Il nuovo episodio incendiario ai danni di un’auto del consigliere comunale della “Dc” siciliana, Gabriele Pellegrino, il secondo nel giro di pochi mesi subito dall’imprenditore gelese, ha acceso la spia dell’allarme in tutta la comunità gelese.
A destare preoccupazione è anche la spregiudicatezza degli atti in questione: nei due episodi, a distanza di mesi, le auto sono andate in fiamme durante le ore notturne sotto casa di Pellegrino, in via Ettore Romagnoli, praticamente a due passi da un presidio di legalità, come la caserma della Guardia di finanza. Ed alcuni giorni fa, il rogo ha avvolto l’auto dell’esercente ed ex consigliere comunale, Nuccio Cafà, in pienissimo centro storico.
Durante l’anno, sono state bruciate le auto della consigliere comunale Alessandra Ascia, nonché dell’avvocato ed ex consigliere comunale Anna Comandatore. Auto e mezzi comunali sono stati incendiati e/o danneggiati. Una recrudescenza di condotte ed opere delittuose che lascia attoniti perché la matrice di questi atti criminali non è poi di così agevole ed immediata lettura. Il questore Ricifari ha denunciato che «ciò che continua purtroppo a registrarsi è la quasi nulla collaborazione dei cittadini.
Sono tanti gli episodi delittuosi per i quali non riceviamo alcun contributo testimoniale e poi dalle indagini emerge che dei fatti avevano diretta conoscenza e potevano testimoniare più persone». Certamente quella del questore è una verità, ma ricondurre questi episodi ad un’omertà diffusa sarebbe francamente un po’ riduttivo.
Incendi ed altre azioni delinquenziali, sparatorie e feriti compresi, saranno pure frutto di una «subcultura radicata», quasi di «stampo medievale» come ha affermato il procuratore Fernando Asaro, ma ci hanno sempre insegnato che esiste un rapporto inversamente proporzionale tra macro e micro criminalità: laddove cioè è forte il controllo territoriale della macro criminalità, più debole è la libertà d’azione concessa alla microcriminalità.
Ed allora ci si chiede com’è possibile una recrudescenza di episodi riconducibili alla micro criminalità in un territorio controllato non da una, o due, ma addirittura tre consorterie mafiose, secondo quanto sostenuto dalla magistratura ad ogni inaugurazione dell’anno giudiziario nell’ultimo quinquennio. In ogni caso, che il livello della soglia di attenzione vada innalzato è fuor di dubbio, non fosse altro per spazzare via lo spettro di un inaccettabile ritorno a ritroso di un quarto di secolo, in una città che non potrebbe più permetterselo.
Immancabile la pioggia di attestati di solidarietà al consigliere Pellegrino da parte di vari esponenti del mondo politico, a partire al gruppo politico a cui ha recentemente aderito, vale a dire la nuova creatura democristiana di Totò Cuffaro.
Ma ad esprimere la loro vicinanza al consigliere comunale più votato alle ultime amministrative, sono stati anche il gruppo politico di “Una buona idea”, il gruppo consiliare di “Fratelli d’Italia”, il consigliere comunale Salvatore Incardona e così via, sostanzialmente accomunati dall’appello lanciato verso una intensificazione dell’attività di contrasto oltre che repressiva, con riferimento in particolare al potenziamento della presenza di telecamere nel territorio.
Anche così affiora una «maggiore presenza dello Stato» invocata dal dott. Giampaolo Alario, coordinatore di “Rinnova” (di cui è esponente nell’assise civica la sopra menzionata consigliere Ascia) come già in passato richiesto e nuovamente rivendicato dall’ing. Trainito in rappresentanza di Confcommercio Asacom, mentre “Forza Italia” non chiude aprioristicamente all’intervento dell’esercito, anzi è dell’idea che possa essere una carta da giocare e da tenere, comunque, in considerazione.
Per il sindaco di Gela, Lucio Greco, «la vicenda che vede come vittima Gabriele Pellegrino, consigliere comunale e persona stimabile, deve far riflettere – ha affermato - sul momento moralmente difficilissimo che sta attraversando la nostra città, in cui anche altri imprenditori gelesi hanno subito intimidazioni. A tutti loro – ha affermato Greco – va la mia solidarietà, e nel corso della riunione del Comitato provinciale per la Sicurezza convocato dal Prefetto, ribadirò con forza la necessità di consentire di lavorare con serenità a quell'imprenditoria gelese, che, pur attanagliata da mille problemi, sta operando benissimo.
Rinnovo inoltre l'invito a tutti i Gelesi onesti a essere uniti: piuttosto che dividerci su tante trascurabili questioni, bisogna far quadrato per contrastare quest'ondata di violenza. 'Aiutati che Dio t'aiuta', si dice. E se lo Stato sta dimostrando di esserci, anche la città deve fare il proprio dovere. I cittadini devono collaborare con gli inquirenti fornendo elementi utili alle indagini. Dobbiamo ritrovare il coraggio e con esso l'orgoglio di essere gelesi. Così, tutti insieme, potremo costruire – ha concluso Greco – il nostro futuro attraverso un'economia pulita, che punti su cultura e turismo».