Che Gela abbia maturato negli anni un rapporto problematico con i rifiuti è acclarato.
Oggi un po' tutti, persino chi ci amministra, sono concordi nell'ammettere che questa non è una città pulita, anche e soprattutto a causa di un servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani svolto i minimi termini da un gestore costretto a decine di proroghe tecniche per diversi anni.
E quando tutto sembrava volgersi ad una svolta, il più possibile serena, nuove nubi addensano l'orizzonte e riguardano i lavoratori. La questione non concerne tanto il loro destino occupazionale immediato, quanto la loro tutela, specie nel medio termine.
Un mese fa, il 3 maggio, si è svolto un incontro tra i vertici della Impianti Srr (società in house della Srr4) ed alcune rappresentanze sindacali al fine di discutere le condizioni per il passaggio di cantiere dei lavoratori impiegati nelle cosiddette "cinque terre" e nell’impianto di Timpazzo.
Il segretario provinciale e legale rappresentante dell’Usb, Luca Faraci, non solo non ha preso parte a quell’incontro, ma ha pure diffidato Impianti Srr e Srr4. Contestata la determina del 17 maggio con cui l'amministratore unico della Impianti Srr, Giovanna Picone, ha autorizzato l’applicazione della clausola sociale ex art. 20 del D.Lgs. 201/2022, dichiarando, tuttavia, di procedere all’assunzione in via diretta dei lavoratori impiegati nei sei mesi antecedenti alla data del 10.04.2021, per i lavoratori del settore di raccolta e conferimento rifiuti e alla data del 25.11.2020, per i lavoratori assunti a Timpazzo.
A supporto della predetta determina l’amministratrice ha richiamato la delibera n. 13 dell’Anac del 13.02.2019, che secondo Luca Faraci non può trovare applicazione: «la determina – precisa - sceglie la clausola sociale quale formula per il passaggio di cantiere, ma regolando quest'ultimo sulla base del contratto degli appalti.
A nostro avviso e secondo granitica giurisprudenza, la clausola sociale va applicata secondo contratto collettivo nazionale. L'articolo 6, in particolare. Del resto, la società in house, in questione ha avuto il servizio in affidamento diretto, senza quella procedura aperta o ristretta, stabilita dal codice degli appalti nel pieno rispetto del principio di concorrenza. La Srr4 non ha fatto un appalto pubblico, ma ha affidato il servizio direttamente alla propria società partecipata».
Il problema maggiore è in termini di tutela: «se non applichi il passaggio di cantiere secondo clausola sociale riferendoti al Ccnl di settore, si pone un problema – prosegue – serio di tutela reale per gli assunti in forza a dicembre 2016 e quelli assunti prima di maggio 2015, che vanno a perdere il diritto al “reintegro” nel posto di lavoro, in caso di licenziamento illegittimo, per esubero o per fallimento societario e quant'altro. In pratica si vedrebbero applicati il “job act” e, quindi, solo il diritto all'indennizzo di varie mensilità, mentre il reintegro rimane una facoltà discrezionale in capo alla società, quand'anche subentrante.
Non riferendosi al contratto collettivo nazionale, nel verbale redatto il 3 maggio non si fa cenno inoltre ad una serie di tutele che sono fissate appunto nel Ccnl. Così come si perde la possibilità di un contrattazione di secondo livello, che apporta migliorie alla condizione del lavoratore. Non accettiamo che si dica di aver dato lavoro 133 famiglie, quando quelle famiglie vivevano già di quel lavoro.
Nelle procedure di conciliazione hanno fatto dimettere o licenziare i lavoratori, per nuove assunzioni. Ma i passaggi di cantiere, collettivi e non individuali, si concertano al centro per l’impiego, non si conciliano, manco in una sede sindacale protetta, che comunque non è sicuramente Timpazzo».
Altra questione è la centrale unica di committenza che farebbe perdere la stabilità della sede di lavoro, il che si assomma ai ruoli che dovevano essere definiti in sede di contratto attuativo sottoscritto dal sindaco, Lucio Greco: «avevamo avvisato il primo cittadino che era fondamentale prevedere contingenti ben precisi nel numero e nelle figure.
Non c'è invece traccia. Il lavoratore può essere così spostato da una mansione ad un'altra, oltre che da una città ad un'altra». Insomma, il timore è che non c’è stato un tavolo di concertazione e non ci sarà neanche per il bacino gelese.
Timori che non sembra avere il leder locale dell’Ugl, Andrea Alario: «Abbiamo inviato una lettera all’Impianti Srr – ha sottolineato - indicando che per il cantiere di Gela, occorre fare affidamento al Ccnl, in particolare l’art. 6 di Utilitalia, che va applicato a tutti i lavoratori in forza presso l’azienda cessante per l’intero periodo di 240 giorni precedenti l’inizio della nuova gestione.
Per cui, tutti i lavoratori gelesi ci rientrano. L’Impianti Srr ci ha risposto che sta esaminando la nostra proposta, sta facendo le opportune verifiche, prima di riconvocare le parti che hanno firmato il verbale del 3 maggio in cui abbiamo separato la vertenza su Gela, rispetto al resto del comprensorio Srr4. Ridiscuteremo la situazione su Gela con tutte le tutele del caso».