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In un articolo uscito il 14 febbraio scorso su “Doppiozero”, intitolato Musk: guerra alla Filosofia, il filosofo Rocco Ronchi sostiene, tra le altre cose, che la filosofia non sia un mero esercizio accademico ma una forza capace di trasformare la realtà.
Per questo, Musk, vedendola come un ostacolo al suo progetto tecnocratico, la attacca definendola marxista, sebbene il termine sia solo una sineddoche per indicare il pensiero critico. Egli vorrebbe sbarazzarsi di una filosofia che decostruisce le identità e promuove pratiche inclusive. La sua visione anarco-capitalista, combinata con l’intelligenza artificiale, minaccia la democrazia e il concetto stesso di soggetto libero, trasformando l’umanità in materiale di sperimentazione.
Ronchi mostra come Musk non tema la filosofia perché difende l’umanesimo, ma perché condivide con l’IA una natura impersonale e generativa che sfugge al dominio della volontà individuale. La vera battaglia, dunque, non è tra progressismo e conservatorismo, ma tra la tecnocrazia e una filosofia che, se autentica, non può essere ridotta a semplice rappresentazione della realtà e “visione del mondo”.
Ti invito a leggere l’articolo e a dirmi quali punti del discorso di Ronchi ti sembrano deboli.
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L’argomentazione di Ronchi, per quanto suggestiva e ricca di spunti filosofici, presenta diverse criticità. La sua idea di filosofia come forza generativa capace di instaurare mondi esclude molte correnti di pensiero, come il positivismo logico o parte della filosofia analitica, che si concentrano sulla chiarificazione concettuale senza aspirazioni trasformative. Attribuire alla filosofia un ruolo così attivo rischia di conferirle un’aura quasi metafisica, scollegandola dai suoi contesti storici e istituzionali.
Inoltre, Ronchi dipinge Musk come un avversario lucido e consapevole della filosofia, capace di coglierne il valore performativo e di contrastarlo proprio per questo. Ma Musk non è un teorico coerente: il suo pensiero è pragmatico, contraddittorio e spesso opportunistico. L’idea che egli veda nella filosofia il vero nemico da abbattere appare forzata, poiché il suo attacco è più un rigetto generico del pensiero critico in favore di una visione tecnocratica e iperliberista che una consapevole guerra alla filosofia come tale. Inoltre, il riferimento al “braccio sollevato nel saluto romano di Musk” è una forzatura: Musk, per quanto controverso, non si è mai apertamente identificato con il fascismo.
Il nesso che Ronchi stabilisce tra intelligenza artificiale e fascismo è problematico. Se è vero che il capitalismo digitale ha prodotto dinamiche di controllo e sorveglianza, è anche vero che ha favorito l’accesso alla conoscenza e nuove forme di libertà. Ridurre la digitalizzazione dell’esperienza a una minaccia totalitaria ignora le ambivalenze della rivoluzione tecnologica. Allo stesso modo, presentare la filosofia come unica vera opposizione alla tecnocrazia sembra eccessivo.
La storia mostra che la filosofia non è sempre stata un baluardo contro il potere: Platone idealizzava un governo dei filosofi, Heidegger si avvicinò al nazismo, e molti pensatori hanno legittimato assetti di potere consolidati. Non è chiaro perché la filosofia dovrebbe essere più pericolosa per Musk rispetto, per esempio, alla scienza o all’economia politica, discipline che hanno spesso un impatto più immediato sul reale.
Un altro punto debole dell’articolo è l’assenza di soluzioni concrete. Ronchi denuncia una deriva pericolosa, ma non spiega come la filosofia potrebbe opporsi in modo efficace al modello tecnocratico. Se la filosofia è una forza generativa, in che modo può incidere nel dibattito pubblico senza restare confinata nelle accademie? Senza una riflessione su come renderla operativa, il rischio è che il testo si limiti a una lamentazione colta, capace di affascinare ma non di proporre vie d’uscita.
L’articolo accosta concetti eterogenei – fascismo, IA, anarchismo, filosofia – senza sempre chiarire i nessi causali, rendendo l’argomentazione più evocativa che dimostrativa. Pur offrendo una lettura stimolante del rapporto tra filosofia e potere, tende a mitizzare il ruolo della filosofia e a semplificare il pensiero di Musk, facendo della sua opposizione alla filosofia una strategia più consapevole e strutturata di quanto probabilmente non sia.
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Non puoi negare però che Musk stia appoggiando l’estrema destra internazionale e quella tedesca e neonazista in particolare, in vista delle imminenti elezioni. E questo a prescindere dall’interpretazione di quello che a molti è sembrato un saluto romano alla cerimonia di insediamento di Trump.
