Dopo 11 settimane di lavorazione, con molte fatiche e lacrime, è stato battuto l'ultimo ciak di “Dante” l'impresa cinematografica più ambiziosa di questi ultimi anni. E al timone di questa straordinaria avventura non poteva che esserci Pupi Avati (nella foto a sinistra con Gianni Virgadaula),il cineasta più “visionario e ascetico” del cinema italiano.
Protagonisti principali del film Sergio Castellitto nel ruolo di Giovanni Boccaccio, e poi Alessandro Sperduti nel ruolo di Dante adulto, ed ancora Enrico Lo Verso, Gianni Cavina, Milena Vuktocic.
Direttore della fotografia, il mago della luce Cesare Bastelli. Accanto a Pupi, una figura fondamentale è stata la figlia Mariantonia, che si è rivelata man mano che la lavorazione andava avanti una colonna portante del progetto. Sul set di questa titanica impresa anche Gianni Virgadaula, un gelese (milanese di nascita), cresciuto a “pane e cinema”, che viene dalla scuola neorealista di Cesare Zavattini, che nel suo percorso professionale ha incrociato gente come Federico Fellini e Nanni Loy, e che oggi vanta 21 anni di amicizia e collaborazione artistica con Avati.
«Il mio impegno – dice il regista siciliano – sul set di “Dante” è caduto in un momento di delicate vicende personali, ma la fiducia e la disponibilità di Pupi nei miei riguardi è sempre stata totale, affettuosa, a tratti commovente. Sul set, per il mio speciale di cui inizierò presto il montaggio, ho sempre goduto di una certa autonomia. Ad esempio, in Umbria, il quartier generale della troupe era a Perugia, ma io ho preferito alloggiare ad Assisi presso le suore francescane».
«Le difficoltà organizzative e le fatiche immense di questo progetto, mi sono sempre state testimoniate da Roberto Farina, l'aiuto regista, che più di tutti ha vissuto anche la lunga fase preparatoria del film. Ma ciò che più mi ha colpito è stata la forza, la determinazione, la lucidità di Pupi nel dirigere a volte in condizioni estremamente difficili una troupe importante, numerosa. E stiamo parlando di un uomo di 82 anni, che però ha affrontato questa sfida con l'entusiasmo di un ragazzino.
D'altronde, nello scrivere questo racconto per immagini ispirato dal trattaterello In Laude di Dante di Giovanni Boccaccio, Pupi ha riversato gli studi e le ricerche di 20 anni, e questo ha prodotto una sceneggiatura bellissima, che è già di suo preziosa, un pezzo di letteratura. Ma di questo non c'è da meravigliarsi dato che Avati è anche un grande scrittore. Girare questo film per chi ha avuto il privilegio di esserci non è stato solo un tuffo nel mondo dell'Alighieri, ma anche vivere e respirare il Medioevo fra borghi, monasteri, cattedrali e castelli; un tempo lontano che fra papi e re, fanti e cavalieri, maghi e streghe, ci ha fatto sempre sognare».
“Dante” è stato prodotto da Rai Cinema e la Duea Film. Importante in tal senso anche il coraggio e la determinazione di Antonio Avati in questo enorme sforzo produttivo. Adesso non resta che vedere il film, e già tutti ne attendiamo l'uscita nelle sale.