Baldwin e le altre tragedie del set di Cinema si può anche morire

Baldwin e le altre tragedie del set di Cinema si può anche morire

Il 15 novembre del 1958, a seguito di un infarto,moriva a Madrid sul set del film Salomone e la regina di Saba il famoso divo di Hollywood Tyrone Power, ricordato in Italia anche per essere il padre di Romina Power.

L'attore aveva soltanto 44 anni. Molti dissero che il suo cuore aveva ceduto dopo un cruento e realistico duello combattuto sino allo spasimo per apparire più veritiero. Ma tutta la storia del cinema è costellata da morti tragiche.

L'ultimo dramma, quello consumatasi lo scorso 22 ottobre sul set del film western Rust girato in New Mexico, dove il popolare attore Alec Baldwin ha sparato e ucciso con una pistola di scena la direttrice della fotografia Halyna Hutchchins (nella foto) e ferito il regista, Joel Souza.

La colt usata da Baldwin doveva essere scarica o comunque caricata a salve, invece il proiettile (vero!) che ha raggiunto la Hutchins è risultato essere fatale. E questo incidente ne ricorda un altro altrettanto inspiegabile, che riguardò Brandon Lee, rimasto ucciso nel marzo del 1993 da un colpo di pistola all'addome sul set di The Crow (il Corvo). 

L'attore, figlio del celebre Bruce Lee, aveva soltanto 28 anni ed ancora oggi i suoi fan pensano che sia stato assassinato a seguito di un complotto. Ma anche gli italiani hanno avuto vittime sul set. Come non ricordare ad esempio il bravissimo Claudio Cassinelli, protagonista di molti film, che morì nell'estate del 1985 in Arizona durante una scena d'azione che lo vedeva a bordo di un elicottero.

Il film di fantascienza si chiamava Mani di Pietra e il regista era Sergio Martino. Ebbene, non si sa come, ma per un errore del pilota, l'elicottero che doveva passare sotto un ponte, finì invece per sfracellarsi su quella struttura e cadde nel canyon sottostante. Cassinelli, che era legato sentimentalmente ad Irene Bignardi, aveva 47 anni. Era un attore apprezzatissimo,  di grande talento, forse il migliore della sua generazione. 

Per la sua statuaria bellezza aveva pure interpretato la figura di Cristo nel film Il ladrone diretto da Pasquale Festa Campanile, che vedeva protagonista Enrico Montesano forse nel momento migliore della sua carriera.  Ma cosa ci dicono queste tragiche morti?

Che il cinema pur essendo un “bellissimo gioco”, spesso diventa parallelo alla vita e la interpreta sino a rendere in alcuni casi labile il confine fra finzione e realtà. Il set è uno dei mestieri più duri e pericolosi in assoluto. Personalmente, nel 1985, che poi è lo stesso anno in cui morì Cassinelli, sul set di Ginger e Fred di Federico Fellini assistetti ad un incidente che poteva trasformarsi in tragedia.

Un macchinista infatti si vide arrivare sul capo un pesantissimo “bruto” (una lampada di illuminazione) staccatasi dal soffitto del Teatro 5 di Cinecittà. La prontezza di riflessi e una buona dose di fortuna consentirono all'uomo di trarsi indietro quei millimetri necessari ad evitare che il bruto gli fracassasse il cranio. Ma comunque gli tagliò la faccia sfregiandolo, e il sangue spruzzò a catinelle sul pavimento. Sembrava una scena da film horror, eppure era la realtà. 

E cosa dire degli stuntman? Il loro è il mestiere più pericoloso del mondo. Sul set, durante le scene di azione, rischiano quotidianamente la vita, ma sono lì e compiono acrobazie e meraviglie, facendo la controfigura di attori famosi. Ma, ad onor del vero, non mancano divi che amano l'avventura e il brivido e spesso hanno giocato con la morte. Fra questi potremmo ricordare Bruce Willis. Tom Cruise, Sylvester Stallone, o ancora due attori popolarissimi scomparsi come il francese Jean Paul Belmondo e il nostro Giuliano Gemma.

C'è poi chi ha deliberatamente rischiato di morire per arrivare alla gloria. E' rimasto così negli annali del cinema l'aneddoto di Gloria Swanson, che appena diciassettenne, agli esordi della carriera (erano gli Anni '20 e il cinema ancora non parlava) pregò il grande David Work Griffith di affidarle un ruolo importante in un film dove la protagonista doveva gettarsi in mare da un alto dirupo.

Nessuno aveva voluto provarci, ma la Swanson si gettò dalla rupe e scomparve nelle turbinose acque. Griffith era disperato, ma la giovanissima attrice ricomparve dal fondo e riportata in riva, già mezza annegata. Solo allora, candidamente, la Swanson confessò di non sapere nuotare, ma che si era gettata dal dirupo, consapevole che sarebbe morta o oppure divenuta famosa.

Il coraggio e l'incoscienza la premiarono, e Gloria Swanson è oggi ricordata come una delle più grandi dive che il Cinema abbia mai avuto. Il suo film più famoso Vial del tramonto, girato nel 1950 da Billy Wilder accanto a William Holden ed Erich von Stroheim.