Dopo Comiso, anche Licata potrebbe avere il suo aeroporto. E Gela sta a guardare...

Dopo Comiso, anche Licata potrebbe avere il suo aeroporto. E Gela sta a guardare...

La piana di Licata è idonea ad ospitare la costruzione dell'aeroporto civile della provincia di Agrigento.

Lo ha decretato il ministero delle infrastrutture e dei trasporti a conclusione dell’istruttoria tecnica preliminare sul progetto, comunicandolo con una nota ufficiale al Libero Consorzio comunale che ne aveva avanzato richiesta.

Si tratta di un primo benestare che segna un passo fondamentale verso la nascita dello scalo aereo agrigentino. La valutazione ministeriale ha riconosciuto che l’area individuata, quella di Piano Romano in direzione nord, presenta caratteristiche anemometriche e plano-altimetriche compatibili con la realizzazione dell'aeroporto. 

Il costo stimato ammonta a circa 125 milioni di euro per un'opera che dovrebbe servire un bacino d’utenza iniziale di 657.000 passeggeri annui, con un aumento previsto per i primi cinque anni fino a 1,2 milioni di utenti. La sua realizzazione colmerebbe il divario infrastrutturale della provincia di Agrigento con altri territori del Sud e della stessa Sicilia. 

Ma dopo la bella notizia ecco arrivare la tegola sulla testa. Il Mit ha richiesto infatti un ulteriore studio attento e particolareggiato nonchè altri approfondimenti tecnici su costi, sostenibilità economica, traffico previsto e impatto sugli altri aeroporti siciliani, passaggi necessari se si vuole che l'iter burocratico possa proseguire.

Una lista di accertamenti aggiuntivi così complessa e articolata che, dopo i primi commenti di soddisfazione da parte dei promotori, ha suscitato la preoccupata reazione dell'ordine degli architetti.

«Aspettavamo – ha detto il presidente dell’Ordine degli architetti, Rino La Mendola – un parere positivo dall’Enac e dallo stesso Ministero per l’inserimento dello scalo agrigentino nel Piano nazionale degli aeroporti e non una ulteriore richiesta di una montagna di studi specialistici aggiuntivi, a nostro avviso davvero eccessivi per questa fase preliminare, finalizzata a inserire l’infrastruttura nella programmazione nazionale». 

«Registriamo un piccolo passo avanti – ha aggiunto La Mendola – ma saremo più tranquilli quando il parere definitivo del Ministero sarà rilasciato senza riserve. In ogni caso – si legge nella nota degli architetti – alla luce degli studi integrativi richiesti sull’impatto dell’infrastruttura sugli altri aeroporti siciliani, siamo ancora più convinti dell’opportunità di concentrare, dal punto di vista amministrativo, le attività aeroportuali della Sicilia in due poli, come auspicato dallo stesso Piano nazionale degli aeroporti.

In tal modo lo scalo agrigentino, così come quello di Birgi, potrebbe alimentare il polo occidentale dell’Isola che, dal punto di vista amministrativo, farebbe capo a Punta Raisi.  Analogamente, lo scalo di Comiso potrebbe essere aggregato al polo orientale, facente capo a Fontanarossa. Questa soluzione supererebbe eventuali concorrenze territoriali, consentendo peraltro una notevole riduzione dei costi di gestione e una più attenta e organica pianificazione dei voli in relazione alle esigenze del territorio siciliano».

Se, come sembra, Licata, in nome e per conto di Agrigento, avrà il suo aeroporto civile, si verrà a creare nella fascia centro-meridionale della Sicilia una situazione così strana che definire singolare se non grottesca appare un eufemismo.

Avremo Gela, città di 75 mila abitanti, al centro di un territorio dove esistono due aeroporti: a est quello di Comiso, comune di 30 mila residenti, a ovest quello licatese per una popolazione di 35 mila abitanti. Insieme i due centri aeroportuali non raggiungono nemmeno il numero di cittadini gelesi e le loro pianure non permettono la costruzione di piste lunghe per i voli internazionali.

