Per il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, il dissalatore a osmosi inversa programmato per Gela contro la crisi idrica dovrebbe iniziare a produrre acqua potabile entro il 21 giugno, cioè all'inizio dell'estate, nell'area che la foto vi mostra.
Ma proprio la foto fa rilevare che al momento non c'è ancora nulla di quanto annunciato e conferma che si sta prospettando un'altra stagione estiva in totale emergenza siccità.
A Palermo l'assessore all'energia e ai servizi civili, Giovanni Di Mauro (MpA), non vuole rimetterci la faccia e ha fatto trapelare la notizia che intende dimettersi. Qualcuno pensa che la sua sia una forma di pressione per accelerare un iter burocratico lento, farraginoso e insensibile ai bisogni dei cittadini.
Ma pressioni verso chi? Sicilia Acque è il "soggetto attuatore" che provvederà alla costruzione dei tre dissalatori, a Gela, Porto Empedocle e Trapani, con cui le autorità di governo, nazionali e regionali, pensano di far fronte all'arsura record del 2024, con le dighe vuote, le campagne aride, molte città a secco e oltre due milioni di siciliani disperati perchè non avevano acqua da bere e non sapevano nemmeno come lavarsi.
I tre impianti, denominati "dissalatori mobili" perchè realizzati con moduli-container (dunque amovibili), dovrebbero essere realizzati entro la prossima stagione estiva e garantire inizialmente 300 litri al secondo (100 ciascuno) con la possibilità di raddoppio (600 l/s) a pieno carico.
L'iniziativa, proposta dal presidente della Regione, Schifani, su suggerimento della giunta regionale di governo, è stata fatta propria dal commissario straordinario per l'emergenza idrica, Nicola Dell'acqua (nomen omen), nominato dal governo nazionale per affrontare la crisi idrica in Italia e nel Sud in particolare.
Cento i milioni disponibili attualmente: 10 garantiti dalla Regione gli altri dal fondo per lo sviluppo e la coesione. Un primo acconto sarebbe stato già deliberato a Roma.
«Dal governo nazionale – ha annunciato il presidente, Schifani – arriveranno 20 milioni di euro per la fase di avvio dei dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle. È stata infatti accolta la nostra richiesta che permetterà di far partire i nuovi impianti con la massima efficienza e nei tempi previsti».
Il nuovo modulo sorgerà fuori dalla raffineria Eni, nell'area del potabilizzatore di Sicilia Acque, sulla SS 115 Gela-Vittoria, nei pressi del distributore di carburanti e sede di Meic-Service.
Malgrado le tante rassicurazioni però i lavori di costruzione non partono. Solo alla fine di gennaio è stata indetta dal commissario straordinario «la conferenza di servizi per l’acquisizione dei pareri, atti di assenso e autorizzazioni, da parte delle diverse amministrazioni interessate».
«Circa un mese f a – ci conferma Filippo Franzone, assessore allo sviluppo economico del Comune di Gela – ci sono pervenute le richieste di parere urbanistico e dei relativi atti di adesione che questa amministrazione ha esitato favorevolmente e ha trasmesso nell'arco di appena tre giorni».
– Assessore Franzone, lei ritiene sia la strada giusta quella del ricorso ai dissalatori come fonte di acqua potabile?
«Non le so dire. Sinceramente spero che Gela non debba mai utilizzarlo il nostro dissalatore perchè noi abbiamo risorse sufficienti per soddisfare il fabbisogno idrico dei cittadini.
I nostri problemi contingenti sono legati ai ritardi accumulati nei lavori su potabilizzatore e sul tratto di condotta idrica S. Leo-Caposoprano, quest'ultimo cantiere sequestrato dalla magistratura a seguito di un gravissimo infortunio sul lavoro con il decesso di un giovane operaio. Ora sono stati tolti i sigilli al sito del sinistro e Sicilia Acque ha riappaltato il resto dell'opera. Speriamo che si proceda con rapidità al completamento dei lavori».
Perplesso e piuttosto scettico l'on. Lillo Speziale (Pd).
«Non sono contrario ai dissalatori – afferma Speziale – ben vengano come elementi di supplenza in momenti di emergenza idrica ma dubito che riescano a costruirli entro la prossima estate come ha sempre proclamato il presidente della Regione, Schifani.
