assegnata quella alla Tutela degli animali lasciata libera dalla dimissionaria Iudici.
Chi probabilmente paga più dazio di tutti è Ivan Liardi che da giovedì mattina dovrà occuparsi solo di lavori pubblici. Due le deleghe a cui è stato costretto a rinunciare. La prima è l'Urbanistica, assegnata a Licata. La seconda è la Polizia municipale, trasporti e mobilità che il primo cittadino ha avocato a sè, oltre al personale. Come dire che i vigili urbani non rappresentano un corpo a parte, ma col resto del personale sono sotto la responsabilità politica del sindaco. Inoltre la stessa delega dei lavori pubblici è depotenziata dell'edilizia scolastica, ora associata come sopra anticipato alla delega dell'Istruzione in mano a Malluzzo.
Fanno buon viso a cattivo gioco anche quelli di Una buona idea, il cui riferimento in giunta, Terenziano Di Stefano si vede confermato quasi tutto, compresa la vicesindacatura, con buona parte dello Sviluppo economico, le politiche innovative e giovanili, nonché i rapporti con il consiglio. Cede però Sport, turismo e spettacolo, ora passati sotto il comando politico di Malluzzo.
Non è un mistero, soprattutto, che il movimento civico che ha dato inizio al progetto poi sposato dalla città alle urne, aveva chiesto il ritorno ad una delega piena come quella dello sviluppo economico, non più limitato ad attività produttive, energia, artigianato e suap, ma con dentro anche agricoltura, mare e pesca, che invece sono andate ai nuovi assessori Malluzzo e Licata.
Ce ne dà conferma, lo stesso vicesindaco.
«Non come assessore, ma come esponente del mio movimento - precisa Di Stefano – posso affermare che abbiamo preso atto di quanto deciso dal primo cittadino, che ha agito secondo le prerogative che l'ordinamento giuridico gli assegna. Lo facciamo però qualche riserva. Avevamo chiesto un assessorato allo sviluppo economico che comprendesse anche agricoltura e pesca e così non è stato. Soprattutto avevamo chiesto un maggiore equilibrio fra le forze politiche che hanno sostenuto il sindaco.
Chi va ad analizzare le deleghe nella loro distribuzione, capisce immediatamente che questa esigenza di equilibrio non è stata del tutto soddisfatta, perché l'esito finale non ci sembra quello prospettato, vale a dire alleggerire gli assessori precedenti senza al contempo sovraccaricare i nuovi arrivati, che devono peraltro prendere ancora contezza della macchina burocratica. In definitiva, rimaniamo leali ad un progetto che abbiamo fatto nascere ed incassiamo il colpo, giacché al sindaco spettano per legge nomine e deleghe così come le rispettive revoche, nella speranza – conclude Di Stefano – che le nostre teoriche perplessità non si traducano poi nel concreto in criticità di cui la città non aveva bisogno».
Comprensibilmente di tenore opposto, il commento che ci ha rilasciato il neo assessore Licata, la cui nomina ancorché le deleghe assegnate, è stata contestata fino all'ultimo, in particolare dal Pd che per bocca del suo capogruppo consiliare, Gaetano Orlando, ha criticato aspramente la circostanza che vede ritrovarsi in giunta dopo aver vinto le elezioni, da un lato un assessore come Licata che era assessore della giunta Messinese che il Pd accanto le altre forze consiliari avevano sfiduciato, nonché dall’altro, un assessore come Giordano indicato dall'Udc entrato in maggioranza direttamente dai banchi dell'opposizione, dopo aver sostenuto l'avversario diretto di Greco, vale a dire Giuseppe Spata, fino al ballottaggio.
«Chi fa politica – argomenta l'assessore Licata – si prefigge degli obiettivi. Il mio primo obiettivo era quello di contribuire a creare un'alleanza larga e civica, che abbracciasse tutte le energie positive, cioè di chi si vuole spendersi per la città, al di fuori ed a prescindere dalle dinamiche dei partiti, ma senza per questo escludere quest’ultimi a priori. Il secondo obiettivo era quello di mettersi a disposizione del sindaco e del progetto, anche nel rivestire ruoli di responsabilità, assessorati compresi. Quando il sindaco me lo ha chiesto ho accettato senza timore e con tanta voglia di dare il mio contributo.
Un assessore politico non deve disquisire sulle deleghe, non ho problemi a confrontarmi con i dirigenti, a cui esporrò le mie idee, proponendo le soluzioni in giunta ancor prima. Ho fatto già visita al settore dell'urbanistica e mi sono fatto già un'idea su come intervenire. Sul decoro urbano, collegato all'urbanistica, c'è un piano colore da sfruttare secondo l'ultima normativa e voglio coinvolgere la società civile. Bisogna dire basta alle polemiche – chiosa Licata – e fare squadra, armandosi di umiltà nel servire la città". Allo stesso Licata vanno anche i servizi demografici rimasti orfani dopo le dimissioni della Iudici. Scompare la delega alle pari opportunità, nonostante la presenza di due donne in giunta.
Alla fine, tutti quelli che non erano pienamente convinti, fra gli alleati della prima ora, hanno dovuto ingoiare il rospo, rimandando a tempi migliori eventuali rese dei conti. Gongolano i nuovi arrivati e chi li ha sponsorizzati, ma il troppo, spesso, porta con se il rischio di ingozzarsi. In ogni caso, a parere di chi scrive, si è persa un'altra occasione per un'allocazione razionale delle deleghe.
Questo è normale quando l'importante è conquistare la poltrona. Il confronto dialettico tra assessori e dirigenti non è favorito, anzi è complicato. Le deleghe devono riflettere compartimenti stagni. Spezzarle pur di accontentare questo o quell'altro, moltiplica la problematicità nel relazionarsi tra personale politico e personale burocratico. Ed a perderci è sempre il politico, perché è il politico che ci mette la faccia.
Prendiamo ad esempio una delega come quella dei finanziamenti europei che il sindaco Greco ha assegnato ad un esperto della materia come Danilo Giordano. Quando questi lavorerà per intercettare fondi europei per il commercio, l'altro assessore al ramo (Di Stefano) cosa farà? Idem con (Malluzzo) l'agricoltura. Idem con (Licata) la pesca. E tra quanti dirigenti dovranno passare le pratiche? Ed a cosa serve allora il Gal? Ed il Gac? E l'esperto del sindaco? Troppi galli nel pollaio.