La tentazione è forte. Quale? Quella di pensare come i filosofi col rischio di cadere nella trappola delle chiacchiere.
E di riderci sopra come fece la servetta tracia che vide cadere il saggio Talete nella pozzanghera. Poverino!
In epoca a noi più vicina, il filosofo per antonomasia, Hegel, vide passare da Jena, dove insegnava, Napoleone Bonaparte a cavallo. Non un fantasma. Lo definì “Lo Spirito del mondo”. Altro che un sonnambulo”! K. Marx, quasi mezzo secolo dopo, individuò nel Proletariato il Soggetto che avrebbe eliminato la suddivisione della società in classi contrapposte e creato (non dal nulla!) la società ‘comunista’.
Bene o male i grandi Maestri hanno volto sempre i loro sguardi verso il futuro, anche quando si sono avvalsi dei ‘fantasmi’ del passato. Con le dovute riserve, anche Gesù Cristo si è abbondantemente riferito ai Profeti per andare ben oltre i Farisei e gli Scribi del suo tempo e del suo tempio.
Chi dobbiamo scomodare oggi per proiettarci verso ‘giardini delle delizie’ (Paradiso), di benessere e di libertà a favore dei cosiddetti ‘nativi digitali’, nati ‘qui e ora’, in uno spazio sempre più marcatamente cyberspazio, screen-casa-città, col rischio di lasciarli soli, di abbandonarli nel suolo-territorio sgradevole, apparentemente ‘giardino delle delizie’, dove mancano (nella metafora) colori, profumi, e abbondano immondizie inquinanti?
Lo Spirito del Mondo e il Genius Loci sono remoti o nascosti, ma fortemente attivi, globalmente. Occorre cercarli con il lanternino, scovarli e sottrargli il potere devastante, sradicante? Il filosofo di oggi mi suggerisce di scoprirli nei gestori delle piattaforme informatiche che catturano soprattutto i nativi digitali.
I quali imparano precocemente, senza mediazioni, velocissimamente a digitare sullo screen del loro smartphone. Questo diventa il loro habitat, la loro casa, la loro città con il conseguente sradicamento dal loro suolo (extra solum), quindi esiliati. Mentre, però continuano ad avere bisogno di sostegno, di cibo e di affetti che lo screen non può offrire.
La riflessione sull’esilio può generare la voglia di un nuovo radicamento. Ovviamente alludo alla città e alle delizie che può donare, “peer to peer”, ai cittadini, superando le barriere del digital divide.
Senza alcuna presunzione di imporre categorie mentali e comportamentali anche perché i nuovi arrivati non nascono ‘ignudi’: portano con il proprio sé competenze generate da sole. Quanto meno nelle apparenze. Quelle competenze che allontanano dalla Madre-Terra e dal Padre-Cielo. Quindi, abbandonati alla loro solitudine?
Uno sforzo che dovremmo fare -a cominciare dall’hic et nunc, da ora e da Gela, è quello di cercare la strada da percorrere insieme. Dovremmo raccogliere l’invito di un grande Maestro che diceva: “Cammina e canta!”. Già il camminare e il cantare fanno sperimentare una città nuova.