Dove stiamo andando e dove vogliamo andare?
Due sole domande, le cui risposte tracciano perfettamente il quadro della situazione che stiamo vivendo. Salgono i numeri delle persone positive in tanti Comuni della provincia (Gela, Niscemi e Caltanissetta sono un esempio eclatante) e il Covid (forse) fa sempre più paura. Lo scrivo tra parentesi, perché non so più cosa sia corretto: temere il virus o l'incoscienza di chi ci sta accanto? Sono sempre meno coloro che rispettano le regole, quelle pochissime regole per la tutela propria e altrui. Perché? Perché ci sentiamo intoccabili o perché non ci sentiamo più in dovere di rispettarle?
E venendo meno il senso civico, chi dovrebbe agire per garantirlo? Assisto a una generica indifferenza, questa è la percezione che si ha, assembramenti di giovani e meno giovani a ogni ora del giorno e della sera, come se il virus non li toccasse, eppure è proprio fra di loro che sta trovando spazio nella nostra città.
Indifferenza da parte delle istituzioni: soltanto proclami perfetti per titoli di giornale acchiappa-like, le amministrazioni che hanno il potere di decidere che scrivono cosa sia giusto o meno fare e lo fanno timidamente scaricando competenze una volta alla sanità pubblicauna volta alla Regione e l'altra allo Stato centrale ma chi scende realmente fra i ragazzi a tirar loro le orecchie,a far capire il giusto e sbagliato dei loro atteggiamenti?
Abbiano molto apprezzato il ruolo dei dirigenti scolastici e del personale della scuola di tanti genitori che si sforzano di spiegare la delicatezza del momento ma ciò non basta.
È arrivato l'esercito, come se fosse l'unica soluzione al problema. È duro ammetterlo, ma occorrono le maniere forti. La percezione che il problema si stia sottovalutando è sempre più concreta.
Dove stiamo andando e dove vogliamo andare? Due domande, alle quali risponderei in un modo soltanto. Stiamo andando nella direzione sbagliata, quella che metterà a rischio la salute dei cittadini più fragili, che potrebbero essere i nostri nonni, nostra madre, nostro padre, noi stessi. Quella che metterà in ginocchio l'economia, il lavoro già fortemente compromesso da una crisi che ci ha dimezzato o quasi. Stiamo andando nell'unica direzione che non dovremmo intraprendere, quella che ci fa ancora temporeggiare prima di prendere delle posizioni concrete e coraggiose. Basta attendere il buon senso, basta appelli da pagine Facebook.
Dove vogliamo andare? Dove stavamo ieri, nella sicurezza di un abbraccio, di una stretta di mano, di una normalità che tanto ci manca, ma che non dobbiamo sacrificare. Perché l'indifferenza di oggi farà la differenza domani, quando tutto non sarà più come prima e riprendersi la vita vera diventerà sempre più difficile. Speriamo non impossibile. Tutti abbiamo una coscienza cerchiamo di svegliarla con urgenza!!!
Ignazio Giudice, segretario generale provinciale Cgil