La notizia è arrivata intorno alle 14,30 di questo venerdì, dopo che il giorno prima il Tar aveva lasciato tutti col fiato sospeso, non essendosi pronunciato nella stessa mattinata.
Ricorso rigettato. Greco resta sindaco e tira un sospiro di sollievo. Inutile l’accanimento contro la sua elezione da parte dei ricorrenti. Rinviate, invece, le decisioni sui ricorsi per il Consiglio comunale di Angelo Cafà (contro Romano) e di Sara Cavallo (contro la Morselli).
Premesso che il Tar avrebbe potuto esprimersi nella stessa mattinata di giovedì in ordine al tanto atteso ricorso presentato dal candidato a sindaco sconfitto al ballottaggio, Giuseppe Spata, al momento in cui il giornale va in macchina arriva la notizia che la decisione è stata presa.
Il Tribunale ha rigettato il ricorso del centrodestra, accogliendo la richiesta in tal senso della difesa, Niente sospensione del giudizio, quindi, così come sperava la parte ricorrente, che intanto aveva probabilmente complicato le cose presentando querela per “falso ideologico” nei confronti di una parte dei consiglieri di maggioranza, assessori compresi.
I ricorrenti, infatti, avevano chiesto la sospensione del giudizio nelle more della definizione della querela. La difesa, come sopra anticipato, si è opposta, rimettendosi comunque alla decisione del Tar.
Si rimane in attesa anche del pronunciamento del Tar in ordine al ricorso presentato dell’avv. Angelo Cafà al fine di scavalcare nella contesa, tutta interna alla lista “Azzurri per Gela”, la posizione di Carlo Romano risultato ultimo degli eletti in quella lista. Rinviato invece a metà dicembre, il ricorso presentato dalla consigliera uscente Sara Cavallo, che contesta il premio di maggioranza che ha fatto scattare, a suo discapito, il quindicesimo seggio all’attuale consigliera Morselli.\
L’interrogativo sul ricorso contro Greco si è sciolto subito dopo pranzo di venerdì, proprio quando il giornale andava in stampa. Il pronunciamento del Tar arriva infatti verso le 14,30. mettendo fine all’interrogativo che da mesi attanaglia le vicende politico-amministrative locali, a seguito del ricorso presentato già all’indomani della proclamazione a sindaco di Lucio Greco e dell’insediamento ufficiale del Consiglio comunale, dal candidato a primo cittadino sconfitto al secondo turno, Giuseppe Spata, accanto altri due co-firmatari.
Invero, nella giornata di giovedì 30 gennaio, il Tribunale Amministrativo Regionale era chiamato a pronunciarsi su tre ricorsi riguardanti Gela. Innanzitutto, il ricorso dell'esponente locale della Lega di Salvini e candidato del centrodestra sconfitto al ballottaggio, Giuseppe Spata, ai fini dell'esclusione di ben quattro delle cinque liste a sostegno del candidato vincente al ballottaggio, Lucio Greco e, quindi, ai fini della correzione del risultato elettorale, con l’annullamento della elezione di ben tredici consiglieri comunali della maggioranza, l'annullamento della elezione a sindaco di Lucio Greco, la sua esclusione da un nuovo ballottaggio a cui verrebbero ammessi, invece, oltre allo stesso Spata, anche il candidato civico, l'imprenditore Maurizio Melfa giunto terzo al primo turno; ovvero stabilendo l'elezione già al primo turno di Spata con tanto di premio di maggioranza per la sua coalizione, qualora risultasse dalla correzione dei risultati in alcune sezioni ben individuate un consenso maggiore al 40%.
Senonché, il legale rappresentante dei ricorrenti, l'avv. Antonietta Sartorio, giusto in sede di esame ha richiesto la sospensione del giudizio, in attesa della definizione processuale in sede civile della querela per falso ideologico, che lo stesso Spata ha fatto recapitare ai consiglieri di maggioranza eletti nelle liste incriminate relative al ricorso amministrativo, estendendola anche agli assessori in giunta, ma non anche a tutti gli altri candidati presenti in quelle liste, seppur non eletti.
