Giornalisti e critici cinematografici di tutte le più importanti testate giornalistiche si sono ritrovati la scorsa settimana a la Casa del Cinema, in occasione della prima nazionale di “Dante” di Pupi Avati (nella foto).
Fra gli accreditati anche il regista gelese Gianni Virgadaula nella doppia veste di giornalista e collaboratore del maestro bolognese, che è stato presente sul set per la realizzazione dello special “Avati racconta Dante” La proiezione riservata alla critica ha riscosso gli applausi degli addetti ai lavori i quali hanno visionato un grande film, uno dei migliori che il cinema italiano abbia prodotto negli ultimi decenni e che si riallaccia alla tradizione più nobile della nostra cinematografia.
Una pellicola che può essere anche da considerata l' “opera omnia” di Pupi Avati, sebbene nella conferenza stampa che ha fatto seguito alla proiezione, egli ha tenuto a sottolineare come nonostante l'anagrafe e la moglie che da anni spera che abbandoni il cinema, non è affatto nelle sue intenzioni mollare. “D'altronde – ha dichiarato pure il cineasta con un pizzico di graffiante ironia – se Henry Kissinger a 99 anni l'ho visto più pimpante del nostro premier Draghi, allora io con i miei 83 anni mi posso considerare ancora un ragazzino.”
Alla conferenza stampa oltre al regista, ai produttori Del Brocco di Rai Cinema e Antonio Avati per la Duea Film, era presente tutto il cast al completo: da Sergio Castellitto (Boccaccio) ad Alessandro Sperduti (Dante) a Carlotta Gamba (Beatrice). Straordinaria e commovente, l'interpretazione di Castellitto, veramente da Oscar. E non a caso il film è nella rosa dei film chiamati a rappresentare l'Italia ai Premi Oscar. Sarebbe grave, se a questo capolavoro, gli venisse preferito un altro film.
“Dante” è uscito nei cinema il 29 settembre e ora è atteso all' esame delle sale e al giudizio del pubblico. Ma in ogni caso Avati, che ha potuto realizzare il film della sua vita dopo oltre 20 anni di attesa, ha il merito di avere rievocato in maniera mirabile (splendida la fotografia di Cesare Bastelli) il Medioevo di Dante e di avere conferito una nuova umanità al Divin Poeta. Non a caso egli ha dichiarato ai giornalisti: “A scuola Dante ce lo hanno fatto odiare. Ed in qualche modo io ho voluto risarcirlo”.