Ci siamo! Si prepara l’ennesima riforma che si tramuterà per Gela e comprensorio nell’ennesima Beffa.
In III Commissione Ars in queste settimane si è discusso del nuovo piano di riforma dei Consorzi di Bonifica. Nel nuovo piano è previsto un solo consorzio con sede a Palermo e quattro comprensori, ovvero ambiti territoriali di operatività (l’acronimo, Ato, suona pericolosamente male visto i precedenti).
Fin qua nulla da obiettare, anzi, però al solito non è tutto qua, bisogna capire come sono formati i quattro comprensori. Secondo l’Assessore all’Agricoltura Edy Bandiera, saranno divisi per bacini idrografici, ovvero seguendo il naturale confine di bacino dei fiumi siciliani, dalla sorgente allo sbocco a mare. Secondo il Ddl 585 di iniziativa governativa, si agisce in modo politico e non naturale o fisico: “In particolare, il comma 2, specifica che l'intero territorio regionale è suddiviso in quattro comprensori, che sostituiscono gli undici comprensori di bonifica di cui al comma I e 2 dell'articolo 13 della legge regionale n. 5/2014, ed i cui confini coincidono con quelli provinciali come di seguito indicati:
– comprensorio n. l: Palermo Trapani;
– comprensorio n. 2: Agrigento Caltanissetta Gela;
– comprensorio n. 3: Caltagirone Catania Enna Messina;
– comprensorio n. 4: Siracusa Ragusa.”
Ebbene siamo alle solite, perché semmai il comprensorio dovrebbe formarlo Gela con i disciolti Consorzi di Bonifica di Enna e Caltagirone, visto che il bacino del fiume Gela ed affluenti insiste su quei comprensori, unitamente ai fiumi Dirillo e Gattano che insistono sugli stessi bacini. Oppure se si vuole limitare l’aumento dei Consorzi di Bonifica il naturale riferimento del Bacino di Gela è il Comprensorio n. 3 , di certo non con Caltanissetta ed Agrigento , che dal punto di vista idrografico non condividiamo neanche un rigagnolo.
Peraltro l’associazione con Caltanissetta è sempre e solo a svantaggio di Gela, vedasi servizi ospedalieri, Ato idrico, ecc.. Già nel 2009 abbiamo sostenuto che la perdita di autonomia ospedaliera e l’accorpamento con l’Asp Caltanissetta avrebbe fatto piangere ai gelesi lacrime di sangue. E lo stesso copione avviene con l’Ato idrico, pessimo servizio al costo più caro della Sicilia.
L’appello a modificare il Ddl lo inviamo ai parlamentari regionali gelesi, almeno di nascita, Nuccio Di Paola e Giuseppe Arancio, è compito loro vigilare sulle riforme regionali per garantire a Gela il giusto bacino, battendosi contro le scelte politiche a favore delle scelte naturali per l’area gelese. Alla luce anche del fatto che il popolo gelese, a differenza della stragrande maggioranza dei comuni siciliani, ha avuto modo di esprimere la propria opinione di appartenenza non solo naturale, ma anche politica, scegliendo con referendum confermativo nel 2015, di voler essere Sicilia orientale, con Catania.
Attendiamo che i rappresentanti del popolo gelese facciano rispettare le volontà dei gelesi ed i riferimenti naturali del territorio gelese, non quelle politiche dell’Ars che qualcuno mesi addietro ha avuto il coraggio di definire “Sovrano”. Purtroppo a molti politici è sfuggito di mente il concetto di sovranità: La sovranità-in Italia- appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (Costituzione Italiana, art. 1). Il popolo elegge i propri rappresentanti, non per formare parlamenti sovrani, ma per rappresentare la sovranità popolare.
Filippo Franzone (Coordinatore del Csag)