Accompagnare una persona “diversamente abile” in bagno, sorreggerla mentre è intenta a compiere brevi spostamenti o supportarla durante le fasi dell’attività didattica sono tutte azioni concrete che rientrano nella logica di un impegno umano e professionale che richiede preparazione e aggiornamento.
I servizi di assistenza-igienico – personale e di autonomia e comunicazione (Asacom), si introducono in una serie di mansioni atte a migliorare il percorso quotidiano di chi, purtroppo, è costretto a vivere situazioni di forte disagio a causa di particolari patologie, spesso invalidanti. Tali attività, svolte all’interno degli edifici scolastici di vario ordine e grado, sono state ritenute per anni un prezioso contributo atto a mantenere l’effettiva integrazione del soggetto con disabilità.
Negli ultimi mesi del 2019, si è discusso su più fronti la possibilità di effettuare drastici “tagli” di personale per sopraggiunte difficoltà degli enti regionali a sostenere i costi di questi servizi, che ha già presentato qualche interruzione nel corso del corrente anno scolastico.
Senza entrare nel merito di questioni burocratiche già ampiamente complesse ed evitando di polemizzare su contenuti già noti a tutti, occorre comunque ricordare che la sospensione di un programma di assistenza non è fonte di danno solo per gli operatori (che, in tal modo, perdono un’importante fonte di sostentamento), ma anche per le famiglie dei ragazzi assistiti, che vengono private di un diritto essenziale. Forse, per molti addetti ai lavori, l’assistenza è solo una questione di numeri, ma per chi lotta ogni giorno con fiducia per superare le barriere dell’indifferenza e dell’emarginazione, diventa soprattutto una questione di “cuore”. Già, il cuore.
Sembra assurdo, ma è così. Il mio cuore di operatore sociale. Il cuore dei miei colleghi di Gela, Niscemi e di altre zone limitrofe. Il nostro cuore, quello che ci ha permesso di portare avanti il lavoro nelle varie scuole con efficienza e determinazione.
Un cuore che per anni ha sopportato l’umiliazione di essere apostrofati con il termine “accudiente”, tra silenzi, soprusi, attacchi ma anche elogi, soddisfazioni e tanta buona volontà. Un cuore che vorremmo consegnare a tutti quei politici sensibili a tale tematica, perché tutto si risolva per il meglio. Perché tutto questo non finisca.
E allora, cosa aspettarsi? Meno chiacchiere e più certezze, per un 2020 che regali a tutti noi assistenti, a questi ragazzi “speciali” (veri “doni” di Dio) e alle loro famiglie la speranza di non finire nel dimenticatoio.