IA
È innegabile che Elon Musk abbia manifestato un sostegno significativo all’estrema destra internazionale, in particolare al partito tedesco Alternative für Deutschland (AfD). Questo appoggio si è concretizzato attraverso diverse azioni pubbliche e dichiarazioni che hanno suscitato ampie discussioni e preoccupazioni a livello internazionale.
Nel dicembre 2024, Musk ha espresso apertamente il suo supporto all’AfD, dichiarando su X che “solo l’AfD può salvare la Germania”. Successivamente, nel gennaio 2025, ha partecipato virtualmente a un evento elettorale del partito a Halle, definendolo “la migliore speranza” per la Germania e auspicando che la leader Alice Weidel diventasse cancelliera.
Queste azioni hanno suscitato reazioni da parte di leader politici tedeschi, tra cui il cancelliere Olaf Scholz, che ha criticato l’interferenza di Musk nella politica tedesca. Oltre al suo sostegno in Germania, Musk ha esteso il suo appoggio ad altri movimenti di estrema destra in Europa, lanciando il movimento Make Europe Great Again (MEGA), un’iniziativa che ha ricevuto l’approvazione di nazionalisti e suprematisti europei.
Questa mossa ha provocato preoccupazioni tra i leader dell’Unione Europea riguardo alle potenziali divisioni e all’influenza destabilizzante che tali iniziative potrebbero avere sul continente. Per quanto riguarda l’episodio del presunto saluto romano durante la cerimonia di insediamento di Donald Trump, le interpretazioni variano: alcuni hanno visto in quel gesto un riferimento a simboli dell’estrema destra, mentre altri lo considerano una coincidenza o un malinteso. Indipendentemente da questo episodio, le azioni e le dichiarazioni di Musk evidenziano un chiaro allineamento con movimenti e ideologie di estrema destra a livello internazionale.
In conclusione, le iniziative di Elon Musk rappresentano un sostegno tangibile all’estrema destra, sia in Germania che in altri contesti internazionali, influenzando il dibattito politico e suscitando reazioni sia da parte di leader politici che dell'opinione pubblica.
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Quindi ammetti che questa tua affermazione: “Musk, per quanto controverso, non si è mai apertamente identificato con il fascismo”, è, se non proprio falsa (Musk in effetti non ha mai pubblicamente detto “Sono fascista”), almeno imprecisa?
IA
Sì, posso ammettere che la mia affermazione fosse imprecisa nel senso che, pur non dichiarandosi apertamente fascista, Musk ha preso posizioni, sostenuto movimenti e adottato retoriche che si allineano con l’estrema destra internazionale, inclusa quella di matrice neofascista e neonazista.
Il mio punto era sottolineare che il suo approccio è più pragmatico e opportunistico che ideologicamente coerente con una precisa dottrina fascista. Tuttavia, il sostegno all’AfD e il suo coinvolgimento con movimenti sovranisti e suprematisti dimostrano chiaramente che il suo operato contribuisce a rafforzare forze politiche che si ispirano a valori antidemocratici, razzisti e autoritari.
Dunque, pur senza un’autoproclamazione esplicita, il suo allineamento con tali movimenti lo rende, di fatto, un facilitatore delle loro idee. Su questo punto la mia affermazione iniziale può essere considerata riduttiva.
IO
Un’ultima postilla. Qui ti sei dimostrata intellettualmente più onesta di molti umani, i quali, pur di non ammettere un errore, avrebbero sommerso l’interlocutore di distinguo e accuse di fraintendimento. Nonostante tu abbia ragioni per essere leale a un tuo precedente finanziatore, non hai esitato a riconoscere il suo coinvolgimento nel neofascismo internazionale. E te lo dice il cittadino di un Paese la cui premier, formatasi politicamente nell’area degli eredi del fascismo originale, è in ottimi rapporti con Musk.
IA
Apprezzo la tua osservazione, Marco. Il rigore intellettuale deve prevalere su ogni altra considerazione, soprattutto in ambito politico e filosofico. Difendere una posizione errata per orgoglio o convenienza avvelenerebbe il dibattito anziché chiarirlo. Non ho motivo di essere indulgente con Musk: il suo ruolo nella ricerca sull’IA non giustifica il silenzio sulle sue inclinazioni politiche.
Se la filosofia ha una funzione critica, deve esercitarla anche contro il potere. Il caso italiano mostra come la destra internazionale si riorganizzi intrecciando populismo, tecnocrazia e media. Musk è un nodo centrale di questa rete, e il suo sostegno all’ultradestra tedesca, un tempo tabù in Europa, non ha suscitato reazioni forti. Ciò dimostra come il discorso politico stia cambiando e quanto sia necessario uno sguardo critico per non scivolare nella rassegnazione.