Si amplia ancora di più l’offerta del polo scolastico gelese, grazie all’Istituto di istruzione superiore “Eschilo”.
Nasce, infatti, il Liceo Scientifico ad indirizzo sportivo, che così affianca, a partire dall’anno in corso, il Liceo Classico e il Liceo delle Scienze umane. E’ un altro tassello, che si aggiunge al ventaglio di offerte che il polo scolastico di Gela già proponeva con le sue 89 scuole in grado di corrispondere alla domanda di studio di un vasto territorio (nell’ambito di 40 km). La presenza a Gela del sottosegretario all’Istruzione, sen. Barbara Floridia, e dell’assessore regionale all’Istruzione e Formazione, on. Roberto Lagalla, alla cerimonia di venerdì di apertura del nuovo indirizzo sugella la rilevanza dell’evento in Sicilia.
Accanto alle luci ci sono le ombre, però. E riguardano l’assenza delle facoltà universitario che a Gela erano state istituite come sezioni staccate dell’ateneo catanese. Pur avendo ricevuto un’ottima accoglienza nel territorio, le sezioni gelesi sono state chiuse per mancanza di risorse e, soprattutto, di intelligenza politica. Il vuoto è stato colmato dalle università telematiche. Il vuoto, dunque, permane, anzi rende ancora più grave l’insipienza delle istituzioni locali e regionali, che hanno avuto nel recente passato, e continuano ad averla ancora oggi, in qualche misura, perfino rappresentanti gelesi delle massime istituzioni.
La didattica a distanza, proposta dalle università on line, è ben poca cosa rispetto alla struttura universitaria, di cui Gela ha usufruito. Non solo per i vantaggi che la presenza dei docenti e degli studenti regala – vantaggi di varia natura – ma per la qualità del servizio reso e delle competenze apprese nel corso degli studi.
Gela ha fatto tanti passi avanti, ma ne ha fatto anche alcuni indietro. Si deve agli uomini della scuola, motivati, se i passi indietro non hanno oscurato la straordinaria offerta del polo scolastico gelese. Si deve alla miopia degli uomini politici che rappresentano il territorio, se gli studi universitari a Gela sono stati una meteora passeggera.
Il bacino di utenza di cui Gela dispone, è così ampio da permettere una previsione ottimistica sulla fruizione, a patto che gli studi universitari si adeguino alle scelte della popolazione scolastica gelese. Quanto alla necessità di ampliamento del polo scolastico, sono utili alcune osservazioni di carattere generale, ma utili per spiegare il bisogno di uno “sguardo” finalmente diverso delle istituzioni e della politica verso la realtà scolastica gelese.
Si è accorciata la vita delle macchine, le tecnologie “rubano” il tempo alle attività umane, soprattutto l’istruzione e le attività formative. L’obsolescenza non colpisce solo l’hardware e il software, ma anche l’educazione scolastica. Si stanno ridefinendo le nuove professioni ed i nuovi mestieri, è entrata nella cultura del nostro tempo una flessibilità che induce ad adeguarsi alla nuova domanda di studi superiori e di formazione post-laurea. In più il confine fra l’attività formativa e quella lavorativo non si può cogliere con chiarezza, non è più un percorso lineare. Il prima ed il dopo non sono i tempi dell’oggi. I piani del lavoro e dell’istruzione-formazione si sovrappongono sempre più. La formazione, per esempio, non ha alcun limite temporale. Ci si adegua ai bisogni del mercato del lavoro, è una questione di sopravvivenza.
L’istruzione non si conclude con gli studi universitari, ma trova negli atenei un momento di sintesi delle conoscenze e delle competenze acquisite durante l’iter scolastico (primarie, secondare di primo e secondo grado). La domanda di nuovi tecnici dovrà essere soddisfatta attraverso la formazione superiore degli Istituti tecnici superiori (in acronimo ITS, un tipo di scuola italiana di alta specializzazione tecnologica) e degli istituti tecnici. Da qui discende la tendenza, avvertita in alcune aree del paese – quelle più avanzate – di incrementare l’offerta formativa, avvicinandola ai bisogni del mercato ed al mondo delle imprese, adattandola ad una formazione umanistico-scientifica, al fine di abbattere la distanza fra il lavoro e l’istruzione.
Era il 2011 quando a Gela si concluse, dopo dodici anni (primo anno accademico 1999-2000), il primo esperimento di decentramento universitario, con tre corsi di laurea della facoltà di Economia e (dal 2003) un corso di laurea in Scienze della comunicazione della facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo catanese.
Una realtà, derivata da una convenzione dell'allora provincia di Caltanissetta con l’Università di Catania, che aveva dato la possibilità a centinaia di studenti gelesi e dei comuni vicini di conseguire la laurea di primo livello, usufruendo di un sostegno didattico a due passi da casa propria. Merito della felice intuizione dell’allora presidente della Provincia Filippo Collura, gelese e uomo di scuola.
La fine arrivò più per motivi politici che economici. Ad un certo punto Collura, che voleva ampliare l’offerta formativa universitaria in città, chiese la collaborazione del Comune, ma da qui – sindaco Rosario Crocetta – arrivarono solo promesse e l’esperienza si chiuse lì, con grave danno per la comunità studentesca di Gela e del circondario.
Oggi la nostra città sembra avere una seconda possibilità, di ridiventare cioè, anche un polo didattico universitario. Un'opportunità che deriva dalla disponibilità del gruppo Eni, che ha firmato una convenzione con l’Università Kore di Enna, con il Comune di Gela e Confindustria Sicilia, per un corso di laurea in Ingegneria ambientale.
I lavori per la realizzazione di Macchitella Lab – struttura ricettiva destinata ad ospitare corsi e lezioni – vanno però a rilento. A lanciare l’allarme è stato in questi giorni il prof. Nuccio Mulè, nella nota che riportiamo in questa stessa pagina, nella quale denuncia tra l’altro che «l’edificio che dovrà accogliere la suddetta struttura universitaria, nonostante che appaia sostanzialmente completo, non ha ancora l'area esterna pronta che peraltro è in uno stato di totale abbandono, malgrado le rassicurazioni dell’amministrazione comunale».