Il mese scorso Legambiente ha pubblicato il rapporto “Pendolaria 2023” con il quale è tornata anche la classifica delle 10 linee ferroviarie peggiori in Italia.
La Gela-Caltagirone-Catania, con i suoi 135 km, conquista agevolmente il podio, guadagnandosi il terzo posto dietro le due ex linee Circumvesuviane, ossia la Roma-Lido e la Roma Nord-Viterbo (a seguire dal 4° al 10° posto ci sono la Milano-Mortara, la Verona-Rovigo-Chioggia, la Genova-Acqui-Asti, la Novara-Biella-Santhià, la Trento-Bassano Del Grappa, la Portomaggiore-Bologna e la Bari-Bitritto).
Quella che da Catania termina a Gela, passando attraverso Caltagirone, ha però l'indiscutibile “merito” di presentare tutti i problemi possibili: ritardi, soppressione di corse, interruzioni di binari. Una paio di dati appaiono a dir poco clamorosi. La prima parte della linea, cioè quella che da Catania porta a Caltagirone, oltre a prevedere tempi di attesa e di viaggio di qualche secolo fa, se non biblici, nei soli primi sei mesi del 2022 ha visto oltre il 26% di corse che ha subito ulteriori ritardi e/o addirittura soppressioni.
In più, la seconda parte della linea, da Caltagirone a Gela, è chiusa da quasi 12 anni, a causa del crollo del “Ponte Carbone”, avvenuto l'8 maggio del 2011, i cui lavori di ripristino sono iniziati solo dopo 11 anni, lo scorso anno, nel 2022 e dovrebbero terminare nel 2026. Il condizionale “dovrebbero” è d'obbligo. Il resto dell'isola non è che vada alla grande, invero, con l’ulteriore beffa dell'aumento delle tariffe, di almeno il 10%.
«Il ritardo infrastrutturale italiano – riporta Legambiente – rispetto ad altri Paesi europei è enorme» e «a fronte di questo ritardo abbiamo fatto ben poco, anzi abbiamo fatto più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro». A ciò si aggiunge «la cronica arretratezza del sud Italia: le corse dei treni regionali in Sicilia - pone come esempio il rapporto - sono ogni giorno 506, contro le 2.173 della Lombardia, quando la popolazione in Lombardia è pari al doppio dei siciliani (rispettivamente 10 e 5 milioni) con un’estensione inferiore a quella dell’isola».
In buona sostanza, nel “Mezzogiorno” circolano meno treni, i convogli sono più vecchi (con un’età media di 18,5 anni rispetto a quella media di 11,9 anni dei convogli del nord) e viaggiano su linee in larga parte a binario unico, perlopiù non elettrificate. Tra Napoli e Bari, si legge nel rapporto, non esistono ancora treni diretti. In Sicilia, oltre la Gela-Catania, anche la Trapani-Palermo, via Milo, è chiusa da anni (dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno); senza dimenticare la tratta Corato-Andria, in Puglia, ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente che, nel luglio del 2016, spense la vita a 23 persone.
Più in generale, tra «linee a binario unico, treni con frequenze a dir poco irrispettose dei cittadini, risorse economiche inadeguate a rendere più competitivo il mezzo pubblico su ferrovia rispetto a quello privato su strada; ritardi nella riattivazione di linee ferroviarie interrotte, sospese o abbandonate, un confronto impietoso rispetto ai principali Paesi europei nei numeri sulle linee metropolitane e tranviarie in ambito urbano – osserva Legambiente – è davvero ancora troppo lenta la transizione ecologica del settore dei trasporti nel nostro Paese».
Per Gela è l’ennesima umiliazione. La politica potrebbe far molto ed invece, specie quella locale, è inerte. Altrove, pur con affanno, la politica cerca di muoversi, di cogliere al volo le opportunità.
Su iniziativa della licatese Annalisa Tardino, recentemente nominata commissario straordinario della Lega di Salvini in Sicilia, ad esempio, in virtù della carica di eurodeputata e membro della commissione dedicata alle infrastrutture nell’europarlamento, una nuova tecnologia verrà installata a bordo dei treni che percorrono la tratta aretusea-iblea-nissena-agrigentina, che da Siracusa giunge fino a Canicattì.
Si tratta di un sistema di gestione del trasporto ferroviario, l’Ertms (European rail transport management system), in termini di controllo e protezione del traffico con tanto di segnalamento a bordo.
«Un intervento importante – spiega l’europarlamentare e commissario della Lega in Sicilia – avviato tramite bando europeo di Rete ferroviaria italiana a valere sui fondi del PNRR, parte di un progetto più ampio, volto a promuovere, come anche richiesto di recente in una relazione di iniziativa a mia firma, approvata dal Parlamento europeo, l’interoperabilità tra gli operatori ferroviari dei diversi Paesi e migliorare le prestazioni complessive dell’intera rete ferroviaria italiana entro il 2036.
Entro la fine dell’anno, quindi, i treni siciliani operanti lungo questa tratta – precisa la licatese Tardino – verranno dotati di un sistema di segnalamento per garantire la sicurezza del traffico e mantenere il distanziamento. In altre parole, maggiore velocità, più sicurezza e meno ritardi rispetto al passato».
Giusto la tratta in questione, passando per il territorio di Gela, ha comportato la convocazione del consiglio comunale nella serata di martedì 14 marzo. In vista dell’implementazione della tecnologia Ertms, infatti, la Rfi (Rete ferroviaria italiana) ha richiesto – ai sensi dell’art.7 della L.r. 65/1981 – un parere al civico consesso gelese, per la realizzazione di opere (shelter) in difformità alle prescrizioni degli strumenti urbanistici.
Nella seduta di martedì, l’opposizione ha lasciato subito l’aula facendo cadere il numero legale, mentre l’indomani ha ottenuto un ulteriore rinvio per venerdì.