Leggo esterrefatto e al quanto allarmato, di deputati, euro-parlamentari, senatori e vice-ministri che sembrano essersi svegliati dal letargo in cui per anni si sono adagiati, e scoprire che la Regione non ha mai presentato gli atti consequenziali per l'avvio dei lavori di ripristino funzionale del porto rifugio, nonostante il Progetto di escavo e il consequenziale intervento sui bracci di protezione dal 2016 a oggi ha subito diverse mutazioni a seconda del funzionario regionale di turno interessato della questione.
Sarebbe bastato superare il livore politico e supportare le istanze di chi amministrando il Comune di Gela aveva sollevato la questione con atti ufficiali, sollecitando il ministero dell'ambiente a formalizzare gli impedimenti che non consentivano l'attuazione dell'accordo per il ripristino funzionale del porto rifugio, a valere sugli oneri di compensazione Eni, firmato nell'oramai lontano 2016.
La risposta della Direzione Generale per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali, era al quanto eloquente oltre che allarmante, e avrebbe dovuto fare saltare dalla sedia coloro che oggi ballano sul cadavere annunciato del porto rifugio.
Invece produsse una denuncia alla Procura della Repubblica,da parte dell'ente Comune, come se fosse una voce isolata dal coro di chi continuava a sostenere che da li a breve sarebbero partiti i lavori.
Riporto testualmente le conclusioni della nota a firma del Direttore generale del Mattm indirizzata alla Direzione generale del Dipartimento di Protezione civile regionale: «Nonostante il notevole lasso di tempo trascorso..." (leggasi 1 agosto 2017), "...tutta la indispensabile documentazione che doveva essere fornita a corredo dell'istanza di assoggettabilità alla procedura di VIA"... (legasi Valutazione impatto ambientale), "Non è mai pervenuta”, per cui ad oggi non e' stato e non e' possibile dare seguito all'istanza".
Giusto per onestà intellettuale e senza presunzione alcuna, sarebbe utile alla città, oltre a sentire esultare chi oggi ha scoperto l'acqua calda, di dirci come intende risolvere il problema».
Con l'unico intento di fornire un quadro di sintesi, utile a permettere un raffronto sereno sulla base di atti concreti, ho personalmente notificato a sua eccellenza il Prefetto di Caltanissetta, la nota protocollo n. 35181 del 26/03/2018, che allego alla presente, contenente le argomentazioni alla base delle problematiche (tutte politiche) del porto rifugio di Gela, avendole seguite nella funzione di assessore pro-tempore all'Ambiente e Sviluppo Economico del territorio con delega alle Grandi Opere, e con cui si intimavano, gli organi preposti, a procedere con tempestività per la realizzazione delle opere di ripristino funzionale del porto rifugio, a seguito di una ingiustificata inerzia burocratica e omissione di atti d'ufficio da parte della Regione Siciliana.
Altresì invito il sindaco a diffidare da chi sostiene che l'operazione di escavo temporaneo, decisa unilateralmente dall'ex. presidente della Regione, trovi copertura sugli oneri di Compensazioni Eni. Il Comune in qualità di proponente e cofirmatario dell'accordo di Compensazione, non ha mai dato il suo assenso, a tale operazione, per cui si consiglia di porre in atto tutte le verifiche del caso, per evitare uno scippo di risorse tutte gelesi su un'opera che al territorio non e' servita a nulla.
Dopo aver atteso invano, oltre 14 anni sentendo parlare del progetto della darsena commerciale, auspichiamo di non dover attenderne altrettanti per veder rimuovere un po' di sabbia e sistemare qualche scoglio.Ci auguriamo che primo o poi, in Regione, qualcuno decida con serietà di prendere in mano la situazione e risolverla.
Simone Siciliano - Segretario Politico di Sviluppo Democratico