Eppure, Gela, che per prima aveva avviato la procedura per il ripristino dell'aeroporto di Ponte Olivo, è rimasta tagliata fuori, perdendo una grande occasione per la realizzazione di una infrastruttura che avrebbe potuto rivelarsi volàno di crescita e di sviluppo economico. Non è la prima volta. Come mai? Lo abbiamo chiesto all'ing. Renato Mauro, ex direttore generale del Comune di Gela, che ha fatto parte con incarichi apicali del comitato per l'aeroporto.

«Il progetto dell'aeroporto è fallito perchè lo ha fatto fallire Rosario Crocetta», ci dice il tecnico comunale oggi in pensione. 

«E' Crocetta che annulla la destinazione d'uso faticosamente raggiunta con l'impegno di tanta gente, compresi gli onorevoli Morinello e Speziale – sottolinea, Mauro. Nel giorno del suo insediamento, dopo aver vinto il ricorso contro Giovanni Scaglione, Crocetta si presenta alla programmata riunione con l'Enac per la firma della relazione di approvazione del progetto presso il ministero delle attività produttive e dice che il Comune di Gela non è più interessato all'iniziativa». Una sentenza di morte. Una pena capitale eseguita senza scrupoli, senza ripensamenti.

All'inizio degli anni '90, l'idea di realizzare un aeroporto a Ponte Olivo, al posto della vecchia pista militare della seconda guerra mondiale, usata dopo la Liberazione dal nazifascismo anche dall'Eni, aveva suscitato la sollevazione dei contadini, specie quelli niscemesi, che nella zona coltivano e coltivano ancora carciofi e non hanno mai avuto intenzione di rinunciare al loro lavoro nè di vendere i loro terreni.

Il comitato promotore dell'iniziativa, per superare ogni inghippo burocratico e in particolare le pastoie dell'Enac e del governo centrale, decise allora di progettare una pista di appena un km e mezzo, per il cui nulla osta non erano richiesti particolari autorizzazioni del governo centrale. L'idea era quella di aprire l'aeroporto con una procedura snella e poi, una volta avviata l'attività, se ne sarebbe chiesto l'ampliamento fino a portare la pista a tremila metri e forse più. Ma le cose non sono andate così.

«Siamo andati dall'allora assessore regionale Vladimiro Crisafulli (Pd) per ottenere l'ok della Regione al nostro progetto – ha raccontato Renato Mauro – ricevendo invece un netto rifiuto dallo stesso Crisafulli il quale ci ha detto che non potevano esistere due aeroporti civili a 20 km in linea d'aria l'uno dall'altro visto che gli americani avevano annunciato la volontà di cedere al comune di Comiso il loro scalo militare dell'Air Force e di destinarlo a usi civili.

Bisogna sapere però – tiene a precisare Mauro – che se a Licata realizzeranno l'aeroporto di Agrigento costruiranno un'opera dove è impossibile garantire l'intermodalità cielo-terra-mare dato che per il buon funzionamento di una simile interconnessione strutturale gli insediamenti devono avere una distanza massima di 10 km l'uno dall'altro.

«Criteri questi che – a parere del tecnico gelese – nemmeno Comiso è in grado di rispettare. Gela sarebbe stata l'unica sede adatta ad avere aeroporto, porto, interporto e stazione ferroviaria in questo raggio d'azione facilmente collegabile.

La pista di decollo e di atterraggio con i suoi tremila metri, allungabile fino a 5 mila, sarebbe stata la più lunga della Sicilia. Ancora più lunga di "Palermo Punta Raisi" che è di 3,2 km. "Catania e Comiso invece dispongono di una pista di 2,4 km, tanto quanto sarà quella di Licata».

Per Gela è stata un'altra occasione perduta. Ma la vicinanza con Licata, se l'iniziativa andrà a buon fine, potrebbe riaprire i giochi nel momento in cui sapremo approfittare di questa nuova opportunità.