Per quanto ci è dato sapere, l'atto di citazione per querela di falso ideologico riguarderebbe, più precisamente, due documenti: l'atto separato di candidatura a sindaco di Lucio Greco sostenuto da cinque liste ed una relazione in risposta ad una interrogazione parlamentare, inoltrata al Senato dall'allora responsabile dell'ufficio elettorale, il compianto dott. Nando Incardona, padre del consigliere e segretario cittadino dell'Udc, Salvatore Incardona. Forse, non è un caso che lo stesso consigliere e l’Udc abbiano preso sin da subito le distanze dal ricorso, prevedendone le estreme conseguenze, fino a criticare aspramente l’atto di citazione per querela di falso ideologico a cui si è giunti, per poi rompere definitivamente con la coalizione di centrodestra e offrire la propria collaborazione all’amministrazione.
Per contro, gli avv. Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, legali rappresentante della difesa, hanno chiesto al Tar di pronunciarsi lo stesso, a prescindere dalla definizione processuale della querela, rimettendosi in ogni caso alla decisione del giudice amministrativo di primo grado, chiamato a quel punto a scegliere tra due opzioni: accoglimento della richiesta di sospensione avanzata dai ricorrenti, oppure decisione nel merito (accoglimento del ricorso ovvero rigetto del ricorso perché inammissibile e/o immotivato).
Alla luce del pronunciamento del Tar alcune considerazioni possono essere fatte. Tutto rimane com’è. A questo punto Spata potrebbe pur sempre ricorrere al Cga (Consiglio di Giustizia Amministrativa), in secondo grado, cosa che ha già escluso l’altro firmatario, il centrista Ennio Di Pietro.
I ricorrenti, invero, speravano nell’accoglimento della richiesta di sospensione del giudizio, atteso che il Tar in altre occasione era stato tendenzialmente propenso a considerare il ricorso ammissibile, a maggior ragione in questo caso, in cui il tribunale di Palermo si pensava potesse aspettare la definizione processuale della querela per falso ideologico, conformandosi di fatto ad essa.
Ma anche in questo caso sarebbe rimasto tutto com’è, con la sola differenza di continuare a tenere in una condizione “sub-iudice”, di defezione e provvisorietà, l’intera amministrazione e la sua maggioranza, delegittimandone potenzialmente l’azione. Reiterando un clima politico deleterio per la città, con un “muro contro muro” sovente inopportuno, oltre ingiustificatamente fazioso.
Trasferire il discorso processuale in sede civile, insomma, avrebbe allungato i tempi. Inutile nascondercelo.
Presumibilmente anche per questo i ricorrenti avrebbero deciso di non notificare le querele anche agli altri candidati non eletti nelle liste incriminate, ma la ventina e più di soggetti coinvolti, da un punto divista di tempi processuali, non sono pochi. Anzi. Uno degli altri due ricorsi rimaneva confinato all'interno della lista "Azzurri per Gela". A ricorre innanzi al Tar è stato l'avv. Angelo Cafà, primo dei non eletti nella sopracitata lista. Cafà contesta l’elezione al suo posto del dott. Carlo Romano, quale ultimo degli eletti. L’accusa di Cafà riguarda i voti di due sezioni. Il Tar ha introitato la richiesta per pronunciarsi nel merito.
Diverso il discorso per l’altro ricorso in cui l’uscente Sara Cavallo, risultata prima dei non eletti nella lista “Avanti Gela”, contesta l’attribuzione di 15 e non 14 seggi, quale premio di maggioranza alle liste a sostegno di Lucio Greco, eletto al ballottaggio, in quanto con l’attribuzione di 14 seggi, anziché di 15, ne perderebbe uno la maggioranza e perderebbe lo scranno Romina Morselli in “Un’Altra Gela”; mentre ne guadagnerebbero uno le minoranze ed andrebbe ad appannaggio della lista Avanti Gela e, di conseguenza, della ricorrente Sara Cavallo. Ma il Tar ha deciso per il rinvio della trattazione del ricorso a metà dicembre del corrente anno.