Piuttosto, di fronte alla prospettiva di un'altra estate di sofferenza e di sete per la Sicilia, mi chiedo perchè non si cambia strategia. Si intervenga sulle dighe e sulle condotte colabrodo di collegamento che perdono milioni di metri cubi d'acqua. A Gela se si mettesse in funzione la diga Disueri, da sola, con i suoi 23 milioni di metri cubi, garantirebbe più acqua dei tre nuovi dissalatori messi insieme».
DIGHE DA ABBANDONARE
Per Nuccio Di Paola (M5S), vice presidente dell'Ars, c'è una amara verità che nessuno ha il coraggio di dire.
«A parte qualche invaso ancora recuperabile, le dighe siciliane, per anni senza manutenzione, sono tutte da abbandonare. Il materiale di interramento accumulatosi nel corso degli anni, non lo si riesce a rimuovere e a ripulire perchè costerebbe troppo smaltirlo in quanto è considerato un rifiuto speciale. Costerebbe molto meno invece fare una nuova diga».
– Perchè allora nascondere la verità ai siciliani?
«Infatti. Oggi il governo dovrebbe fare delle scelte drastiche. Si dovrebbe dire agli agricoltori che bisogna andare avanti con il recupero delle acque reflue, laghetti artificiali, pozzi e comunque un sistema di approvvigionamento idrico che non può contare più sulle dighe ormai vecchie e lasciate all'abbandono. Persino quelle funzionanti come l'Ancipa non riescono più ad accumulare acqua per via di stagioni con meno piogge. Ed allora bisogna inventarsi nuovi sistemi.
La dissalazione non basta. Bisogna cercare dell'altro. Ma non si fa nulla perchè nel momento in cui si tenta di fare qualcosa ci si accorge che mancano programmazione, personale e soldi»
– Che ne pensa dei tre dissalatori annunciati da Schifani?
«Io sono convinto che quest'estate i tre dissalatori, seppur piccoli (che è già tutto un dire perchè se mobili e mini metteranno in rete pochissima acqua) avranno difficoltà e non ce la faranno ad essere messi in marcia. E se non partono entro due mesi Schifani ha fallito. Lo testimoniano le ventilate imminenti dimissioni dell'assessore all'energia, acqua e rifiuti, Giovanni Di Mauro».
COSTI E BENEFICI
Ci sono poi altri fattori economici che non vanno ignorati: i costi e l'incidenza ambientale. In proposito abbiamo interpellato un esperto in materia, il dr Fabrizio Nardo, gelese, fondatore e gestore della start-up "Antifemo", un'azienda con sede legale a Gela e sede operativa a Rovereto, in Trentino, che si occupa di bio-tecnologie, trasformando i rifiuti organici dei depuratori in fertilizzanti attraverso un metodo brevettato che si rivela efficiente e molto economico.
– Dr Nardo, dissalatori sì o dissalatori no?
«Ci sono forti perplessità di varia natura nel merito. La prima criticità sono i costi. Non quelli di investimento ma quelli di gestione che poi si riversano sul prodotto al consumo. Bisogna essere consapevoli che essendo i dissalatori impianti energivori, che richiedono cioè grandi quantità di corrente elettrica per funzionare, causeranno un incremento delle tariffe idriche di almeno 30-40%».
– Sono energivori anche i dissalatori a osmosi inversa?
«Certamente. Con questo processo di produzione si fa largo uso di pompe volumetriche, che richiedono molta energia. Chi ricorre oggi ai dissalatori? Quei Paesi che dispongono di energia a basso costo, per esempio i Paesi del Golfo».
– Quindi a noi non conviene?
«Assolutamente no! Penso proprio che una analisi su costi e benefici andrebbe rifatta con la massima attenzione».
– Ci sono problemi anche di natura ambientale?
«Certo. Il primo impatto riguarda la quantità di CO2 che si libera nell'aria per la produzione con carburanti fossili di quell'energia usata per il funzionamento dell'impianto. Il secondo è quello della salamoia concentrata che si produce con l'osmosi inversa e che poi viene buttata in mare nel bacino di provenienza, apportando variazione dei parametri normali».
– Insomma c'è da riflettere prima di avviare questi impianti...
«Certamente, come in ogni altro insediamento industriale. Ma nel nostro caso mi chiedo: chi lo dice che a noi manca l'acqua? Da noi l'acqua c'è. Mancano le infrastrutture per conservarla, trasportarla alle utenze e utilizzarla.
Andare a riattivare le dighe, fare opere di manutenzione o sostituzione delle condotte idriche colabrodo comporterebbe una spesa meno rilevante di quella che occorre per costruire e gestire i dissalatori e sarebbe molto più rispettosa del nostro fragile ecosistema».