ll governo regionale rivolta come un calzino il Patto per il Sud e rimodula ben 48,3 milioni di euro, togliendoli a Termini Imerese e Gela, per girarli alle aree industriali di Catania e Siracusa, nonché a nuovi settori d'investimento come hi-tech, medicina ed altro.
E' quanto ha deliberato la giunta regionale presieduta da Nello Musumeci, in un giorno festivo, l'ognissanti, che cade l'1 novembre. Sono stati "de-finanziati per verificata mancanza di progetti esecutivi", ben 6 progetti destinati a Gela: l’area verde attrezzata per cani con percorso di agility nel quartiere di Macchitella (400.000,00 euro); l’asilo in Via Albinoni (850.000,00 euro); il nuovo stadio in c/da Marchitello (15.560.869,00 euro); Orto Pasqualello (8.000.000,00 euro); la riqualificazione urbana di Macchitella (160.000,00 euro); una parte del progetto “Una via tre piazze” (8.500.000,00 euro).
In totale Gela perde così 33.470.869,00 euro e non sono briciole. «a seguito di un'accurata ricognizione dello stato di attuazione dei singoli interventi che ha compreso apposite visite ispettive presso le stazioni appaltanti» secondo quanto leggiamo nella delibera, dopo quasi tre anni dalla sottoscrizione del Patto per il Sud, alcuni interventi vengono de-finanziati perché «presentano forti criticità al raggiungimento del livello di progettazione utile per la sottoscrizione delle Ogv (obbligazioni giuridicamente rilevanti) entro la fine del 2021 (termine ultimo richiesto dallo stesso Patto)».
Non ci sta decisamente il vicesindaco di Gela, Terenziano Di Stefano: «Queste somme vengono trasferite in alcune zone del catanese e del siracusano che sono interessate anche dall'Asse 1, seguito dall'assessorato alle attività produttive retto dall'assessore Turano – ci risponde secco Di Stefano - che so essere in difficoltà per la capienza economica di quell'asse e vorrebbe utilizzare a tal fine i nostri soldi. Cosa che tra l'altro non è possibile fare, perché questi fondi hanno una destinazione ben precisa e riguarda le aree di crisi complessa.
Quindi – rincara la dose il vicesindaco – non prendiamoci in giro, siamo di fronte ad una forzatura politica che dobbiamo assolutamente contrastare. Non lo permetteremo. Come definire se non inconsueta – prosegue sarcasticamente Di Stefano – la celerità con cui sono state trasmesse le comunicazioni. Il 30 ottobre l'assessorato alle attività produttive emana la nota e la trasmette all'assessorato al bilancio che esita parere favorevole il giorno dopo, cioè il 31 ottobre e tramesso alla giunta, viene votato l'1 novembre, peraltro con il rosso nel calendario. Una velocità amministrativa mai vista. Infine, ma non ultimo – conclude il vicesindaco – alle aziende delle ex Asi etnee ed aretusee, viene chiesto di inviare i progetti per essere finanziati, come se per loro non valesse l'impossibilità di finalizzare l'iter entro il 2021 che ha invece ha determinato la bocciatura di sei progetti per Gela».
Un’indagine che faccia luce sui fatti è quanto rivendica “Una buona idea”, movimento di riferimento del vicesindaco: «stiamo parlando di progetti e relativi iter procedimentali per i quali il Comune di Gela ha sostenuto delle spese ed è quindi ipotizzabile persino un danno erariale per l'ente. Siccome per indole, costume e formazione politica, non ci affascinano i processi sommari, qualora le altre forze non dovessero ritenere opportuno istituire un'apposita commissione ad hoc, chiediamo che quantomeno la commissione consiliare competente possa essere legittimata a condurre un'inchiesta a 360 gradi sui fatti, per poi relazionare in una seduta pubblica del consiglio comunale, alla presenza anche dell'amministrazione, dirigenti, Rup e chiunque in qualche modo abbia svolto un ruolo, anche se marginale, in tali progetti».
Che la questione abbia connotati politici oltre che tecnici lo conferma il dirigente dei Lavori pubblici, architetto Emanuele Tuccio: «I sei progetti – precisa Tuccio – sono inclusi in un "elenco di interventi da riprogrammare", ma al momento non coperti da specifico decreto di finanziamento. Qualcuno osserva che appare improprio che la sottrazione di questi finanziamenti siano destinati ad altri territori. A quel punto la questione diventa politica, non più solo tecnica.
Allo stato dell'arte abbiamo 15 progetti oggetto di finanziamento, di cui uno è già in corso di esecuzione, altri due sono alla firma del contratto ed uno lo stiamo riaggiudicando. A monte di tutto questo, c'è un sovraccarico di lavoro in capo ai Rup. Un personale ridotto all’osso e che ha in carico diversi procedimenti, rientranti non solo nel Patto per il Sud. Cioè, sono responsabili per più procedimenti e, al contempo, svolgono attività ordinaria, come responsabili di servizio, gestiscono appalti, dirigono lavori di manutenzione ed altro ancora. Per sopperire a tali difficoltà, si è pensato di istituire uffici a supporto dei Rup, che possono avvalersi, così, di collaborazioni esterne all’amministrazione per espletare gli adempimenti necessari per gestire utilmente tali procedimenti e pervenire alla realizzazione delle opere».
La parola passa ora all’Ars e più precisamente alla commissione Bilancio chiamata ad esprimere un parere sulla delibera e dove i deputati grillini Di Paola e Sunseri promettono già battaglia: «il centrodestra ha scippato 48,3 milioni di euro a Gela e Termini Imerese – riporta il comunicato inviato dall’ufficio stampa pentastellato all’Ars – tra le zone più depresse della Sicilia, per indirizzare queste risorse sulla Sicilia orientale e su Catania, guarda caso il feudo del presidente della Regione. Quando la proposta arriverà in commissione Bilancio – assicurano i due parlamentari regionali del m5s– la nostra opposizione sarà determinata e inflessibile».